Stasera sono su Sfide (Raitre, 21.15) con Rossi e Cabrini

Non è molto carino giurare sulla testa dei propri cari come ha fatto spesso e volentieri il Pregiudicato d’Arcore. Ma non è neanche bello raccontare bugie al proprio figlio come ha fatto Caressa nel libro “Gli angeli non vanno mai in fuorigioco” (2012, Mondadori, 17 euro). Sarà infatti anche Fabio Caressa considerato il numero uno dei telecronisti di Sky, come è stato Silvio Berlusconi il più votato per quasi un ventennio in Italia, ma regola aurea del buon giornalista è quella di non fidarsi mai del “sentito dire” e di verificare in primis le fonti. Altrimenti poi finisci col scrivere cazzate e fare solo una figura molto ma molto barbina. Anche e soprattutto nei confronti del figlio maggiore al quale hai raccontato le favole e dedicato il libro. Andiamo allora a rileggere insieme alcune righe, non di più, di pagina 111 in cui si parla dei Mondiali del 1982 poi vinti dall’Italia di Rossi e Cabrini. Quando Caressa aveva sì e no quindici anni e si metteva ancora le dita nel naso. “La squadra faceva schifo (mica vero), era umiliante vederla giocare un calcio così antico e senza idee. I toni si erano alzati. Finchè non successe il patatrac. I due inviati del “Giorno”, Claudio Pea (sì, proprio io) e Paolo Ziliani (un fraterno amico), due giovani giornalisti in procinto di diventare firme illustri (questo è vero), se ne uscirono con una battuta infelice. Dissero che in quell’Italia disastrosa (…) Paolo Rossi e Antonio Cabrini vivevano in camera insieme come marito e moglie. Il marito era Rossi. Apriti cielo”. Punto primo: peccato che Paolo Ziliani fosse arrivato al Giorno solo da qualche mese e che al Mundial di Spagna clamorosamente non sia nemmeno mai andato: era difatti rimasto a Milano per il calciomercato, mentre io dividevo la stanza d’albergo a Vigo con Beppe Maseri. Io insomma c’ero. Lui no. E gli altri inviati del Giorno erano Gian Maria Gazzaniga, Giulio Signori, Gino Franchetti, Giorgio Raineri e Marco Martegani. Per il resto non vi posso anticipare niente di più perché non sarebbe oltre tutto corretto farlo nei riguardi di una garbatissima e molto simpatica puntata di Sfide in onda stasera alle 21.15 su Raitrè. Nella quale si parlerà anche del mio famoso articolo, non più alto di una biro, su Rossi e Cabrini che ha scatenato poi il silenzio-stampa degli azzurri di Enzo Bearzot e le ire assurde del Barone Causio. Pablito e il bell’Antonio non fecero invece una piega, mentre Marco Tardelli mi mandava ridendo languidi baci dal davanzale del ritiro galiziano. Insomma, come si dice in questi casi, una puntata speciale e mondiale di Sfide da non perdere. Dopo di che domani, a bocce ferme e con la verità dei fatti in mano, se ne potrà anche riparlare e magari, come ha già fatto l’amico Paolo Ziliani, ridiscuterne con Fabio Caressa in tribunale.