Si ricomincia con ventitré ultras della Lazio fermati

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Se vi raccontassi che sabato pomeriggio ho visto l’amichevole d’Auronzo tra la Lazio e il Vicenza, vi direi una bugia. E avrò mille difetti, ma non ho il naso più lungo di quello di Pinocchio Renzi. Diciamo allora che dalla collina, che scende sul campo tra le case e il bosco, vedevo molto meglio il grande lago (con le barche) dei ventidue sudatissimi giovanotti che, vestiti di bianco (e celeste) o di bianco-rosso (a strisce), correvano dietro ad un pallone. Trentadue gradi all’ombra, più di duemila persone intorno al rettangolo verde, dieci euro il prezzo del biglietto d’ingresso e nessuna tribuna in tubi Innocenti: costava troppo, anche in affitto, ha confessato il sindaco. Fatto sta che con tutte quelle teste davanti, e i loro berretti per ripararsi dal solleone a picco sulle crape, riuscivo sì e no a mangiarmi con gli occhi una fetta di prato, la porta difesa nel primo tempo da Marchetti e nella ripresa da Marcone, e una romana con due pere che parevano meloni. Vere o finte? E chi se ne importa? Erano uno spettacolo. Alzandomi però in punta di piedi ho intravisto per miracolo il gol grazie al quale il Vicenza, da tre giorni in ritiro a San Vito di Cadore, ha avuto ragione della squadra di Stefano Pioli. Fuga di Pinato sulla sinistra, timido cross in area, pasticcio di Gentiletti e di un altro laziale appena entrato, rasoterra di Vita che imbuca come nell’angolo di un biliardo: 1-0 al 67esimo e tutti a casa. O almeno io ci sono scappato. Per evitare il traffico di fine amichevole. Durante la quale le due tifoserie non si sono azzuffate. Anche perché separate da un fitto cordone di poliziotti con gli scudi e i manganelli. Mi dicono ci fosse anche Claudio Lotito con un panzone più grande del mio e di un’anguria. Il presidente ha una bella villa a Cortina. Che dista dal lago di Auronzo non più di trenta chilometri. Quindi non è escluso che Lotito sia pure lui volato nella conca ampezzana. Dove la notte si dorme che è un piacere e resta uno dei posti più incantevoli della terra. Anche se a luglio ci sono i saldi e non è colpa di nessuno se anche qui è arrivata la crisi. Ma guai se lo scrivi? Ti insultano come è successo a me su Facebook. Santa pazienza. La vita continua. Ieri la Lazio ha perso di nuovo: 1-3 a Bruxelles con l’Anderlecht. Solo che stavolta non sono mancate le botte da orbi e ventitré ultras biancocelesti sono stati fermati. Si ricomincia bene. In una domenica d’estate straordinariamente senza Gran Premi e due medaglie d’oro che arrivano dalla Russia con amore. Ai Mondiali di Mosca dal fioretto azzurro che dovrebbe essere l’orgoglio di tutti gli italiani. Oggi è lunedì di golf e allora vi avverto: lasciatemi in pace, altrimenti v’infilzo come fanno l’Errigo, la Di Francisca, la Batini o l’intramontabile Valentina Vezzali. O, se preferite, con le lame di Baldini, Garozzo, Avola e Cassarà. Oggi è l’ultimo giorno di St. Andrews e l’ultimo giro dell’Open Championship. Ripartendo dai tre leaders a -12: Jason Day, Louis Oosthuizen e Paul Dume, il meraviglioso irlandese di Dublino che è ancora un amateur. Cioè un dilettante. Ma a un solo colpo c’è il nuovo fenomeno del golf dopo Tiger: Jordan Spieth, il texano di Dallas che tra una settimana compirà 22 anni e che nel 2015 ha già vinto il Masters di Augusta e l’Us Open. Non c’è due senza tre? Lo sapremo vivendo. Appassionatamente dalle 14.30 alle 20 su Sky.