Non toccatemi Stenson col suo legno 2: è il mio n.1 al mondo

La prima buona regola del putt: passa la buca, non rimanere mai corto. Detto fatto: la pallina si ferma ad un centimetro dalla diciotto nel quarto giro del Bmw International dell’European Tour. Fosse entrata, Henrik Stenson avrebbe vinto domenica anche l’Open di Colonia e invece ha rimesso in corsa Gregory Havret, Rafael Cabrera Bello e Fabrizio Zanotti con i quali ha giocato altre cinque buche dei playoff. Ma chi ha il coraggio di dirlo al campione svedese che così non si fa sul green? Io no di certo. Anche perché sono l’ultimo dei dilettanti allo sbaraglio che può storcere il naso per quel putt un cicinin corto che oltre tutto gli è costato la bella cifra di 111 mila euro. In più vado matto per il golf di Henrik Stenson che considero il migliore giocatore al mondo da due stagioni (e mezzo) a questa parte. Da quando cioè, nel gennaio del 2012, era precipitato al 222esimo posto del world ranking, era in crisi nera e non giocava i Majors, ma la gara del suo circolo. A Lake Nona. Perdendo pure questa. Di un colpo. Mentre oggi è il numero uno in Europa e il numero due della terra. Dietro solo all’australiano Adam Scott, ma davanti ai fenomeni a stelle e strisce Bubba Watson (n.3), Matt Kuchar (4) e Tiger Woods (5). Non so se mi spiego. Ora il gigante di Goeteborg che vive a Orlando, due figli ovviamente biondissimi, Lisa e Karl, una vita e una carriera fatti di molti alti e bassi, derubato di svariati milioni di dollari cinque anni fa dal magnate texano Allen Stanford, ieri quasi in bolletta, oggi di nuovo ricchissimo, è diventato un mostro di regolarità. Tanto che nel 2013 ha vinto sia il prestigioso circuito della FedEx Cup che il Race to Dubai. E pure nell’ultimo fine settimana in Germania è stato pazzesco nel suo score da orologio svizzero: 68 68 66 67 colpi per un totale di meno 19. Con una favolosa uscita dal bunker della penultima buca dove era rotolato con il legno 2. Che preferisce al driver e che si porterebbe anche a letto. Sfiorando l’eagle dalla sabbia e mettendola in bandiera. Per la verità sempre alla 17 dei playoff, dopo che il francese Havret e lo spagnolo Cabrera Bello si erano fatti già da parte, Stenson è stato tradito proprio dal suo miracoloso legno che spara lontano anche 250 metri quando ha il vento in poppa. Che però per una volta l’ha tradito finendo con la pallina nell’acqua del laghetto. Ha così vinto alla quinta buca di spareggio Fabrizio Zanotti che è un 31enne paraguaiano di Asuncion che però in qualche angolo d’Italia avrà senz’altro qualche parente molto stretto. Mentre veniva giù la pioggia a secchi e di lì a poco sarebbe stata tempesta. Sturm und Drang, come dicono i tedeschi. Tuoni e fulmini: forse è meglio chiudersi in casa da notte, deve aver pensato il gigante che viene dal circolo artico, o quasi, eppure detesta il freddo e per questo da dieci anni abita in Paesi molto più caldi. Prima in Dubai, ora in Florida. Con la sua bella Emma. Insomma uno strano svedese che mi piace da matti. Che potrebbe insegnare al nostro Matteo Manassero come si esce dal tunnel. “Invece di trovare i fairway, mi perdevo nei boschi oltre i fuori limite. A volte si sparisce per un po’ e poi si ritorna: questo è il golf a certi livelli. Succede prima o poi a tutti. E’ accaduto anche a Tiger. Specie quando vuoi allungare il drive e tiri storto. Ma non devi abbatterti troppo. E devi avere fiducia in te stesso, nel tuo allenatore e in quello che stai facendo. Lavorando sodo e ricrescendo un poco alla volta sia psicologicamente che fisicamente”. Anche per sbaglio restando corto su un putt abbastanza semplice.