Miseria e tristezza: al via la prima serie A senza Mamma Rai

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Dove eravamo rimasti? Alla finale del Memorial Luca Silvestrin del Lido di Jesolo vinto sabato scorso dalla Reyer su Napoli per 71-70 grazie ad una stoppata all’ultimo secondo di Mitchell Watt, mvp del torneo organizzato con tanta passione da Massimo Piubello, sul povero americano della Louisiana, l’ala piccola Elijah Stewart che con Jacorey Williams era stato il migliore della partita (18 punti a testa). Per la verità se solo Williams avesse infilato un paio di canestri in più dei sei su otto che ha sbagliato dalla lunetta e se magari sparasse i tiri liberi con due mani e non con una sola, per giunta la mancina, la squadra di Fred Buscaglione e Cesare Pancotto avrebbe meritatamente infranto l’imbattibilità precampionato degli orogranata di Walter De Raffaele. Che si sarebbe pure meritato d’allenare l’Italia agli Europei. Dove avrebbe senz’altro fatto meglio dell’ottavo posto conquistato da Gianmarco P(r)ozzecco, ma purtroppo è una persona troppo di buon senso e con la testa sul collo per piacere a Giannino Petrucci. Anche se ad essere sincero il Poz mi fa ormai più piangere che ridere e non è in fondo il clown che cercava il presidente federale per dare spettacolo e fare audience. Visti soprattutto i magri ascolti degli azzurri su Sky e gli sberloni beccati dalla pallavolo sulle reti ammiraglia della Rai.

Ora va bene tutto, ma non sono ancora così rincoglionito al punto da dimenticarmi dove ci eravamo lasciati una settimana fa col mio blog come vorrebbero che pensaste di me gli avidi calunniatori della Banda Osiris riuniti, a spese dell’intortato padrone del Derthona Basket, il ricchissimo Beniamino Gavio, nella loro annuale convention autocelebrativa. Che è stata un altro clamoroso fiasco di quegli sciacalli sempre finanziati anche dalla squattrinata Lega di Umberto Gandini. Per far poi cosa? Dopo ben tre anni d’ostinate ricerche e scrupolose indagini non l’ho ancora ben capito. Quindi penso proprio che ci rinuncerò. Un flop, dicevo, nonostante all’evanescente evento sulla sponda destra dello Scrivia siano intervenuti ospiti eccellenti come il braccio destro di Dejan Bodiroga, da pochi giorni presidente dell’EuroLega post Jordi Bertomeu, lo yankee Marshall Glickman. Il quale è stato fatto sbarcare con un aereo privato a Tortona, in provincia d’Alessandria, così rispolveriamo insieme pure un po’ di geografia, e si è trovato di fronte una platea di quarantaquattro gatti, o anche meno, in fila per due col resto di due. Il nuovo ceo, che in dialetto trevigiano si dice confidenzialmente del ragazzino di paese, mentre “cea” è la sua disinvolta morosa, ha promesso mari e monti: “Andrò a parlare con tutte le società dell’EuroLega e dell’EuroCup per crescere qualitativamente insieme. Sarò a Kaunas (Zalgiris) e in Grecia (Olympiacos e Panathinaikos)”. Dunque farà un salto anche a Venezia e, se vuole, lo invito a mangiare il pesciolino al Leone di San Marco per spiegargli come l’Armani del prepotente Ettore Messi(n)a butti i soldi dalla finestra e pensi solo per sè, quindi non è d’aiuto alla causa. Anche se penso che il mio caro amico Dejan questo lo abbia già capito. “M’incontrerò pure con i rappresentanti della Fiba, parleremo e cercheremo un accordo per il bene soprattutto dei giocatori che non sanno più a chi dar retta”. Al loro club d’appartenenza o alla loro nazionale? Bravo, anzi bravissimo, ma avrebbe fatto molto meglio a non perdere del tempo prezioso con A Better Basketball che da tre anni ormai promette a parole di ricostruire la nostra pallacanestro e ogni anno con i fatti si smentisce mandandola in vacca e in rotoli sempre di più. O mi sbaglio?

Scusate la presunzione, ma non credo proprio. Dal momento che la serie A tra meno di un’ora comincia al Palaverde con la Treviso di Marcelo Nicola, che subito affronta, per uno strano scherzo del destino, la squadra del suo ex allenatore, cioè la Reggio Emilia di Max Chef Menetti, e per la prima volta nella storia del nostro basket, che è stato grande, non dimentichiamocelo mai, soprattutto nel secolo passato anche senza Ciccioblack Tranquillo e Iena ridens Bassani tra le palle, nessuna partita del massimo campionato sarà trasmessa nei prossimi tre anni dalla tivù di viale Mazzini che ha il magnifico cavallo bronzeo (vedi foto) di Francesco Messina nel suo giardino romano che si dispera. La Rai non ha infatti neanche partecipato al bando di concorso e quindi non ha offerto nemmeno un centesimo per acquisire i diritti televisivi come avevo paventato sei mesi fa e nessuno mi ha dato retta. Tranne per la verità Luca Baraldi, l’amministratore delegato della Virtus, che aveva aperto una difficile trattativa con l’insopportabile Alessandra De Stefano, il direttore di Raisport che detesta la palla nel cestino e va matta invece per il triciclo e il monopattino, ma è stato subito rampognato dai presidenti di Sassari e Tortona, Pallino Sardara e Marco Picchi. Al quale dovrò presto trovare un soprannome appropriato. Picchiatello? E perchè no? Picchiatello Picchi non mi suona poi male.

Di chi sia la colpa di questo disastro multimediale atomico sarebbe un discorso troppo lungo da affrontare adesso: lo farò un’altra volta, non dubitatene. Facendo nomi e cognomi. In libertà. Dico soltanto che la meno responsabile tra gli incapaci del lotto è stata, checché se ne pensi in giro,  la Lega di Umberto Gandini che ha programmato la triste stagione del nostro basket in tivù addirittura meglio di prima ricavando per le società utili comunque superiori al cinquanta per cento rispetto ai precedenti accordi. Dovremmo soltanto prendercela con tutte le forze politiche, questo sì, nessuna esclusa, Coni compreso, che non hanno avviato una sola mezza trattativa con i vertici della Rai pur facendo credere al popolino ignorante che hanno nel cuore la pallacanestro, “il migliore e il più intelligente di tutti gli sport”, come ho sentito ripetere sino alla noia lunedì a Bologna nella misera presentazione del campionato, quando invece hanno lasciato che il nostro basket si sfracellasse contro le rocce giorno dopo giorno nulla facendo per evitarlo.

Ora semmai preferisco al volo spiegarvi la ragione per la quale, senza pretendere la vostra pietas, sia chiaro, ma almeno un po’ di comprensione, ho di nuovo interrotto per una settimana i rapporti con i miei aficionados sul blog. Da un po’ di tempo il mieloma multiplo che ho cronico e quindi, come dice l’aggettivo stesso, non mi dà tregua, mi ha presentato l’ennesimo conto salato. In modo tale da non farmi mancare proprio niente. Con le prime luci del tramonto mi scendono infatti le cataratte dagli occhi insieme alla sera. Così, come il picchio con gli occhiali di Gianni Morandi, alla domanda “ci vedi, papà?”, non posso rispondere “sì” ma purtroppo “no”. Da qua a là. Dalla poltrona al sofà. Dal letto alla tivù. Dalla panchina al parquet. Nè posso più guidare di notte, nè stare più di mezz’ora attaccato al computer senza uscirne accecato. Santa pazienza. Almeno sino a quando non troverò un bravo oculista che mi opererà. E presto lo troverò. Se ne convinca la Banda Osiris. Alla quale non darò mai tregua e partita vinta. Assolutamente mai. Ne stia certa. Nonostante gli hacker vietnamiti che quest’estate mi ha inviato per chiudermi definitivamente la bocca, ma, come vedete, non c’è riuscita.