Il mio gazzettino: Corona va graziato? E il povero Hackett?

Due agosto: il sole che va e viene, Tofane tra le nuvole, Aristofane c’è, ressa alle edicole. Perché? Perché nessuno vuol perdersi l’intervista sul Corrierone di Elvira Serra a Geppi Cucciari nella quale l’attrice sarda, laureata in legge, la mia preferita dopo Ambra Angiolini, si confessa a cuore aperto: “Amo i bucatini quando sono a Roma, la cotoletta alla milanese a Milano e il pesce in riva al mare”. E quando va al Polo Nord? Spero non i ghiaccioli al gusto di balena. In verità mi sono limitato a leggere il sommario che è il trionfo della banalità di una donna che banale di certo non è. Anzi. E allora la colpa di chi è? La colpa in questi casi il giornalista la dà di solito a chi ha titolato il pezzo e comunque tiremm innanz. Il trucco ve l’ho insegnato, adesso decidete voi se leggere l’articolo o no. Oggi non si parla d’altro che di Marco Pantani. Anche se sulla Stampa clamorosamente no. Ne parla in prima pagina, su Repubblica, Gianni Mura che è il più bravo di tutti noi, cioè dei vecchi cronisti di sport. “Me l’hanno ammazzato. Questo fu il grido della madre di Pantani quando seppe della sua morte. Ed è soprattutto grazie alla sua ostinata ricerca di una verità diversa dalla morte per overdose che la Procura di Rimini ha deciso di riaprire il caso. Sono passati più di dieci anni da quella notte di San Valentino in un residence di Rimini…”. So che Gianni odia i tre puntini, ma stavolta per suggerire ai miei aficionados d’andare avanti a leggerlo altro strumento non ho sotto mano. Con lui e col Pirata ho seguito due Tour de France: quello del 1996 che vinse Riis e quello dell’estate prima in cui Pantani per la prima volta trionfò all’Alpe d’Huez. Sembrava che avesse sotto la sella non una Bianchi, ma un Ciao della Piaggio: “Dopo tre tornanti infatti salutò tutti, ciao ciao, come cantava Petula Clark, e li rivedette molto più tardi in albergo”. Poi Riis a distanza d’anni confessò d’essersi drogato come un cavallo e gli organizzatori della Grande Boucle gli strapparono di dosso la maglia gialla. E io mi disamorai del ciclismo. Si dopava pure il Pirata? Penso proprio di sì. Come tanti altri, troppi vincitori del Ghiro d’Italia organizzato dalla Gazzetta dello sport. Da Berzin (nel 1994) a Ivan Basso (2006 e 2010). Da Garzelli (2000) a Di Luca (2007). Per non dire di Armstrong, Camenzind, Contador, Hamilton, Heras, Museeuw, Petacchi, Rebellin, Riccò, Ulrich, Valverde e Zuelle. Non deve stupire allora se la Rosea stamane si è tuffata a pesce nella notizia e ci ha sguazzato in quattro, cinque pagine esagerando col titolone: “Pantani fu ucciso” e ricostruendo in vignette, come Vespa a Porta a porta, le ultime ore del poveraccio al quale gli assassini con la forza diedero a bere più di mezza bottiglia d’acqua e cocaina. Se ne riparlerà per mesi. Nel frattempo vi do un’altra dritta: se proprio non potete farne a meno, leggete la Gazzetta non dalla prima ma dall’ultima pagina perché le ultime, come ha già detto qualcuno, sono sempre migliori delle prime. E difatti Giorgio dell’Arti e Daniele Vaira si sono già conquistati il mio regno dei cieli assieme all’oroscopo (con i voti), allo sport in tv e al meteo. Oggi ho beccato grazie al segno del leone il massimo dei voti: 7+. E così, gasato da morire, mi sono domandato anch’io come Dell’Arti se Marco Travaglio abbia ragione quando scrive che Fabrizio Corona dovrebbe essere graziato. Francamente non so cosa rispondere. Di sicuro Corona mi sta sui maroni, con una sola erre, come mi consiglia di fare l’amico Massimo Carboni, la migliore voce del basket che l’Italia abbia mai avuto. Non fosse altro perché è stato il fidanzato per anni di Belen. Però è anche vero, come sostiene Travaglio, un altro n.1 nel suo genere, che “Corona ha fatto la fine di un pesce rosso in uno stagno di squali”. D’accordo, ma vogliamo allora parlare di Daniel Hackett che, per aver solo detto che non gli piace l’azzurro, s’è beccato 26 giornate di squalifica in un campionato di 30 e una multa di 350 mila euro? Ma se deve andare a chiedere la grazia a Giannino Petrucci, piuttosto ritorni nelle Isole Vergini e ci resti in vacanza sino alla prossima Pasqua. O vogliamo parlare di Galan, l’ex governatore del Veneto? Sì, ma magari domani.