Il basket a porte chiuse più indigesto dei topolini di Zaia

topi

Gli otorini Dell’Angelo mi hanno convocato domattina alle sette in ospedale per comunicarmi l’esito dell’ultimo esame. Quindi, se oggi non ho una bella giornata, ho rinunciato da un pezzo a sperare d’essere capito, ma neanche mi cospargo il capo di cenere per cercare lo stesso il vostro consenso perché tutto quello che scrivo lo penso e, quando riesco a vomitarlo, poi sto decisamente molto meglio. Ecco, allora m’infilo un bel dito in gola e vado avanti. Diritto per la mia strada. Straconvinto che le mie unghie siano intinte più nella verità che nel veleno. Intanto non mi capacito del fatto che a Milano consiglino ai vecchi, perché tali siamo, sopra i 65 anni di non uscire di casa, mentre a me tocca domani d’alzarmi dal letto prima dell’alba e recarmi in uno dei reparti più a rischio di contagio da coronavirus come sono diventati da un paio di settimane gli ospedali del Veneto già miseramente gestiti dalla malasanità di Luca Zaia. Sì, proprio lui. Il tristissimo leghista di Conegliano. Quello che vorrebbe governare anche l’Italia suggerendo il da-farsi al Cazzaro Verde e intanto dimostra tutta la sua inaffidabilità in questo terribile momento prendendosela coi cinesi che mangiano i topolini vivi (nella foto) e non con se stesso che non sa più quali pesci pigliare. Oppure i medici mi devono confermare che ho ancora il tumore, come qualche salvinista o bandaosiris magari si augura, e quindi cosa volete che sia un’influenza da Covit 19 in più o in meno soprattutto se appartieni pure alla fascia degli immuno-depressi? Cambiamo discorso, faccio per dire. Perché anche lo sport non può far finta di niente e difatti sono tutti molto preoccupati nel Bel Paese dei canestri di chi li governa oltre che del coronavirus. Cominciando dalla Varese di Artiglio Caja che non gioca una partita dal 26 gennaio e ha perso Jason Clark che nel pomeriggio è partito per gli States e non tornerà mai più indietro. E va capito: la compagna aspetta un figlio che nascerà il 20 marzo e lui non vuol correre il rischio di non veder nascere il suo primogenito. Nessuna fuga quindi, ma il comprensibile timore d’essere sottoposto oltre oceano alla quarantena di quattordici giorni e contemporaneamente la preoccupazione della possibile sospensione dei voli da e per gli Stati Uniti già attuata da alcune compagnie a stelle e a strisce. Apro e chiudo parentesi: Clark sarà sostituito da Toney Douglas che ha risolto il suo contratto con il Movistar Estudiantes di Madrid. Sempre che il play ex Nba non prenda anche lui paura di venire a giocare in Italia. Non afferro per esempio nemmeno la ragione per la quale Giannino Petrucci e Stefano Sardara abbiano avuto tanta fretta di liquidare in quattro e quattr’otto Egidio Bianchi da presidente della Lega Basket. Però questo è tutto un altro discorso. Ma ne voglio parlare subito e cioè prima che me ne dimentichi. Posso? Le final eight di Coppa Italia a Pesaro sono state un insperato e gran successo. Come la Next Gen under 18 purtroppo (mal) promossa da quelli dell’Osiris. Entrambe le iniziative portavano comunque la firma di Egidio Bianchi e allora perché non fargli finire almeno il mandato sino al 30 giugno? E’ questo uno dei grandi misteri gaudiosi della nostra pallacanestro. Tanto più che è venuto a saperlo persino Angelino Costa, che non va al palazzetto neanche adesso che è in pensione, e così domani lo saprà anche l’Orso Eleni che dalle Ande argentine continua a coccolarsi il suo Messi(n)a, che il nuovo commissioner della Lega, Umberto Gandini, eletto soltanto la settimana scorsa dalle diciassette (mi tocco) società di serie A, è pronto a rientrare nel calcio dopo che è stato per ventitrè anni nel Milan dello Squalo Galliani senza sognarsi una sola volta d’accompagnarlo a vedere le scarpette rosse dell’Olimpia. Vi posso allora anche svelare dove Gandini vorrebbe ritornare quando le colline saranno in fiore: ancora nella Roma cambiando però lo Zio d’America: da  James PallottaDan Friedkin. Con il quale ha già avuto dei contatti molto ravvicinati. Di bene in meglio. Da ieri non si può più volare dall’Italia alla Turchia per disposizione delle autorità di Ankara. Come ha scritto oggi Walterino Fuochi sulla Repubblica di Bologna. Io difatti cito la fonte, al contrario del Carlino di Pesaro che ha fatto sua la news di Livio Proli tentato da Ario Costa (su questo blog il 27 febbraio, ndr). Santa pazienza. E quindi in ogni caso la Virtus non avrebbe potuto raggiungere Istanbul se non via mare o in pullman da Salonicco e affrontare dopodomani il Darussafaka nel decisivo match di EuroCup. Ora per la verità non mi sarebbe dispiaciuto di vedere l’ad Luca Baraldi e la sua ombra Paolo Ronci remare in patino o nuotare con le pinne e gli occhiali sino al Bosforo, ma è intervenuta l’Eca e persino il megalomane Bertomeu si è convinto che lo spareggio si possa disputare giovedì o venerdì in campo neutro. Ma dove? Questo è il bello. Per la serie chi la fa l’aspetti, nessuno ci vuole in effetti più ospitare da nessuna parte come faceva Matteo Salvini quando respingeva dai nostri porti le navi ong dei migranti. La Federbasket ha invece imposto nel tardo pomeriggio alla Lega di giocare il prossimo turno di campionato anche se sedici club, eccezion fatta per l’Armani, che tanto ha i soldi e due squadre, avevano chiesto ragionevolmente di poterlo spostare ad altra data. Il basket a porte chiuse non ha proprio senso: è come un palombaro nel cuore del deserto del Sahara che si complimenta coi berberi: “Avete davvero una bella spiaggia, ma il mare dov’è?”. “Incamminati pure che intanto a noi vien da ridere”. E’ una via di fuga molto pericolosa e una scappatoia per l’inferno. Se infatti gli anticipi del sabato a Trieste e Roma si potranno anche giocare con la gente sugli spalti a far da cornice al parquet, tutti gli altri sei incontri della 24esima giornata si svolgeranno purtroppo a porte chiuse domenica o lunedì: i derby Varese-Milano Cantù-Cremona, ma anche Brescia-Fortitudo, Virtus-Reggio Emilia, Venezia-Brindisi e Trieste-Treviso.  Insomma un’altra irregular season uguale a quella della passata stagione (vedi punti di penalità inflitti alla Fiat Torino): su questo non ci piove. E Giannino non mi dica che il calendario non offriva altre date disponibili di qui alla fine della stagione (12 giugno). Uno, perché non è detto col vento che tira che l’Armani giochi i playoff d’EuroLega e un’italiana tutte le finali delle coppe europee. Due, perché a lui interessa unicamente la nazionale che dal 23 al 28 giugno sarà impegnata con la Serbia nel preolimpico di Belgrado e quindi MaraMeo Sacchetti avrebbe avuto a disposizione gli azzurri ancora meno giorni. Meglio, mi verrebbe da rispondere, così si allenano di più, se fossi così cattivo come non sono. Difatti si sarebbero anche potute ridurre le finali dei playoff al meglio delle cinque partite. Senza contare che nessuno a tutt’oggi è veramente sicuro che i Giochi a Tokyo si faranno dal 24 luglio al 9 di agosto) e men che meno che vi partecipi finalmente anche l’Italia del basket. Mentre, se mi aiutate a decifrare l’Orso che sabato è stato più criptico del solito, mi fareste davvero una grande cortesia. “Per Messina sarà più difficile, visto come vanno le cose adesso nella sua Armani circondata dai rimpiantisti, quelli che non hanno mai avvicinato Armani, ma sanno comunque tutto sulle sue cattiverie nei confronti dell’ex dipendente che, bisogna dirlo, è stato liquidato magari bruscamente, ma con assegni cospicui se dobbiamo dare ascolto a chi nell’azienda non rimpiange il passato prossimo”. Boh. Più di qualche amico mio ha riconosciuto tra i rimpiantisti il sottoscritto. Giusto. Il mio Nazareno, risultati alla mano, il primo anno, ma anche il secondo ha fatto assai meglio del suo Messia con parecchi meno soldi, americani e cicisbei a corte. E un presidente che non invitava i giornalisti cattivi a pranzo. Buonanotte. Mi tuffo in branda. Come vi ho già detto domattina la sveglia suonerà prima delle sei e mi piacerebbe affrontare il nuovo giorno con una luna decisamente meno storta di quella di oggi.