Fossero tutti bravi come Paris e gli azzurri della discesa

Buone notizie dall’America. E da Santa Caterina Valfurva pure. Di ritorno da Beaver Creex, in Colorado, dove a febbraio si disputeranno i campionati del mondo, gli azzurri dell’alta velocità sugli sci raggiungeranno stasera l’Alta Valtellina e per due giorni testeranno la pista Deborah Compagnoni che nell’ultima domenica dell’anno ospiterà la discesa di Coppa del Mondo di Santa Caterina Valfurva. Dove è nevicato nella notte dell’Immacolata e, soprattutto, la temperatura è scesa sei, sette gradi sotto lo zero. Solo due dita di neve, mi ha raccontato il direttore della gara, Omar Galli. Quanto basta per imbiancare anche la zona d’arrivo e restituire ai boschi del magnifico parco naturale dello Stelvio, tanto caro alla nostra Signora dello sci, lo splendore dei suoi paesaggi invernali. “In alta quota non c’erano problemi”, mi ha confessato Omar Galli. Cioè nel primo tratto della pista che scende dal Monte Sobretta. E nemmeno nel piano prima del tuffo nel bosco. “Si è dovuta invece abbassare la temperatura anche più a valle perché i cannoni potessero entrare in funzione e innevare anche l’ultima parte della pista”. Tutto ok insomma. Ringraziando il cielo e la buona sorte che non ha girato le spalle agli organizzatori dell’attesissima discesa del 28 dicembre che quest’anno sostituirà quella tradizionale di fine anno a Bormio. “Tanto più che da sabato tornerà a far caldo”. Queste almeno sono le previsioni che purtroppo mettono in dubbio l’effettuazione anche del superG e della libera di Coppa del Mondo in programma sulla Saslong in Val Gardena venerdì e sabato della prossima settimana. Già sono saltati il gigante e lo slalom di Val d’Isere e pure le gare di Courchevel, sulle Alpi francesi, che saranno infatti recuperate da venerdì a domenica a Are. Hanno voluto gli svedesi ospitare i Mondiali del 2019 dopo aver già organizzato quelli del 2007 soffiandoli sotto al naso (e per un solo voto) a Cortina d’Ampezzo che se li sarebbe invece più meritati? E adesso allora pedalino. E comunque domattina, così come dopodomani,  Dominik Paris e gli altri azzurri della discesa potranno allenarsi, dopo un paio di giorni di riposo a casa, sulla pista valtellinese che nel 2005 ha ospitato con successo la libera delle donne dei Mondiali di sci alpino vinta da Janica Kostelic davanti alla giovanissima Elena Fanchini e alla fuoriclasse austriaca Renate Goetschel. Una Deborah Compagnoni invece del tutto nuova per il circo bianco maschile che ne apprezzerà il disegno, recentemente modificato in partenza, oltre alla difficoltà, visto il notevole dislivello di quasi mille metri, e soprattutto la bellezza sinuosa tra rocce, prati e boschi incantevoli. Si diceva delle buone notizie che sono arrivate dal Nord America. Su una “neve aggressiva che non piace agli italiani” come hanno sino alla noia ripetuto gli inviati della Rai che in verità non si sono mai mossi dagli studi di Roma e Milano. Probabilmente per giustificare le brutte figure che hanno collezionato le nostre slalomiste a Aspen e i gigantisti azzurri in Colorado. O dovrei forse esultare per il tredicesimo posto di Chiara Costazza e il quattordicesimo di Roberto Nani? Via, siamo seri e meno di parte. Piuttosto porto in palmo di mano l’Italian Jet delle nevi che ha piantato le tende per un mese oltre oceano. Prima nel raduno di Copper Mountain e poi nel poker di gare di Coppa del Mondo a Lake Louise e a Beaver Creek. Dove in  particolare si è visto il miglior Paris in superG della carriera: addirittura per la prima volta sul podio, terzo, in Canada, dietro ai campioni olimpici di Sochi, il norvegese Kjetil Jansrud e l’austriaco Matthias Mayer, ed eccellente quinto sabato scorso nel superG ad un tiro di schioppo da Vail. Nel quale sono andati fortissimo anche Peter Fill, ancora sfortunatissimo quarto, e Matteo Marsaglia che, pure portandosi appresso mille guai, si è infilato lo stesso tra i top dieci all’ottavo posto. Ho forse finalmente imparato anche a curvare, ha sorriso un Dominik più estroverso del solito che pure nelle due discese americane, entrambe vinte da quel fenomeno di Jansrud, è stato eccezionale e in entrambe le occasioni ottimo quarto. Al punto che nella classifica generale di Coppa del Mondo l’altoatesino della Val d’Ultimo, che mi sta molto a genio, forse l’avevate capito, è ora addirittura quarto come non succedeva ad un italiano dai tempi di Alberto Tomba. O quasi. A Santa Caterina ci sarà anche Christof Innerhofer che ha solo bisogno d’accumulare chilometri su chilometri d’allenamento sulla neve per mettersi alla pari con gli altri dello squadrone azzurro di discesa dopo che per tutta l’estate l’argento olimpico di Sochi è dovuto stare a riposo e a ottobre non ha potuto mai mettere gli sci ai piedi per colpa della brutta sciatalgia e dei terribili dolori alla schiena coi quali è costretto ormai a convivere da anni. Pure lui assaggerà per la prima volta la pista dedicata a Deborah Compagnoni e venerdì, nella conferenza stampa di mezzogiorno, potrà confessarci le sue sensazioni insieme agli altri ragazzi d’oro di Giovanni Rulfi. Spero buone.