Come do scacco matto al Conte in una mossa: Iturbe

Sconcertino, come tutti chiamano Mario Sconcerti, opinion leader di Sky e del Corriere della sera, probabilmente pensa che siamo tutti cretini. E forse io sono anche il loro re, ma faccio fatica lo stesso ad immaginarlo un Antonio Conte che se ne sia andato perché depresso, stressato e demotivato dopo tre anni di scudetti con la Juve e non per ragioni di mercato. Come continua a sostenere Sconcertino che parla addirittura di un accordo dal maggio scorso tra la società e il tecnico sui giocatori da acquistare e vendere. Difatti, ha pure scritto, “in questi due ultimi mesi la Juve ha tenuto d’occhio e trattato solo giocatori scelti da Conte”. Magari è anche vero, anche se non ci credo, e comunque cosa ci vuole a chiedere il prezzo di Sanchez al Barcellona o di Cuadrado all’Udinese e alla Fiorentina per poi subito girare i tacchi dicendo: grazie, ma non ce lo possiamo assolutamente permettere? Le ragioni per le quali Sconcertino, grande tifoso viola, abbia sposato questa tesi, che non sta in piedi, non le conosco e non le voglio neanche sapere. So che molti allenatori gli telefonano per farsi raccomandare a quel presidente o a quel direttore sportivo, come ha fatto Walter Ego Mazzarri quando, abbandonato da zio Aurelio, ha bussato alla porta dell’Inter e con la Beneamata ha trovato presto lavoro. Ma Conte non è fatto di questo pasta e neanche credo Allegri che comunque nella Juve aveva uno sponsor molto più robusto: addirittura il direttore generale Beppe Marotta che io chiamo Marmotta perché mi viene bene e perché anche gli piace dormire pure quando, invece, dovrebbe star sveglio tutta la notte e, se serve, anche oltre l’alba. Non posso infatti pensare che non sapesse che la Roma stava dietro al Verona per Iturbe e quindi delle due una: o ha fatta finta di nulla, e si è infilato nel letto assieme alle galline, o gli faceva comodo che anche Conte venisse a conoscenza della trattativa e si arrabbiasse come pochi altri al mondo in via definitiva. Così pare che in effetti siano andate realmente le cose. Perché la verità prima o poi viene sempre  a galla tra un sussurro che fa rumore più di un tuono e un segreto che non riesci proprio a tenere per te. Anche se dalle due parti c’è l’accordo di non dire nulla alla stampa sino a Natale, non è vietato comunque fare una confidenza al tuo amico del cuore o alla tua donna guardando d’estate le stelle. La donna di Acciuga Allegri si chiama Gloria e non ci trovo nulla di male se due anni fa, quando il suo compagno allenava il Milan, twittò: “Juve vergogna d’Italia, Mazzoleni migliore in campo”. In verità l’arbitro aveva sbagliato a non vedere il gol di Muntari dentro di mezzo metro. Acqua passata. Piuttosto oggi Repubblica si è avvicinata alla storia vera scrivendo che molto prima dei giornali, e cioè già domenica sera, durante la finale del Mondiale, il Conte Antonio in viaggio dal Salento verso Torino era venuto a sapere dell’acquisto di Iturbe da parte della Roma, cioè della prima avversaria della Juve anche per la prossima stagione. La classica goccia che fa traboccare un vaso già pieno di bugie e di assurde pretese. Come quella di vincere la Champions. Va bene non prendere Sanchez o Cuadrado, va bene non correre dietro alla luna o perdere per pochi euro Verratti, va bene non trattenere Immobile che è già mezzo tuo, va bene tutto, ma almeno l’argentino del Verona si poteva acquistare. O mi sbaglio? Non credo. Così come mi rifiuto, caro il mio Sconcertino, di pensare, te lo ripeto, ad un Conte Antonio che non ha più voglia di lavorare o che non più stimoli per rimanere alla Juve. A maggio, se voleva, poteva andare al Milan: Berlusconi gli avrebbe fatto ponti d’oro. E neanche quello del cittì è un mestiere che gli calza a pennello: a lui piace mordere l’osso dalla mattina alla sera per tutti i santi giorni dell’anno. E’ vero piuttosto che i tre scudetti vinti di fila avevano fatto ombra all’Agnelli e a Marmotta. Il merito era al sessanta per cento di Conte: dicevano i tifosi. All’ottanta per cento: questo lo penso io. E non sono il solo. Visto che la difesa di Del Neri era formata dagli stessi Buffon, Barzagli, Bonucci e Chiellini che nel 2011 incassarono 47 gol, quasi il doppio del Milan di Allegri e della Juve dell’ultima stagione. Semmai un giorno Antonio disse: “Con dieci euro non si va a cena e si ordina caviale e champagne”. E la frase non piacque ad Andrea Agnelli, ma aveva ragione il suo ex allenatore. Semmai con Allegri ora Marmotta farà quello che gli pare e piace sul mercato. Anche vendere Vidal e Pogba. Acciuga non farà una piega. Mentre il Conte avrebbe fatto un diavolo a quattro.