Tranquilli, al plurale. Tranquillo, al singolare, mai. Tranquilli, non scriverò cinque cartelle di roba come domenica, ma all’ora di cena metterò un punto, proverò a buttar giù qualcosa, non so: due risi all’olio con limone. Anche perché sono due giorni che non tocco cibo e mi tengo in piedi – si fa per dire – con un po’ d’acqua (calda) zuccherata. E due pastiglie di Imodium che spero sappiate bene a cosa servono e non tocchi a me spiegarvelo. Proprio domenica mi ha chiamato, di ritorno dal palazzo della Fiera di Bologna, Andrea Meneghin che credo non farebbe baruffa neanche con Littorio Sgarbi tanto è bravo, educato e affettuoso, chiedendomi come stavo e come me la spassavo essendo molto tempo che non mi leggeva più sul blog. Non sono mai stato meglio da quattro anni a questa parte, gli ho risposto. Cioè da quando hanno scoperto quel che ho e col quale dovrò convivere – spero – il più a lungo possibile. Almeno sino al prossimo scudetto del Napoli di De Laurentiis o della Reyer con Pozzecco e Spissu. “Intanto ho ricominciato a scrivere e domani mi potranno leggere anche gli occhi più belli che conosco. Ovvero quelli di tua moglie”. Non l’avessi mai detto. Non ho chiuso occhio tutta la notte e al mattino sono andato dal dentista che, fuori dai denti, mi ha comunicato che molto probabilmente mi dovrò togliere anche l’ultimo molare. Che non è più quello del giudizio. Perché l’ho perso da un pezzo. Santa pazienza. Ma non è tutto: rincasando ho subìto un violento attacco di dissenteria dalla quale mi sono salvato per miracolo.
Ora non so perché vi ho raccontato tutte queste cose. Ah sì, ora ricordo. Perché poi la sera la Tigre non mi ha lasciato andare al Taliercio per vedere gara 2 di Venezia con Reggio Emilia. Tanto sapevo che gli oro-granata si sarebbero riscattati (e ve l’ho pure anticipato sul mio blog). Fuori casa la UnaHotels di Dimitri Priftis (voto dal 6 al 7) non ha mai fatto sfracelli e men che meno ha vinto due partite di fila. Mentre adesso non sono più sicuro che perderà entrambe le sfide-playoff nel vergognoso Bigi che è un palasport come io sono un giornalista moderato e asservito al potere. E comunque per una volta ho fatto bene a seguire il consiglio della mia dolce (?) metà perché un secondo dopo il salto della palla a due, penso tra il buon Kabengele e Black, che non poteva davvero chiamarsi diversamente, ho vomitato l’anima a Dio. Mi scuso: non è proprio bello a raccontarsi, ma non ho trovato termine più gradevole nemmeno sul Garzanti dei sinonimi e dei contrari alla voce “vomitare”. Forse dare di stomaco, rimettere, rigettare? Non mi pare. Insomma non sono mai stato peggio da quando ero ragazzo e ho preso una balla di grappa in pullman, di ritorno da una gara sociale di sci, che mi ricordo ancora. Oltre mezzo secolo dopo.
Non mi crederete, posso anche capirlo, però se adesso vi confesso che sono due giorni che non leggo i giornali e che non ho acceso domenica la televisione se non per Juventus–Salernitana, uno schifo tremendo, da dar ancora di stomaco, dovreste ormai saperlo che non ho bisogno di raccontarvi storie, soprattutto di pallacanestro, per catturare la vostra attenzione. Dunque, passando al sodo, sto furiosamente schiacciando coi polpastrelli i tasti sulla tastiera bianconera e allo stesso tempo ho l’orecchio teso sulla tivù, che sta alle mie spalle, per sentire cosa vanno dicendo Mario Castelli (voto 7) e Andrea Meneghin (mai sotto l’8) di Armani-Dolomiti Energia nella registrazione su DMax o Discovery, scegliete voi, in merito all’incredibile sconfitta dei campioni d’Italia al Forum con l’Aquila di Trento. Questo solo so. Per il momento. O al massimo che Milano ha perso di un solo punto. Ma, per carità, non fatene un dramma: potrei scommettere infatti sul 3-1 nella serie in favore dell’Armani e sulla finalissima tra la Virtus e l’Olimpia. Mentre se volete saper chi vincerà lo scudetto, continuate a leggermi e presto lo scoprirete.
Mario Castelli: “La notizia del giorno è, caro Menego, che torna a disposizione Billy Baron che parte dalla panchina in questo anno martoriato dal doppio infortunio al gomito”. Nonostante l’ufficio stampa imbroglione dell’Olimpia avesse annunciato a metà marzo che la guardia della Pennsylvania era rientrata negli States dove si sarebbe sottoposto ad una “ulteriore operazione chirurgica al gomito destro”. Insomma “il giocatore è da considerare fuori per la stagione”. Come no? E invece tornerà molto buono per l’Innominabile proprio nelle sfide al meglio delle cinque partite con la Segafredo. Ancora Castelli in aria: “Terna arbitrale molto esperta per questo match”. Difatti Paternicò, Sahin e Quarta ne combineranno di tutti i colori. Soprattutto Don Carmelo da Piazza Amerina, comune di Enna: davvero imbarazzante in più di qualche bella mano data alle scarpette rosse anche per il navigato figlio del grandissimo Dino: “Bah, questo fischiato a Toto Forray è un fallo tutta la vita di Shields in attacco. Mi spiace dirlo, ma Paternicò ha preso un abbaglio e fatto una brutta chiamata”. Come quella di Sahin sull’80 pari. “Vediamo un po’ cosa ha combinato qui Cooke. Akkk (con tre kappa, schifato di Andrea). Scusatemi di nuovo, ma dal replay mi sembra più una floppata di Nicolò Melli che un fallo dell’americano di Trento”. Così si parla: altro che Ciccioblack Tranquillo con So-na-lagna Soragna che avrebbero glissato su entrambi gli episodi magari scoprendo qual è il vero sesso degli angeli e che la gallina è nata chissà come prima dell’uovo.
Di Reyer-Reggio Emilia 1-1 nella serie ve ne avrei volentieri parlato magari domani dopo aver visto almeno la partita come al solito opportunamente registrata o riproposta da Dazn. Ma avrei dovuto tenere il telefonino spento anche dopo le 11 perché a mezzogiorno almeno più di una dozzina d’amici mi avevano già raccontato tutto e di più del match. Da un Napoleone Brugnaro particolarmente agitato che nel secondo tempo non è riuscito a star seduto sulla sedia e che in piedi dal tunnel mandava indicazioni alla panchina lagunare come ai tempi d’oro di Walter De Raffaele. Alla plateale baruffa chioggiotta in panchina tra Spahija e Tucker che rimproverava a Olivetta d’aver tolto lui dal campo e non Davide Casarin. Al quale per la verità, se ci avete fatto caso, il Tiramolla di Charlotte, che si è promesso allo Zalgiris, non si è mai sognato per tutta la stagione di passargli una sola volta la palla. Sino persino alla foto che mi ha spedito un reggiano su WorldChat e che qui sopra vi ripropongo. Con Federico Casarin che sbircia quello che stanno vedendo al video check Gonella, Lanzarini e Giovannetti. Domandandomi se secondo me è regolare o quanto meno assurdo che il vice presidente (vicario) federale possa permettersi di far questo. Chiedilo a Petrucci gli ho risposto. Certo è che Giannino che discute con gli arbitri, suoi dipendenti, dalla panchina dell’Armani non ce lo vedo proprio. E non ce lo vedrò mai. Spero.