Altro che Fontecchio, è Flaccadori il vero enfant prodige

Non penserete mica che diventi matto con questi playoff che pur mi arrapano da pazzi. O, se preferite, non penserete mica che diventi pazzo con questi playoff che pur mi arrapano da matti, ma che si giocano ogni ventiquattr’ore e per questo, anche volendo, proprio non ce la faccio a stargli dietro tutti i santi giorni da qui a metà del mese prossimo. E comunque per due o tre giorni, a metà settimana, staccherò la spina avendo un paio d’impegni ai quali mi è davvero impossibile rinunciare: una pro-am di golf a Franciacorta e una cena di pesce tra gobbi in bilancia sulla foce del Piave. Sabato poi sarò all’Allianz Arena, la casa della mia Signora, per la celebrazione dello scudetto: il settimo di fila che festeggerò assieme ad un amico del basket di cui non vi posso ancora fare il nome. Sarà una sorpresa. Però non preoccupatevi, non vi abbandonerò tra le grinfie di Mamma Rosa che vi racconta sempre quello che vuole: troverò ugualmente il modo di vedere tutte le partite di questi benedetti quarti di finale e, tra un duello e l’altro, di non perdere d’occhio nemmeno il mercato che so che vi appassiona da morire. Anche se Sky Q non mi arriva prima dell’inizio dell’estate e nel frattempo dovrò arrangiarmi con due parabole e quattro registrazioni alla volta. Sono forse malato di mente? Non lo escluderei se fossi in voi. Però sta peggio di me quel gruppo di tifosi della Virtus che non ne vuole sapere di Hackett e Markoishvili alla Segafredo. E allora se li sognino non sapendo quel che si perdono. Tanto più che entrambi piacciono a Gas Gas Trinchieri e soprattutto il georgiano di Tbilisi è un vecchietto d’oro che ha in fondo solo un anno più di Danny Boy. Anche se non pare. Neanche la curva di Venezia per la verità vorrebbe Alessandro Gentile nemmeno gratis. Indispone: dicono. Ed è il giocatore più egoista della terra: aggiungono. E non sarà piuttosto la solita storia della volpe e l’uva? E’ assai probabile nonostante non si possa negare che il ragazzo faccia poco o niente per rendersi simpatico. E comunque non è che Pero Peric abbia nemmeno lui un buon carattere. Anzi. Difatti dopo un lustro anche la Reyer avrebbe voluto separarsi a fine stagione dal croato che non ride mai e ciondola la testa alla prima contrarietà, non è molto amato dallo spogliatoio e anche per me avrebbe fatto il suo tempo in laguna se ieri contro la Vanoli non fosse stato il migliore e ora non fosse diventato un bel problema per Federico Casarin: lo tengo o non lo tengo? Vallo a capire. Il più votato tra i dirigenti del 2017-18 vorrebbe trattenere Austin Daye che danza sul parquet come Roberto Bolle, ma costa una montagna di dollari. E al tempo stesso vorrebbe aspettare Gedeminas Orelik che si è rotto il crociato a metà gennaio e non sarà disponibile prima di novembre. E non è che Walter De Raffaele possa far collezione di numeri quattro stranieri con poca propensione ad ammazzarsi in difesa. A tal proposito ogni qual volta penso al figlio di Darren mi viene in mente quel che di recente ha detto simpaticamente di lui Hugo Sconochini in televisione: “E’ una meraviglia in attacco, ma sono sicuro che il suo sogno sia di difendere in quattro e di starli a guardare incantato”. Peric in 22’ ha segnato più di un punto a minuto (23) e ha sbagliato un solo tiro da due su nove, però lo marcava Simone Fontecchio che era più facile da bere di un bicchier d’acqua e quindi non mi sembra ancora il caso d’esagerare con gli elogi. Così come voglio sperare che sia stato un errore di stampa il sei e mezzo che la Gazzetta ha regalato proprio a Fontecchio, figlio di Daniele e Amalia Pomilio. Lo stesso voto di Daye e mezzo punto più di Watt. Ma si può? No e allora non chiedetemi più perché non mi fido di Mamma Rosa e dei suoi pareri. Difatti non riesco nemmeno ad immaginare quello che potrà raccontare Mario Canfora (C10H16O) che è di quelle parti sulle due giornate di squalifica inflitte al campo di Avellino per una bottiglietta che ha colpito l’arbitro Aronne al termine del partita malamente persa in casa nelle battute finali con Trento. Detto che il ricorso della Sidigas è già stato respinto e che quindi gara-2 di domani si giocherà a porte chiuse al Paladelmauro, non voglio nemmeno pensare all’assedio che monteranno i tifosi irpini inferociti intorno e nei pressi dell’impianto sportivo (?). Tenuto anche conto del fatto che l’eventuale bella di lunedì si dovrebbe disputare in campo neutro ad almeno cento chilometri di distanza da Avellino. Peccato. Perché avrei voluto almeno fermarmi qualche secondo per applaudire Diego Flaccadori (nella foto, ndr) che da oggi chiamerò il magnifico Giovane Eclettico e che nella cronaca di C10H16O non è stato invece nemmeno nominato. Nonostante sia stato il miglior gatto del Vicolo dei miracoli di Fred Buscaglione. Domandomi di nuovo: ma cosa aspetta Casarin a portarlo a Venezia? Anche perchè adesso fa gola alla Virtus. E, buttandola in vacca, chiedendomi anche: perché una bottiglia piena d’acqua contro un arbitro è costata alla Sidigas due turni di squalifica mentre mezza minerale gasata che ha centrato Avramovic in lunetta al Paladozza di Bologna solo tremila euro di multa alla Virtus? Due pesi due misure. O forse Aronne vale il doppio o il triplo del playmaker di Varese?