Nossignori, questo non è più basket ma caccia agli untori

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Stamattina mi sono fatto una bella doccia gelata prima di rivedere la partita in televisione. E un’altra mi sono sparato dopo. Non tanto perché questo caldo tremendo mi stava cuocendo, quanto perché adesso che mi sono messo a scrivere voglio rimanere freddo e non essere travolto dalle stesse brutte sensazioni che a caldo mi avevano convinto a lasciare schifato ieri il Taliercio alla fine del primo tempo. Sul parquet il far west e un basket che non era più pallacanestro. Silins, tre falli in tre minuti, con la paura della sua ombra. Hogue delle comiche e Sutton indisponente. Shields che era rimasto in camicia da notte e Daye che ormai si crede un dio in terra. Fred Buscaglia che parla al vento e Biligha che se la fa nelle mutande. La Reyer che prende tutti i rimbalzi e ha in mano la partita (28-14) senza dover neanche accendere i motori e meno che meno infiammare il loggione che aveva invece già cominciato a dare la caccia alle streghe e agli untori. Ho visto mamme perdere la testa per Bruno Cerella nudo, nonni che si sgolavano rischiando l’infarto e padri sudati diventare di pessimo esempio per i loro figli che li guardavano allibiti fingendo di non conoscerli. Ma anche nel salotto buono in velluto fucsia era una bolgia indecente e l’ignoranza sportiva che spopolava sovrana. Gente di calcio: e lo dico con grande disprezzo. Prendendo le dovute distanze e riconoscendo che Napoleone Brugnaro si è eccezionalmente comportato molto meglio tra tutti quei maleducati. Assieme a me infatti si è alzato dalla seggiola quando ha capito che l’aria che tirava non era buona e si è rifugiato nel tunnel dietro al canestro che conduce alla spogliatoio. E dà lì si è solo preoccupato di far pervenire i suoi bigliettini a Federico Casarin. Che a sua volta li leggeva sussurrandoli ad un orecchio di Gianluca Tucci, il vice di Walter De Raffaele che si era fatto espellere per il secondo tecnico e “una frase impronunciabile rivolta a Hogue”: questo l’ha rivelato Vincenzo Di Schiavi, il prediletto di Livio Proli e di Mamma Rosa, ma io sono troppo lontano dalle panchine per potervelo confermare. E poi gli arbitri: Enrico Sabetta, detto Sabietta, da Termoli, Saverio Lanzarini da Basket City, no so se virtussino o fortitudino, e Michele Rossi pure lui internazionale. Poveretti. E sottolineo poveretti perché avrei voluto vedere voi in quel postribolo: qualsiasi loro fischio sarebbe stato comunque sbagliato. Per carità, sia chiaro, ha scritto bene sempre Di Schiavi sulla Gazzetta: “fiscali quando non serviva e poi compensativi”. Insomma insufficienti, forse, perché in fondo hanno danneggiato più Trento (in occasione del rosso a Sutton) che Venezia, magari mal assortiti, senz’altro, ma non così scarsi come ho sentito raccontare in giro. Per esempio hanno visto giusto sull’infortunio capitato a Bramos quando il greco (nella foto, ndr) è volato a rimbalzo sulla schiena di Shields per strappare la palla di mano a Hogue e hanno lasciato correre. Così come capisco che De Raffaele si sia più arrabbiato per il gran spavento preso vedendo Bramos franare in quel modo sul parquet che per il mancato fischio arbitrale. In verità anch’io ho temuto che il leader maximo della Reyer si fosse spezzato in due, ma per fortuna è atterrato col sedere, si è ammaccato un gomito e al massimo ora gli duole il collo e salterà gara-3 di semifinale. E qui metto un punto. Perché l’avrete già inteso tra le pieghe di un articolo molto sofferto le difficoltà che ho incontrato nel cercare di trattare l’argomento con un po’ d’ironia e leggerezza. Ma credo di non esserci riuscito neanche dopo una doppia doccia gelata. Tanto la partita di ieri sera mi ha invece deluso e stomacato soprattutto vedendola ancora su Eurosport. Con Solaini e Casalini che sono andati pure loro assai presto in totale e comprensibile confusione. Però un paio di cose le voglio ancora dire: 1. è ora di finirla di sostenere che i trentini bastonano e basta e comunque non più di Cerella e Moss; 2. se il sindaco di Venezia si crede più bravo dei suoi allenatori perché non si va a sedere come Sardara al tavolo vicino alla panchina?; 3. o la Reyer ritrova un po’ di tranquillità al suo interno o sarà dura che vinca una delle due prossime trasferte ai piedi del Bondone; 4. domani non vado a Trento, ma mi tufferò tra le braccia del Golfo di Trieste cercando un po’ di pace in questa benedetta pallacanestro che durante i playoff perde spesso la testa e più non la riconosco. Mentre grandinano le squalifiche sulla Reyer: 3.000 euro a De Raffaele e 13.850 complessivi alla società. E io pago: sbuffa Napoleone Brugnaro. E chi se no? Ma d’ora in avanti, per favore, finitela. Non se ne può più.