La Virtus cambia: arriva Dalla Salda, se ne vanno i Gentile

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Mamma Rosa poi non dica che non glielo avevo detto. Lo so, i suoi figli non muovono le chiappe se non per correre dietro a Sister Jean Dolores. Che sicuramente accompagneranno domani a mezzanotte alle Final Four Ncaa di San Antonio in Texas quando da noi peccatori sarà già Pasqua e Loyola-Michigan andrà ad iniziare per la diretta su Sky di Paola Ellisse, due elle e due esse, mi raccomando, e di Fabrizio Ambrassa che avevo ultimamente perso di vista. Difatti che Dindondan Peterson oggi scriva che “le recenti prestazioni stratosferiche di LeBron James hanno scosso le anime della redazione basket in Gazzetta” non c’era bisogno che ce lo raccontasse: è scontatissimo che ai figli di Mamma Rosa e Papà Cairo ormai interessi solo questo. Se invece due squadre italiane, Venezia e Avellino, conquistano le semifinali di una rassegna europea, si voltano schifati dall’altra parte e al massimo, sbadigliando peggio degli ippopotami, si domandano se quella sia per caso la Coppa di loro nonno rimbambito o una coppa alla fragola. No, di crema. Con la ciliegina sopra. Che, se fosse per me, potrebbero anche mettersela in quel posto. Domani si gioca la nona di ritorno di serie A e magari neanche lo sanno. Però se chiedessi a loro per quanti giorni di fila Michael Jordan ha segnato almeno dieci punti, scatterebbero in piedi come neanche Spartaco D’Itri al Musichiere di Mario Riva e, sbatacchiando la campanella, strillerebbero insieme: “Cinquemila e settecentosessanta giorni”. Bravi, però chi se ne impipa? Ieri sera l’Armani di Pianigiani ha vinto in Germania con il Bamberg di Luca Banchi e nessuno di quei poltroni si è alzato dal letto. Di modo che poi scrivono che i successi di Milano in trasferta durante questa tormentata EuroLega sono stati cinque, e glielo hanno messo in bocca a Simone, e allora mi hanno fatto davvero arrabbiare. Perché non è possibile che si ricordino il numero esatto di quante volte Davide Pessina si è messo le dita nel naso durante la telecronaca di Bulls-Cavaliers dell’inverno 2008 al fianco di Ciccioblack Tranquillo, loro amico, e si siano invece dimenticati che l’AX di Gudaitis e M’baye lontano dal Forum ha vinto anche a Malaga, Valencia, Barcellona, Vitoria e col Khimki. E quindi cinque più uno a casa mia fa sei. O mi sbaglio? Sì, mi sono sbagliato e le chiedo venia. Così adesso non glielo direi più a Mamma Rosa quello che stavo per confessarle mezz’ora fa. Tanto più che ieri era a Bologna e ha intervistato Alessandro Ramagli dimenticandosi di chiedergli: “Sì, d’accordo: la tua Virtus è imprevedibile e vive d’istinto, ma tu l’allenerai ancora l’anno prossimo?”. Le rispondo io: molto ma molto difficilmente. Anche se il livornese era stato chiaro quest’estate: o uno o l’altro. Cioè o Pietro Aradori o Alessandro Gentile. “Altrimenti sarà parecchio dura arrivare ai playoff”. Come è stato e ancora lo è: Cremona, Torino, Pistoia e Reggio Emilia fuori casa, Cantù, Varese e Avellino al piccolo Madison. Servono sei punti e comunque dovrebbe farcela. Ma non è questo il punto. Anche perché è certo che resterà Pietro il Grande con altri due anni di contratto profumatamente pagati, mentre Ale dovrebbe cambiare aria insieme al fratello Stefano. E quindi: dove sta il problema? In fondo Ramagli si meriterebbe anche la riconferma. Tengo allora per qualche altro secondo Mamma Rosa sulle spine e, seguendo su Rai 1 la Via Crucis dal Colosseo, vi segnalo il coraggio che finalmente ha avuto Hugo Sconochini dopo che Goudelock ha raccolto un rimbalzo, ha palleggiato dieci volte facendo i buchi sul parquet e alla fine ha sparacchiato dagli otto metri a vanvera. “Io potrei sopportare un giocatore del genere come compagno se ogni volta che prende questa decisione poi la butta dentro. Ma, se dopo tre volte di fila la butta fuori, gli dico: Ehi, Ciccio, capiamoci: non è che qua giochiamo per te, andiamo in difesa e ci facciamo il mazzo, mentre tu vai in attacco e tiri ogni volta che ti gira e non segni trenta punti a partita”. Applausi. Per non parlare di Theodore che, quando non giocava, era meglio e, se gioca poco come a Bamberg, è tutto di guadagnato per Andrea Cinciarini e l’intera Armani. Mi sa tanto che presto dovrò fare lo stesso discorso pure per Kuzminskas che costa l’occhio della testa. Però adesso faccio fatica ad immaginarmi Reggio Emilia senza Alessandro Dalla Salda. E molta di più ancora Alessandro Dalla Salda lontano da Reggio Emilia. Però se la Virtus gli ha messo da tempo gli occhi addosso e ha deciso ora di puntare su di lui, è giusto che Dalla Salda vada alla Virtus dal prossimo luglio come general manager e lasci dopo ventun’anni la società dove è nato, è cresciuto ed è diventato il numero uno con una marcia in più di tutti. Dico la verità: assai mi ha stupido che Luca Baraldi con il consenso del signor Segrafedo, al secolo Massimo Zanetti, abbia azzeccato la mossa che avrebbe dovuto fare Livio Proli per l’Armani. E adesso? Adesso si dia una mossa Mamma Rosa se ne ha voglia. Io di più non posso dirle. Di certo molte cose cambieranno con Dalla Salda alla vu nera. Nella società e nella squadra. E forse anche nel manico.