L’Al Pacino della Fiat: enfant prodige o solo una meteora?

al pacino

Mi sono fatto un sacco di domande in autostrada da Firenze a casa. Anche le più strampalate e campate in aria. Per esempio mi sono chiesto se si può pensare che Antonio Iannuzzi e Lamar Patterson abbiano vinto la Coppa Italia con la Fiat. Io dico di no. Perché nessuno dei due ha messo il piede sul parquet del Nelson Mandela Forum per un solo nano-secondo nelle tre partite della final eight. Né hanno scaldato la panchina seduti al fianco degli n.e. Mittica, Akoua e Tourè nella finale con Brescia. Almeno Patterson era con la famiglia a Firenze: un giorno in castigo, l’altro influenzato. O, meglio, questo mi ha raccontato Marco Atripaldi e non so ancora se credergli o meno. Sì, va bene, ma domenica? Anche lui è andato in visita agli Uffizi come Giorgio Armani sabato mattina e “si è soffermato più che altrove ad ammirare la stoffa di raso bianco decorato con fasce ricamate a galloni dorati che avvolge Eleonora di Toledo del Bronzino, granduchessa di Toscana, nel suo ritratto ufficiale di corte”? Qui mi permetto francamente di dubitare, ma sono in fondo tanto matti questi americani a stelle e strisce che magari il miglior tiratore dell’Auxilium nel girone d’andata (con una media di 14,2 punti a partita) è rimasto davvero incantato come Re Giorgio davanti “ai velluti raffigurati nei dipinti, al tulle e al ricamo di seta quasi trasparente in Botticelli e in Piero della Francesca”. Questo ha raccontato il direttore della Galleria, Eike Schmidt, al cronista del Corriere Fiorentino che evidentemente non ha altrettanto a cuore la nostra pallacanestro perché a Schmidt avrei come minimo domandato se Maestro Armani gli avesse per caso detto qualcosa di Simone Pianigiani che, secondo il Livi(d)o Proli, “assolutamente non si tocca”. Tornando a Patterson, e dimenticando le vergogne di Milano, l’mvp indiscusso dell’ultimo successo della Fiat targata Luca Banchi, 30 punti e 6/8 nelle triple sparate in faccia a Varese, è da un pezzo che non ne vuole più sapere di Torino (e di Vujacic) e ha già pronte le valigie per volar via dal Paese di Pinocchio. Magari in Spagna e non necessariamente al Barcellona. Però, se io fossi la Sidigas, un’offerta robusta anche gliela farei per sostituire l’inutile Wells ad Avellino. Mentre Antonio Iannuzzi non è neanche salito sul pullman per Firenze dopo avere pure lui litigato indovinate un po’ con chi? No, non ci posso credere: con Francesco Forni, il figlio del presidente Antonio. Che proprio in quella domenica di metà gennaio a Masnago tirò per i capelli Banchi e contattò Norvel Pelle, l’antiguo-barbudano con cittadinanza statunitense naturalizzato libanese (e poi?) che, alla ripresa del campionato, esordirà infatti con la maglia gialloblù al PalaRuffini contro Capo d’Orlando. Oggi Iannuzzi si è allenato a Treviso con la nazionale di MaraMeo Sacchetti che venerdì affronterà l’Olanda al Palaverde senza Pietro Aradori e Alessandro Gentile. Ma prima si è incontrato con Frank Vitucci, che è il suo nuovo allenatore, e ha firmato per Brindisi. Dove prenderà il posto di Cady Lalanne finito al Besiktas. Evviva! Ha proprio ragione come sempre Valerio Bianchini che su Facebook ha parlato delle difficoltà oggettive che incontrano i suoi giovani (ex) colleghi “a entrare e uscire dalle porte girevoli del mercato”. E gli ho dato subito il mio modestissimo “mi piace”. Mi sono anche domandato, nel viaggio di ritorno in autostrada con sosta obbligatoria a Bologna per pranzare con Lorenzo Sani e il suo delizioso Cucciolo che ha ormai l’età per votare chissà quale partito, se Paolo Galbiati sia tale e quale ad Al Pacino senza barba quando alla stessa età dell’enfant prodige della Fiat interpretò Michael Corleone nel Padrino uno e due. Ma la risposta la lascio a voi guardando la foto che ho riproposto sul blog. Anche perché si è fatto tardi e con Lorenzaccio non finivamo più di raccontarcela. E così intanto vi chiedete anche se il Bimbo, che in una settimana e mezza si è regalato al debutto la Coppa Italia, sarà meteora o diventerà un grande allenatore come ha pronosticato quel furbetto di Aleksander Vujacic: “Ha passione, grinta e conoscenza. Così come Vander Blue ha talento”. Ma sino a quando la penserà allo stesso modo? E’ un’altra bella domanda. Mentre mi giurano che il Bamberg, alla quarta sconfitta di fila in Bundesliga, ha esonerato Gas Gas Trinchieri. Di nuovo non ci posso credere. E sinceramente mi dispiace. Anche se da domani la Banda Osiris e le torri di Pisa cominceranno a seminare in giro per Milano la voce di una suo arrivo all’Armani al posto del mio Nazareno. Che vi posso già escludere al cento per cento. Almeno sino al giorno in cui il presidente dell’Olimpia rimarrà Proli.