Milano fotte Fontecchio al primo cittadino di Venezia

brugnaro

Non è mai finita. Per fortuna. Brescia deve vincere un altro duello con la Fortitudo per tornare in serie A. Magari già domenica al Paladozza. Nel tempio di Gigi Porelli e della Bologna con la vu nera. Stasera è in programma al Palaublaugrana la prima sfida per il titolo di Spagna tra il Barcellona e il Real Madrid che si affrontano in finale per la quinta volta di fila: un Clasico del baloncesto che non mi voglio assolutamente perdere dalle 20.30 su Sportitalia. Poi nella notte tra domani e venerdì, alle tre, le ventuno di Cleveland, c’è gara 6 delle Finals Nba che ovviamente vedrò in registrata il mattino seguente bevendo il caffellatte con una sola bustina di Dietor o due cucchiaini di Xucher, il dolcificante berlinese senza zucchero che consiglio anche al tedesco Gas Gas Trinchieri. In verità ci ho anche provato a seguire in diretta Warriors-Cavs su Sky con tutte le precauzioni del caso: il tubetto di Elocon a portata di mano e una bella ichs nera sul bollino bianco dell’audio, ma ho subito desistito. E non perché sono stato preso da un violento attacco di prurito che m’assale dalla testa ai piedi non appena m’appare sullo schermo Ciccioblack Tranquillo, né perché avevo finito la pomata al cortisone, ma perché mi ha fatto un po’ schifo il Davide Pessina che, al suo fianco, si toglieva le mentine e poi le arrotolava con il pollice e l’indice della mano. Non è più finita. Meno male. Avrò modo e tempo d’occuparmi anche della nazionale che sarà impegnata nel preolimpico di Torino dal 5 all’11 luglio. Tra non molto insomma. Intanto, siccome un cicinin vi conosco, vi piacerebbe magari anche sapere da che parte pendo come la Torre degli Asinelli. Vi accontento all’istante: mi piacerebbe, e non me ne voglia la Fossa, che l’anno prossimo ci fosse di nuovo il derby di Bologna. Logicamente in A2 dal momento che Caserta farà la serie A. Così come non mi andrebbe di traverso se l’anello della Nba LeBron James lo facesse ingoiare a Draymond Green, ma servono due imprese, e se il Real Madrid di Pablo Laso rivincesse il titolo della Liga ACB. Nel qual caso il Barcellona metterà alla porta Xavier Pascual e sarò proprio curioso di vedere poi a quale andrà a bussare. Io dico, e scusate se mi ripeto, a quella di Gas Gas Trinchieri dopo che Ettore il Messi(n)a, prima scelta, avrà rifiutato l’incarico e non perché in Spagna un entrenador della Liga non può sdoppiarsi ed essere anche il cittì di una nazionale, ma perché l’assistente di Gregg Popovich ai San Antonio Spurs ancora non se la sente di rinunciare alla Nba. E non gli posso dare torto. Non capisco invece la ragione per la quale il mio paisà, nato a Catania ma mestrino d’adozione, abbia voluto allenare gli azzurri gratis e per giunta dividendo ogni giorno i pani e i pesci al villaggio olimpico con il pesantissimo Giannino. Che per digerirlo non basta un tir d’Alka Seltzer. Anche perché non credo che Ettore abbia ancora mandato giù la storia di Ryan Arcidiacono che qualcuno a Palazzo ha bocciato con un “non ci serve” che non stava e non sta né in cielo né in terra. E così ora dovrà arrangiarsi con quel che saprà inventarsi nel ruolo di playmaker (Belinelli e Gentile) o con quel che gli passa il convento: Hackett e il Cincia (o Poeta). E ci siamo già capiti. Non è proprio mai finita. Neanche la brutta storia dello sgambetto di Gelsomino Repesa a Achille Polonara che non mi si dica che non l’ha fatto apposta e che comunque solo Andrea Barocci ha avuto il coraggio di riprendere sul Corriere dello sport. Visto che il resto della stampa libera (ma dove?) perdona tutto a Milano. Magari in cambio di una pagina di pubblicità dell’Emporio sul giornale. Come a pagina 12 della Gazzetta. O mi sbaglio? Può anche darsi. Però che l’Armani fotta Fontecchio a Venezia questa non passa. Avrebbe tuonato l’avvocatone Porelli. E spero che non gliela faccia passar liscia neanche Napoleone Brugnaro. Il quale è buon amico del Livi(d)o Proli. Tanto che ora sulle maglie dei campioni d’Italia a sinistra, dove batte il cuore, c’è lo scudetto e a destra lo sponsor Umana. Però il mio sindaco deve anche sapere, se non glielo hanno ancora raccontato, che Simone Fontecchio si era già promesso alla sua Reyer che gli aveva offerto un quinquennale da 170 mila euro netti per questa stagione a salire sino a 300 mila nel 2020/21. Non pochi per il ventenne della Virtus che quest’anno a Bologna ha guadagnato 75 mila euro (puliti) ed è retrocesso. Peccato che al momento della firma si sia prepotentemente infilata nella trattativa l’Armani che si è presa Fontecchio sbattendo sul tavolo quasi il doppio dell’ingaggio che gli aveva proposto l’Umana. Biennale o triennale (per complessivi 970 mila euro) non importa. Resta il fatto che così non si fa tra compagni di merende: è molto ma molto scorretto. Anche se negli affari non si guarda – mi dicono – mai nessuno in faccia, ma poi non si va nemmeno a pranzo insieme e si divide il conto alla romana. Perché questa in tutte le lingue del mondo sapete come si chiama? Una solenne presa per il sedere. O, se preferite, per il culo. Che il primo cittadino di Venezia non può incartare e portare a casa come se niente sia successo, ma quanto meno rompendo un’alleanza che non ha ragionevolmente più alcuna ragione d’esistere.