Perché ora non tolgono lo scudetto anche a Milano?

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A volte capita. Cosa? D’aver dimenticato in soffitta una vecchia pellicola che ti eri riproposto di vedere quanto prima e che invece neanche più ti ricordavi d’avere. A me questo è successo l’altro ieri. Rovistando nella cassapanca di Sky e scoprendo quanto in fondo sia stato fortunato a ritrovare tra le ragnatele quella vecchia partita. Non di Nba e nemmeno della massima serie. Ma di A2. E pure abbastanza recente. Tra Treviso e Mantova. Che la De’Longhi ha vinto al secondo extra time. Nonostante le mancasse Powell, cioè la sua star americana sotto canestro. In un Palaverde strapieno dove anche alla Reyer piacerebbe oggi giocare con un tifo e in un baccano del genere. Talvolta è proprio vero che bisogna toccare il fondo per ridarsi la spinta verso l’alto e che non bastano i milioni dei ricchi miliardari per farsi amare dalla gente. E qui non vado oltre perché poi potreste dire che ce l’ho con Gilberto Benetton, e questo è completamente falso, o con Giorgione Buzzavo, e questo è anche probabile, ma non voglio nemmeno passare per un guerrafondaio a cinque stelle al quale non va comunque mai bene niente. Né m’interessa, come dice anche il sindaco di Quarto, che non è secondo a nessuno, d’avere le mani pulite se poi le tengo in tasca e non le alzo almeno per difendermi da questo mondo d’incapaci e benpensanti che comprende anche quello della nostra palla nel cestino. Dove non esistesse la Lega di Marino, squalificato oggi sino al 2 febbraio, sarebbe eguale. Tanto ognuno fa lo stesso quello che gli pare, il gioco non ha regole e tutti sono marionette nelle mani magari dell’ultimo arrivato dalla Russia con (nessun) amore. Che compra e disfa a suo piacere. E tra qualche mese diventerà forse anche campione d’Italia. Eliminando Milano nei quarti dei prossimi playoff. Sto vaneggiando? E’ probabile, ma se i club pensano che li possa salvare Giannino, è come credere che esistano ancora la cicogna e l’albero della cuccagna. A Petrucci invece interessa una sola cosa: andare alle Olimpiadi. E non per amore verso il suo Paese, ma per tenersi stretta sotto al sedere la poltrona e farsi dire dai lecca-lecca delle tivù e dei giornali: “Ma quanto è bravo il sindaco di San Felice Circeo”. Lo so: vi ho deluso. Oggi vi sareste aspettati fuoco e fiamme contro Cicciobello al quale da qualche giorno ho dato un nome, Ciccioblack, che si porterà addosso in eterno. Come il Paron, che è il mitico Tonino Zorzi, o Acciughino, che è il rifiorito Riccardo Pittis. Ma di Flavio Tranquillo non voglio fare un martire. Come magari a lui piacerebbe. Un martire poi di che? Del nero di seppia o del cavolo nero? E comunque non è lui il nemico al quale dare battaglia. Anche se, dopo la sua buffa confessione, a Siena toglieranno anche il primo scudetto. Ciccioblack per me è solo un pentito di un reato prescritto. Oltre che un gioco, un passatempo, un diversivo. Come lo sono per i miei nipotini le guerre stellari sull’i-pad. Ufo Robot Goldrake contro il Grande Mazinga. Oggi mi va di parlare di Davide Moretti per esempio. Sul conto del quale mi sono ravveduto in tempo. L’ho visto quest’estate giocare in amichevole allo stadio olimpico di Cortina contro Verona e ho anche pensato male. E cioè che, se avesse avuto un altro cognome e non fosse il figlio di Paolo, l’allenatore di Varese che è riuscito persino nell’impresa di perdere con una squadra cipriota, e nessuno ha fiatato, avrei magari scritto: non ha nemmeno diciotto anni, è vero, ma è un soldo di cacio. E dove vuoi che vada? E invece mi ero clamorosamente sbagliato, lo ammetto e adesso gli chiedo perdono. Perché l’ho potuto rivedere proprio in quel Treviso-Mantova che avevo dimenticato nella cassapanca e mi sono dovuto ricredere quando il ragazzino ha segnato una tripla che non aveva senso, ma nascondeva tanto cuore, talento e passione che non hanno prezzo soprattutto se le infili nel canestro e sono i tre punti della vittoria per la tua squadra. Come l’estemporaneità di Ricciolino Della Valle e il Profeta Abass. Per i quali lo sapete ho un debole. Ma mi piacciono anche i Tommaso Rinaldi se danno di più di quanto mamma e papà hanno regalato a loro. Questi sono i miei preferiti. E i tuoi nemici storici? Tutti quelli che credono di saperne una più della Treccani e invece sono degli ignoranti belli e buoni. O, peggio, quelli che hanno i quattrini e solo per questa ragione pensano di poter fare i prepotenti e i padreterni. Quelli che a Ciccioblack non dicono “scendi sulla terra e smettila di prenderti troppo sul serio”. Quelli che si divertono a giocare al 7+5 e al 6+6 e non si accorgono che intanto i conti non tornano e stiamo finendo sotto zero. Quelli che vorrebbero togliere sei o anche sette e perché non tutti gli scudetti conquistati dalla Montepaschi. E perché non anche quello della Milano di SottoBanchi nella quale giocava un certo David Moss che veniva da Siena ed era già stato denunciato anche per evasione fiscale nell’ambito dell’inchiesta che si chiama Time Out. La quale doveva durare al massimo un minuto. E invece va avanti da oltre tre anni e mi ha sfinito. Come Ciccioblack con la coda di paglia e le mani in alto.