Natale con il derby di Bologna persino in diretta tivù

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Vogliono mettermi la museruola. Come a un cane sciolto e randagio. Che forse anche un po’ lo sono. Abbaio del resto alla luna. Tutte le notti. E ringhio a chi non vorrebbe che scrivessi certe cose di palla nel cestino. Che scottano ed è un sacco meglio che restino ben chiuse in fondo al cassetto. Di cui purtroppo ho in tasca la chiave. Ma è Natale e bisogna essere buoni. Oltre che bravi. E’ dura, ma ci provo. Quest’anno la Tigre non ha fatto nemmeno l’albero che con la punta toccava il soffitto alto tre metri. Aveva mille luci e le palline tutte bianche: era uno spettacolo. Ma da tre mesi ho perso tutti i gusti che in venticinque sedute se li è bruciati, assieme alle papille, la radioterapia. E quindi adesso non so più riconoscere la carne dal pesce, le zucchine dalle patate o le pere dall’ananas. Tutto è fieno. E così sedersi a tavola a mangiare è diventato un supplizio. Quando invece una volta era per me sempre una festa: l’Orso Eleni e la cara Luisa lo sanno molto bene. I regali per i nipoti arriveranno con la Befana. Sono a Cortina e Rocco a Parigi. Quest’anno dunque niente cenone della Vigilia. Niente scampi crudi, gamberetti, granseola. Niente zuppa di pesce, code di rospo, salmone norvegese. Niente brindisi, ma almeno il paisà Dalmasson mangerà il panettone con le uvette. E di questo ne sono oltre modo felice. Io Sardone in scatola. Più che Sardina. Perché il disprezzo per il Cazzaro Verde, come l’amico Andrea Scanzi chiama Marteo Salvini, è stato sempre totale e vecchio almeno quanto questo blog  di satira che ha ormai cinque anni e mezzo di vita. La Tigre si è addormentata in divano durante la Messa celebrata da Papa Francesco. Ne ho approfittato allora per finire di vedere (on demand) le partite della quattordicesima di serie A. Ci avrei scommesso che la Virtus avrebbe perso a Sassari e che la Reyer avrebbe finalmente vinto in trasferta. Della Juve invece non parlo: sono in silenzio stampa. Però Marx Sarri potrebbe anche tagliarsi la barba e vestirsi meglio di un benzinaio di San Giovanni a Teduccio. In fondo è pur sempre l’allenatore della Vecchia Signora di casa Agnelli. Purtroppo. Due giorni senza giornali in edicola e così ho la piazza sgombra per scrivere quel che mi pare oggi e domani. Scacciando i brutti pensieri. Oggi è Natale. Quindi auguri a tutti. A nessuno escluso. Cristianamente o ipocritamente. Come meglio gradite. Anche al buon Giannino e a chi ha la coda di paglia, alla Banda dell’Osiris e pure a quelli che mi vogliono male o magari sotto le Feste, con dubbio tempismo e scarso buon gusto, hanno minacciato di querelarmi perché purtroppo non sanno leggere come tre italiani su quattro. E comunque grazie lo stesso per tanta pubblicità gratuita e tanti consensi ricevuti da gente che manco conosco. Auguri a Boscia Tanjevic che è a Montenegro e più di tutti mi capisce. Auguri a Simone Pianigiani che è in famiglia a Arezzo e mi è stato sempre parecchio vicino negli ultimi tempi. Il Venezia è in vendita e nessuno lo vuole comprare. Nemmeno gratis. Mi sbaglierò, però questo Natale mi fa miseria. Come l’albero della piazza nel cuore del mio paese. Con la porta. Nella foto. Così ci passano sotto anche con il passeggino, la bici o lo scooter. E potrebbe portare sfortuna. Come passando sotto una scala. Ho perso i sapori, vi dicevo, ma in compenso ho potenziato gli altri sensi. Soprattutto l’olfatto. Difatti sento lontano un miglio l’odore (acre e inconfondibile) di un membro dell’Osiris anche se si nasconde in un giardino di mughetti e di gigli. Che sono tra i dieci fiori più profumati del mondo assieme alle rose, le dafne e le gardenie. Stasera c’è il derby di Basket City. Udite, udite, persino in diretta televisiva. E allora anche per me forse sarà Natale. Anche se dovremmo accontentarci di Eurosport 2. Meglio di niente. Con Niccolò Trigari e Marco Mordente. La grande sfida tra Virtus e Fortitudo manca a Bologna da dieci anni: biglietti bruciati in 48 ore, per un parterre anche 500 euro, la gran Antipatica favorita d’obbligo. E che vinca la migliore. Sperando di no. Come avrebbe detto Paron Rocco. Domani è Santo Stefano e vi racconterò tutto di Segafredo-Pompea. E pure degli arbitri.