Un tempo Varese vinceva la Coppa, ora perde con Coppa

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Ho lasciato il Taliercio assieme agli ultras di Varese che era appena iniziato il quarto periodo e una brutta nebbia aveva già soffocato tutte le macchine dei parcheggi intorno. Poco male per me che in meno di un quarto d’ora sarei comunque tornato a casa. Ma loro? Prima li hanno rinchiusi nel solito recinto in plexiglas nel quale il sindaco di Venezia si dovrebbe vergognare di tenere custoditi persino i maiali. Poi hanno visto la più mostruosa Varese di questo millennio e non lo dico perché mi piace esagerare, ma perché peggio di così non si può giocare neanche ai quattro mattoni. Infine hanno mollato tre urlacci contro la squadra di Moretti, hanno arrotolato gli striscioni e se ne sono andati, umiliati e incavolati neri, maledicendo i loro giocatori e il giorno in cui avevano avuto la malvagia idea di seguirli sino in laguna dentro un pullman che, con quel caigo che non te digo, non ci avrebbe messo meno di cinque ore per rientrare a Varese. Spesso l’ho detto: “Una partita più brutta di questa non mi ricordo d’averla mai vista in tutta la vita”. E sarei tentato di ripeterlo anche oggi se, questo affermando, non facessi un torto alla Reyer che bene o male, tra molti bassi (Green e Ortner) e qualche picco (Peric e Owens), ieri ha comunque salvato la ghirba e forse anche la faccia allontanando per il momento la crisi dallo spogliatoio. Non imparerò mai il nome dello sponsor di Varese: Openiobmetis o una cosa del genere. Né qualcuno riuscirà mai a convincermi che il lettone Rihards Kuksiks lo pagano anche per giocare in serie A o che il presidente Stefano (due di) Coppa non ha incontrato Mouhammad Faye al supermarket che faceva la spesa e gli ha proposto: “Sei proprio alto: perché non vieni ad allenarti a Masnago?”. Difatti Kuksiks più Faye due punti in due in un totale di 40 minuti. Faccio anche fatica a credere che Brandon Davies col numero zero e Maalik Wayns col numero due abbiano giocato tre anni a testa nella Nba. Sia quel che sia, hanno fatto bene i tifosi varesini a girare i tacchi e lasciare il palasport sul tanti a pochi (74-51): avevano già visto abbastanza e io come loro. Sbagliano solo i bersagli della loro giusta contestazione che non possono essere Cavalieri e Campani, anche ieri onesti e volonterosi, ma uno solo: il Consorzio che ha permesso a Coppa di fare quel che non è assolutamente capace, cioè il presidente-manager. Checchè ne pensi la Pravda. Un volta Varese giocava la Coppa dei Campioni e pure la vinceva. Adesso ha Stefano Coppa e rischia di retrocedere. Dov’è secondo voi l’errore? Oppure perso il grande Roko Usic, con Torino che è tornata a vincere con la tripla di Dyson e Pesaro che continua a fare i bambini coi baffi grazie al figlio di Dio Daye, pensate sul serio che Varese, che non fa più punti ormai da un mese, possa facilmente salvarsi quando le resta una sola cartuccia ancora da sparare sul mercato di qui a fine maggio? Quanto a Paolo il caldo Moretti sospendo per il momento ogni giudizio. Certo è che, se due anni fa non poteva essere il miglior allenatore d’Italia, e difatti gli avevo preferito almeno Paperoga Crespi e Luca SottoBanchi, adesso non può in appena diciotto mesi essere diventato il peggiore della serie A. Anche perché ci sono ancora in giro Monti e Valli. E Sacripantibus. Di sicuro Artiglio Caja era più bravo di lui, ma metteva in ombra il rampante e capriccioso Due di Coppa (con briscola bastoni) che ha fatto fuori in breve tempo anche Cecco Vescovi e Giamburrasca Pozzecco. O ve ne eravate forse già dimenticati? Mentre colpevolmente i giornali di regime e il Consorzio di Varese continuano a tenere la bocca chiusa nemmeno avessero paura di chissà cosa. Tra due giorni comunque si va in campo di nuovo. E a Masnago arriva la capolista Cremona che, assieme a Reggio Emilia, sono le uniche squadra in Italia che giocano ancora a basket. In bocca al lupo. E buon Natale.