Gianni Morandi era contento perché la mamma gli aveva dato i soldi per andare al cinema. E con quelli che gli darà papà anche Milena potrà portar. Io m’accontento di molto meno: a me è bastato che Stefano Tonut abbia girato domenica la partita con una Grissin Bon senza fame a favore della Reyer e adesso sono felice non solo perché il sindaco di Venezia lascerà in pace come minimo Re Carlo di qui alla Madonna della Salute, che festeggerò sabato con gli amici gustando la castradina della Tigre, ma soprattutto perché non potevo essermi sbagliato sulle qualità tecniche e umane del figlio di Alberto. Con il quale ero stato a pranzo la scorsa primavera sul Golfo di Trieste e mi era piaciuto almeno quanto i calamari fritti di Francesco ai Tre Merli. Un vero colpo di fulmine sotto questo cielo nero che semina vento e raccoglie tempesta. Direte: ci sono tanti bravi muli al mondo. E’ vero, ma questo ragazzo ha dentro qualcosa di diversamente speciale e me lo aveva confermato non proprio l’ultimo della pista, ma il sommo Boscia Tanjevic. A cui Giannino Petrucci avrebbe già dovuto aver dato in mano la nazionale se proprio era stato morsicato dalla tarantola e voleva cambiare il commissario tecnico. Un discorso alla volta, per carità. Altrimenti m’imbroglio e mi sembra d’essere Figaro, il barbiere di Siviglia, bravo bravissimo, fortunatissimo per verità. Al mondo tutti possono sbagliare. Come no? Ma è più facile che possiate prendere un granchio voi, che guardate il basket dalla finestra, molto prima di me che bazzico l’ambiente della palla nel cestino da quasi mezzo secolo. La mamma purtroppo non ce l’ho più e comunque i soldi per andare al cinema nel 1963 me li davano la nonna o la zia. E non ci portavo la morosa, ma mi compravo con gli spiccioli le straccaganasse o le seme o i bagigi. Che mi riempivano la pancia mentre guardavo Sedotta e abbandonata o Irma la dolce. Mamma mi ha dato ben altro: l’occhio e il fiuto in particolare per capire se c’è stoffa e talento in un giovanotto di due metri, centimetro più centimetro meno. Che poi magari può anche perdersi per strada, ma questo è un altro discorso ancora. Domandatelo per esempio a Riccardo Pittis chi è stato il primo ad averlo intervistato a sedici anni e chi gli ha subito messo nome Acciughino? O chiedete a Gilberto Benetton chi gli parlò di un certo Toni Kukoc, che avevo visto giocare a Spalato insieme a Dino Radja, qualche mese prima che lo scoprisse anche Giorgione Buzzavo e lo portasse quattro anni dopo a Treviso? La Tigre spesso mi rimprovera che mi sbrodolo come un bambino. E così, visto che ci sono, vado avanti per questa strada. Tra le qualità che mamma e papà mi hanno regalato c’è pure quella di non abboccare facilmente all’amo neanche se l’esca è particolarmente appetitosa. Difatti ieri circolava la voce in rete che Milano volesse sostituire Repesa con Pianigiani e che non vi ho smentito all’istante solo perché mi sono preso un giorno di vacanza e dopo un mare di tempo sono andato a giocare a golf a Villa Condulmer una pro-am alla quale ha partecipato anche Adriano Panatta. E non vi dico – mamma mia – il mal di schiena. Non ha proprio senso che Gelsomino faccia le valige per mille e più ragioni. Che se volete anche vi elenco in ordine sparso. 1. Va bene buttare i soldi dalla finestra, ma già Armani deve pagare un bel stipendio a Luca Banchi sino a giugno e in più al Cedevita di Zagabria ha dovuto versare un robusto buyout per liberare Repesa che è legato alla EA7 pure da un biennale. 2. Simone Pianigiani ha un contratto con la Federbasket per altri nove mesi e quindi non credo che Milano voglia accollarsi anche questa spesa facendo oltre tutto un enorme favore soprattutto al mio Giannino. 3. Licenziare Gelsomino a metà novembre significherebbe bocciare il ritorno quest’estate di Livio Proli al vertice della piramide milanese e la sua rivoluzione di luglio. 4. Proli non vuole avere più nulla a che fare con Siena e il suo passato per quanto glorioso, ma ormai solo per il sottoscritto. 5. Tutta questo dramma sulla crisi dell’Olimpia proprio non ce la vedo: l’EA7 vincerà comunque lo scudetto del ciapa no fumando la pipa e in EuroLega conquisterà la Top 16 potendo benissimo nel girone di ritorno battere l’Efes, il Limoges e il Cedevita, ma forse anche il Laboral in settimana e l’Olympiacos ad Atene. E potrei andare avanti in eterno. Invece qui mi fermo. Anche se non nego d’aver già previsto tutto ad ottobre. E cioè che questa Milano è una squadra sbagliata, costruita ad immagine e somiglianza di Repesa intorno ad Alessandro il Grande che però è stonato come una campana e quindi non può cantare in un coro così modesto. En passant avevo anche anticipato l’acquisto, ufficializzato ieri, di Rakim Sanders, mvp dello scorso campionato, che all’EA7 tornerà molto buono da gennaio. Arriverà anche un playmaker meglio di Lafayette e forse pure un lungo più solido di Gani Lawal che non è mai andato giù a Gelsomino. Se invece volete che vi dica dove andrà ad allenare Pianigiani il prossimo anno non c’è problema. A patto però che poi non vi dimentichiate che pure questo ve l’avevo preannunciato. All’ottanta cento sarà alla guida del Bayern. Che non naviga in buone acque con un filotto di quattro sconfitte, due in Eurolega, sanguinosa l’ultima in casa con la Stella Rossa, e due in campionato, a Berlino (Alba) e a Francoforte. Dove per altro ha perso domenica anche il Bamberg di Gas Gas Trinchieri. Del quale avevo appena fatto a tempo a parlar bene. L’unico ostacolo, e non da poco, ancora da superare per Simone a Monaco è quello dei Pesic, Svetislav padre allenatore (dal 2012) e Marko figlio general manager. Però c’è anche la volontà del prestigioso club di voltar pagina.