Swann show e la regola che un solo straniero non basta

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Prima che me ne dimentichi vi racconto della vivacissima Sloan, quattro anni, un tesoro di riccioli neri dello stesso colore della sua pelle che non stava mai ferma un secondo: saltava, giocava, si divertiva come fosse nel salotto di casa. Era invece nella casa che la De’Longhi ha preso in affitto da Gilberto Benetton per giocare a basket due domeniche al mese non conosco però a quale prezzo. Spero non alto visto che il riscaldamento era ieri spento e in tribuna-stampa del Palaverde si battevano i denti e avevo le punte dei piedi ghiacciate. Come la mano di John Brown III che, al di là del suo bellissimo biglietto da visita, ha infilato la prima palla nel canestro quando il duello con Mantova stava ormai volgendo al termine e Treviso sul 66-49 l’aveva già in punta di lama. Con un’emme sola. Mentre con due è Davide Lamma, l’allenatore proprio dei virgiliani con la barba e un glorioso trascorso fortitudino alle spalle. La squadra di Pilla Pillastrini avrebbe infatti poi vinto la sfida con l’identico scarto di punti: 84-67. Sloan è la piccola di Isaiah Akeem Swann, l’ultimo folletto dell’America a stelle e strisce sbarcato da queste parti. Dove, al contrario di Siena, sono riusciti a mettere una pietra sopra al luccicante passato tricolore come mi ricorda ogni volta quel cartello in curva sud: “Se non era per il Vazzo, diventavo pazzo”. Un acquisto di Paolo Vazzoler che mi vien da dire azzeccatissimo almeno da quanto ho visto ieri. Anche se lo so molto bene: non è mai una partita che fa primavera, però è pure vero che dal giorno in cui la shooting guard con due enne finali, che ha compiuto 33 anni sabato, è arrivata dopo la Befana nella Marca, la De’Longhi ha allungato la sua striscia ancora aperta di successi a otto che ora le valgono addirittura il terzo posto in classifica alla pari di Udine, Montegranaro e Verona. Swann, mancino di Germantown (Maryland), deve essere anche un tipo molto simpatico e di un buon umore contagioso come la sua piccola figlia che quasi mi sgattaiolava tra le gambe ed ero tentato dalla voglia d’accarezzare il suo cespuglio di capelli come faccio di solito col mio nipotino Rocco. Se lo ricordano ancora a Imola, dove è stato nel 2008, ma ha giocato soprattutto in Israele e pure nella Repubblica domenicana e in Germania, Francia (Cholet), Venezuela e sino a Natale in Argentina con il Comunicaciones de Mercedes. Insomma un giramondo che ieri ha girato il vento in favore di Treviso dopo che l’ex virtussino Riccardo Moraschini (20) e Bobby Jones (16) avevano spinto avanti Mantova anche di 13 punti. Sarò pure fortunato da quando son nato o porto fortuna ai biancocelesti, decidete un po’ voi, però è un fatto assodato, e per altro preannunciato nel mio articolo di sabato, che ogni qual volta in questa stagione faccio un salto al palasport di Villorba non solo la De’Longhi vince in carrozza, ma in particolare Matteo Fantinelli è un’ira di dio e il capitano trascinatore che molte squadre di serie A si sognerebbero d’avere. Nell’occasione 17 punti, 3 triple taglia gambe, 10 assist, 7 rimbalzi, 26 di valutazione e tanto altro. Persino meglio di Swann (21) e di Michele Antonutti (14). Vi avverto subito: oggi non stacco la spina dalla A2. Della quale si occupa sempre poco e male Mamma Rosa. Tanto che nemmeno al match-clou di giovedì tra le capolista Fortitudo e Trieste ha regalato più del risultato finale (71-65), ma non è solamente per questo motivo. E’ che il girone est proprio mi attizza. E poi, se posso essere sincero almeno con voi, della massima serie ho visto Trento-Cantù e Sassari-Virtus, mentre del resto non  so assolutamente niente di niente avendo per tempo provveduto a spegnere il telefonino e a non leggere stamattina i quotidiani. Così nel pomeriggio mi potrò gustare, spero in santa pace, Brindisi-Milano, Cremona-Venezia, Orlandina-Reggio Emilia e Varese-Brescia sino all’ora di cena. Sprofondato in poltrona. Le calde pantofole ai piedi. Frittole e galani. La Tigre che fa le parole crociate nell’altra stanza. Un bicchiere di vin santo di Chianti classico e la vita che mi sorride. Come a Swann quando gli riesce un gioco di prestigio. Ricordando ancora una cosa e cioè che dopo 13 giornate Treviso, con un americano (Brown III) e basta, era decima in classifica (6 vinte e 7 perse) e certi Signore e Signori arrivarono al punto di contestare il mio Oro Pilla. Che adesso invece è tornato ad essere campione del mondo. Un po’ d’equilibrio, gente, non vi guasterebbe. Ficcandovi magari anche in testa che, pur con tutti gli italiani che volete, non andrete comunque mai da nessuna parte senza due o tre buoni stranieri di sostegno. Men che meno in serie A. Dove c’è posto soltanto per un club e non per tre(cento).