Se nell’82 l’Italia vinse il Mundial il merito fu anche un mio

Chiedo ancora scusa a Cristina Mecci e a voi. All’amabilissima giornalista inviata di Sfide perché, quando è scesa dalla macchina che aveva parcheggiato nel cortile di casa mia, ha pestato una terribile cacca, che non posso neanche chiamare cacchino dal momento che la Pupa di mia cognata non è un cane, ma semmai un incrocio tra un vitello e un maiale. Insomma un molosso corso, non so se avete presente. E chiedo scusa, già che ci sono, anche agli amici ai quali avevo dato entusiasticamente appuntamento su Raitré un venerdì in prima serata per la terza puntata di Sfide dedicata ai Mondiali di calcio e in particolare a quelli del 1982 vinti dall’Italia. Invece il discorso era allargato a tutti i “nostri rivali amatissimi” e in particolare ai duelli della storia con la Germania. E così il famoso silenzio stampa scoppiato per mia colpa, come dissero e vollero far credere gli amici più stolti, ha occupato nella trasmissione non più di un paio di minuti. Per non parlare dei miei tre brevissimi interventi non più lunghi di un bicchier d’acqua bevuto anche di corsa. Alla vigilia di quel Mundial dell’ochentados parlando con il mio amico Pablito Rossi gli chiesi: “E tu cosa fai? Tua moglie Simonetta è incinta e non potrà raggiungerti a Barcellona nel caso di qualificazione al secondo turno”. E lui: “Tranquillo, divido la mia stanza con Antonio”. E come battuta aggiunse scherzando: “M’accontenterò insomma d’avere la mia Cabrinas”. Lui lo disse e io lo scrissi. Tutto qui. Ci ridemmo anche sopra. Soprattutto con Claudio Gentile e Marco Tardelli che, ogni qual volta mi vedeva, mi mandava degli affettuosissimi baci. Anche in questa occasione, a distanza di 32 anni, Schizzo non si è smentito sdrammatizzando: “Rossi e Cabrini? Questo è vero. O mi sbaglio?”. Mentre Bruno Conti ha voluto dare un’interpretazione di quei fatti tutta sua: seria quanto fantasiosa. Ma non mi arrabbio più. In fondo, lo vado pensando da tempo, se l’Italia di Bearzot è diventata campione del mondo dopo tutte le polemiche scoppiate nella Casa del Baròn di Pontevedra, la sede del ritiro degli azzurri a Vigo, e le interpellanze parlamentari in Italia, un po’ di merito vanno anche al silenzio stampa e a quel mio famoso articolo di venti righe di cui sono finalmente tornato in possesso e che domani, magari, leggeremo insieme, parola per parola, su questo sito. S’intitolava: Le mogli in premio (se passano). Ed era siglato (C.P.) in fondo a pagina 3 dell’inserto speciale del Giorno sui Mondiali di Spagna. Dal nostro inviato a Vigo, 7 giugno 1982. Ma come? Il silenzio-stampa degli azzurri è iniziato il 23 giugno, cioè più di due settimane dopo e nello stesso giorno di Italia-Camerun 1-1? Ed è qui che i conti non mi tornano più.