Se fossi Napoleone B. butterei a mare il Pesciolino rosso

2 ottobre, giovedì                   Se vi racconto quante cose ho fatto stamattina, lo so già: non mi crederete o, in alternativa, mi prenderete per matto. Ma sono più dispettoso di un pinguino di Adelia, nell’Antartide, che dà una spintarella e butta a mare dalla scogliera, a picco sulle acque, persino il fratello-gemello per non essere catturato dalle tremende foche leopardo. Come dovrebbe fare Napoleone Brugnaro col suo Pesciolino rosso per evitare di passare un’altra stagione nella Valle di lacrime che non è molto distante dalla sua villa megagalattica al confine tra le province di Treviso e Venezia. Più in là che di qua della laguna. Insomma più vicina a Mogliano che a Marocco. E quindi pensatela come volete, anche che sono irritante e provocatorio, ma io ve lo svelo lo stesso come ho passato la mattinata.

La mia sveglia suona piano, che quasi nemmeno la senti, regolarmente alle 7 e 28. Ogni giorno. D’estate o d’inverno, in primavera o ad autunno. Perché alle sette e mezza, non dico in punto ma quasi, ai rintocchi delle campane del duomo di San Lorenzo, anche con la neve che scende dalle Dolomiti o la bora che viene da Trieste, apro la porta a Stefano vedendolo arrivare in bicicletta dal finestrone che butta sulla strada. Prima che lui suoni al campanello e mi svegli la Tigre. Che già s’alza che ha sempre la luna di traverso e non vuole, dice, che l’accechino i timidi raggi del sole che filtrano dalle tapparelle. Figuratevi se perde il sonno: m’ammazza ruggendo.

Stefano è una bravissima persona. Cosa avevate capito? Con la cara Cristina, la moglie, ha un edicola nel cuore di Mestre. Proprio all’uscita della chiesa della piazza. Ed ogni giorno alle sette e mezza, minuto più, minuto meno, mi sporge i giornali. Che sono sempre quattro: la Repubblica, il Corriere della sera, la Gazzetta dello sport e il Gazzettino di Venezia. Quando non diventano sei al lunedì nel quale compro anche lo Stadio, abbinato a Tuttosport, per avere notizie del campionato di A2 con i risultati della domenica. Che la Nerazzurra, travestita di rosa, nemmeno pubblica se non le allunghi la solita mancetta che il presidente della Lega nazionale di pallacanestro, Francesco Maiorana, si rifiuta di dare a Urbano Cairo e fa benissimo.

Quattro giornali al giorno, quando non sono sei o sette, magari anche tolgono il medico di torno, ed io scoppio oggi di salute come non mi succedeva da un paio di lustri, ma sono senz’altro troppi. Però proprio non ce la faccio a leggere le articolesse di Luigi Garlando o Massimo Gramellini sul computer e men che meno sul telefonino. Che detesto più dell’Intertriste. Per non scendere in politica e infastidire i meloniani. Che, oltre ad essere nostalgici fascisti, sono pure arcipermalosi. Bene. Che dico? Male. Anzi, malissimo. Perché se aggiungete gli inserti, che tengono in vita i quotidiani di Cairo, El Cann e Caltagirone grazie alle profumate sponsorizzazioni, le riviste sportive di calcio, basket e tennis, di cui golosamente faccio la raccolta, e le Settimane enigmistiche della Tigre, che fanno impazzire lei più ancora di DindonDan Peterson, dirimpettaio del mitico Stefano Bartezzaghi, sono ormai finito quasi in bolletta.

Dal momento che per farla breve, se ce la faccio, ma la cosa mi riesce sempre molto difficile, questo vizietto dei giornali di carta che pure t’insudiciano le mani e odorano di nafta, mi è costato solo nel mese di settembre la bellezza di 318 euro. Ho qui sotto agli occhi la distinta di Stefano e Cristina che, se volete, vi posso anche mostrare. Per non parlare del centone che ho ieri buttato al vento per abbonarmi alla LBAtv che è la nuova televisione che la Lega di Umberto Gandini ha ideato in proprio per mostrare in diretta tutte le otto partite della serie A di ogni giornata di campionato che erano gestite nelle passate stagioni da Dazn. Peccato che le stesse partite non si possano (sinora, lasciatemi almeno questa speranza) vedere sul televisore. Robe da matti, ma solo alternativamente sui detestati cellulari o pici.

Nessuno poi mi sa dare una spiegazione dell’assurdo di tutti gli assurdi. Per il fatto che Gandini è stato da tempo sfiduciato da Milano, Tortona, Treviso, Trento e non Trieste, oltre che da Claudio Coldebella che è fuggito da Reggio Emilia al Maccabi dopo aver sfornato il pasticciaccio brutto che mi puzza tanto di Banda Osiris. E credo d’aver un buon naso se il nuovo presidente è diventato Maurizio Gherardini e il responsabile della tivù che non si vede in tivù è da domenica Alessandro Mamoli scappato da Sky e da Ciccioblack Tranquillo. Come per primo vi avevo anticipato da mesi. Ho i numeri di telefono d’entrambi e quindi domani magari li chiamo. Se mi rispondono. E sempre domani vi racconto cosa ho combinato dopo la sveglia delle 7 e 28.

Intanto accontentatevi che anche oggi ho scritto dopo l’incasinatissima mattinata. Dove sono riuscito ad andare dal barbiere e successivamente, bello sbarbato, in palestra per più d’un’ora. E poi dal massaggiatore a Mirano che non è proprio dietro l’angolo di casa. E ancora dall’amico cardiologo che mi ha detto che sono uno splendore e col quale sono poi andato a pranzo per festeggiare. Al Leone di San Marco, il miglior ristorante di pesce della mia regione. Come vi possono confermare Simone Pianigiani, Max Chef Menetti e Frank Vitucci, tre dei cinque disoccupati eccellenti con Gas Gas Trinchieri e Ray-Ban De Raffaele. Dimenticando il mio buon Gianmarco P(r)ozzecco trattato anche dai suoi ex compagni di merende come uno straccione. Povera Italia della palla nel cestino! Granseola al naturale, ma io ci metto sempre un goccio d’olio e di limone. Anche se non si dovrebbe. Mazzancolle di laguna,  piccole come gamberetti, e polentina bianca. E infine paccheri con treccine di calamari, pomodoro e mentuccia. Una religione.

Ps.: nella foto il mio sindaco, Luigi Brugnaro, che io affettuosamente chiamo Napoleone, che in piazza San Marco va a pesca nell’acqua alta del suo Pesciolino Rosso. Che per quei pochi miei aficionados che ancora non lo sanno è il presidente della Reyer e vice della Fip, Federico Casarin. Che ha già perso le due partite a cui Napoleone teneva tanto: il terzo derby di fila con l’affamata Nutribullet e la prima di Eurocup in casa con il tenero Aris Salonicco. E per fortuna che nel match d’esordio di domenica in serie A al Taliercio arriva la squadra più scarsa che ci sia: il Cremona di Davide Casarin che non può fare subito un torto al padre che pur gli è sempre stato troppo addosso complicandogli la crescita. A domani…