15 febbraio, sabato Avete presente i tetti di Parigi dipinti da Paul Cezanne dal quinto piano d’un immobile di Montparnasse? O da Vincent Van Gogh? Una meraviglia. Ecco. Fate conto che questa mattina mi ha svegliato il sole che entrava nella stanza e mi sono alzato. O bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao. Forse è il caso che ricominci l’articolo tutto daccapo. Visto che già sono pochi quelli che mi leggono su questo blog e ancor meno su Facebook quando ripropongo lo stesso pezzo che – ben lo so – non può essere apprezzato dalla gente che sta con la Meloni e il suo governo. Per il quale eufemisticamente non nutro una grandissima ammirazione. Insomma, dopo tre giorni grigi in cui è anche piovuto a Torino pur senza costringermi mai ad aprire l’ombrella, che per la verità mi ero dimenticato d’infilare mercoledì nel bagaglio a mano, stamattina dal settimo piano dell’hotel che amorevolmente m’ospita sino a lunedì, sono rimasto accecato dal sole che invadeva la mia stanza e incantato dai tetti delle case di Torino che non hanno molto da invidiare a quelli di Parigi con le gambe aperte decantata da Gino Paoli e Ricky Gianco. Anche perché sullo sfondo brillano le Alpi imbiancate di neve e in particolare, se non sbaglio, il Monte Rosa. Che, almeno questo, non è di proprietà di Urbano Cairo e della sua Gazzetta dello sport. Che da un paio di giorni non ha manco mezzo inviato al seguito delle Final Eight di Coppa Italia che stanno avendo un successo imprevisto.
Oggi l’Inalpi Arena che, tanto per intenderci, è abbondantemente l’impianto sportivo più bello, accattivante e accogliente d’Italia, sarà piena come un uovo. E così anche domani. Ovvero sold out come dicono quelli bravi che sanno l’inglese e sono laureati in qualcosa. Quindi non è il mio caso dal momento che ho studiato sino alla quinta ginnasio il tedesco e mastico un cincinin lo spagnolo e il portoghese che somigliano molto al dialetto veneto. E ho fatto l’università dopo la maturità classica che ho preso nel ’68, l’ultima volta in cui si dovevano portare tutte le materie con quattro scritti (italiano, dal latino all’italiano e dall’italiano al latino, oltre al greco) e tutti gli orali (italiano, greco, latino, matematica, geografia astronomica, scienze, storia e filosofia). Prima a Padova e poi a Ferrara. Prima medicina e poi farmacia. Un disastro peggio dell’altro. Anche perché a vent’anni, cioè ancora minorenne, ho sposato la Tigre col consenso di mio padre. A patto che mi fossi laureato. E difatti tra otto giorni festeggeremo i 55 anni di matrimonio: per fortuna che me ne sono ora ricordato.
Come mi perdo io nei discorsi credo che non ci sia nessuno peggio di me al mondo. Con l’aggravante che tra un quarto d’ora devo volare al palasport e per motivi che non vi sto qui a spiegare, altrimenti ricado nel mio vissuto che magari non interessa assolutamente a nessuno, devo spedire questo pezzuncolo dovendo rinunciare non solo alla foto, che era quella di Valerio Antonini, presidente di Trapani, scattata dal mio cellulare, ma soprattutto a magnificare questo evento che anche giovedì nei quarti di finale di Trento-Reggio Emilia 85-80 e di Trieste-Trapani 74-72, così come ieri nelle semifinali delle donne vinte da Venezia e Schio che domani alle 12.30 si giocheranno la loro Coppa Italia, ha avuto un seguito insperato oltre che notevole. Al punto che se ieri sera Vanessa Incontrada, che ho incontrato dopo mezzanotte a cena nello stessa pizzeria dove si mangia sino alle due di notte e pure bene, non come ai Quattro Soldi, ma – diciamo – quasi, avesse risposto “sì, grazie, vengo volentieri a vedere l’Armani contro Brescia e poi anche Trento-Trieste (senza passare per Venezia)”, avrei dovuto darle il mio credito e comprarmi un biglietto dai bagarini.
Per Vanessa, che sino a domani è al Teatro Alfieri di Torino in Ti sposo ma non troppo, questo e altro: è la mia preferita in assoluto e glielo ho dichiarato. Arrossendo. Forse. E comunque nei prossimi giorni vi racconterò tutto e di più di questa città, dove verrei di corsa a vivere domani stesso, e di questa Coppa Italia che mi ha entusiasmato più di tutte le altre quarantotto che ho seguito nella mia vita di cantastorie dei canestri. Così come vi racconterò di Ludovico Viberti, fantastico figlio di Giorgio e nipote di Paolo, che ieri ha vinto i 50 rana in 26’’29, gran tempo, nel meeting del Centro Nuoto torinese. Nonostante Trapani sia stata eliminata per colpa soprattutto di Gelsomino Repesa e in molti si siano strappati i capelli. Cominciando da Giannino Petrucci come mi hanno raccontato. Ma non ci voglio credere. Perché di un tipo come il ricco Antonini, mi spiace per gli amici siciliani, il nostro basket, pur in grosse difficoltà, soprattutto economiche, può volentieri farne a meno.