Sacripantibus alla Virtus: benvenuto pure tu all’inferno

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Lo dovevo sapere che non gli dispiaceva Sacripantibus, ma che Alessandro Dalla Salda arrivasse a portarlo alla Virtus dopo quello che l’ex trainer di Avellino aveva fatto a Max Chef Menetti perché non prendesse il suo posto alla Sidigas, questo l’ho scritto ieri e lo ripeto oggi: non ci voglio credere e continuerò a non capirlo sino a quando non lo vedrò con i miei occhi sudare, scamiciato e trafelato, apprensivo e paffuto, sulla panchina della Segafredo Zanetti. Benvenuto all’inferno. Come titola da anni Walterino Fuochi su Repubblica. E stavolta lo copio. Ovviamente col suo consenso. Il cerchio dei dannati si è finalmente chiuso dopo che l’ultimo allenatore ha trovato una squadra nella serie A che conta. Ancora ieri prima di cena avevo saputo di Nenad Vucinic, un nome a sorpresa, in quel di Avellino come voleva la proprietà (il lunatico e misterioso Gianandrea De Cesare) e come vi racconterà domani anche Mamma Rosa con il solito ritardo ormai canonico d’almeno un paio di giorni, ma Papà Urbano non ci farà di nuovo caso dal momento che del basket non gliene importa un tubo e meno che meno dell’appassionante duello scudetto tra Milano e Trento adesso sul due pari. Infatti nella prima pagina della Gazzetta di oggi ci sono il Ninja e Neymar, Kluivert jr e Verdi, Vettel e l’Errani, ma neanche un accenno a Shavon Shields, figlio del grande Will, stella del football americano Nfl, e ai suoi playoff da sballo tutti da scoprire e da incensare. A mezzanotte Hogue e Sutton hanno accolto l’mvp della quarta finale tricolore al loro tavolo nel giardino del Green Tower: pure i due mori di Trento l’hanno applaudito e si sarebbero anche dovuti togliere il cappellino rosso alla ciclista con il quale in testa sono sicuro che vadano anche a letto, ma nessuno ha trovato il coraggio d’andarglielo a dire. E ti credo: fanno paura solo a guardarli e per questo Simone Pianigiani ancora si domanda come abbiano potuto Jerrells (impresentabile) e Goudelock (impalpabile) sognarsi di provare a sfidarli sotto canestro quando l’Armani aveva in pugno la partita (42-53) e a cavallo del quarto periodo si è schiantata contro il muro senza vie di fuga di Vicolo dei miracoli risvegliandosi frastornata dalla tonnara e con le ossa sbriciolate (73-57) solamente perché il tonno non ha le lische. Milano allo sbando e da bere tutta d’un sorso come si diceva ai tempi di Bettino Craxi e di suo cognato Paolo Pillitteri. Milano tutta sbagliata ho risentito ripetere dopo il suono della sirena. Ed in effetti quando, prima del calvario, i migliori erano stati tre dei nostri (Cinciarini, Abass e Cusin) che per tutta la stagione hanno portato le valigie agli altri, anche a me è venuto da credere che nei tre ruoli chiave si sia di nuovo pescato male al supermercato d’importazione dall’estero. Cominciando da Kuzminskas che è una croce ed è stato delizia un’unica volta in tutto l’anno. Milano con le spalle al muro perché se perde domani è finita e con Pianigiani già alla berlina di fronte ai sacerdoti del tempio con le pietre in mano pronti a tirargliele perché secondo loro l’Armani non ha ancora un gioco ed è un gioco che dura poco. Magari non la pensavano uguale appena quattro giorni fa o forse lo dicevano sotto voce per non essere sentiti e poi smentiti. Troppo comodo. Ditelo allora subito che Trento vincerà lo scudetto se davvero non la pensate come me e riuscirò anche a capirvi qualora questo sogno non si realizzasse. Però non prendetevela con il senese solo perché è della Lupa o perché Jerrells e Cinciarini nell’ultimo quarto sono stati uno peggio dell’altro, mentre Goudelock si era andato a nascondere, o perché Kuzminskas girava alla larga dai tabelloni e difendeva come un cane randagio o perché Simone non ha fatto giocare Pascolo che invece nelle altre tre finali era stato un fenomeno. Ma in quale film? Probabilmente in un altro cinema all’aperto. Dove fa comunque caldo e sullo schermo le gemelle Kessler ripropongono il vecchio Dadaun-pa di Studio Uno. Però adesso fatemi almeno il favore di spiegarmi, voi che ne sapete una più del libro, per quale strano e contorto meccanismo Trento, che è assodato che non usa le buone maniere per difendere, tira ogni volta il triplo dei tiri liberi di Milano che le prende e basta. E dite pure che è una mammoletta più di Mamoli. E comunque Tarcezwiski è uscito dal quadrato che era una maschera di sangue e gli hanno fischiato persino fallo. Ed è stata giustamente data la colpa allo spirito santo. Quanto a Sacripantibus potrete leggere domani sempre su questo blog i particolari inediti di una storia che è stata il capolavoro del suo manager: Virginio Bernardi. Ora si è fatto molto tardi e devo ancora gustarmi la registrazione dall’Allianz-Dome di gara-2 di finale tra Trieste e Casale Monferrato di cui magari sapete già il risultato. Ma guai se me lo rivelate: giuro che vi strangolo. Anticipandovi solo che Marco Martelli, il nuovo diesse della Virtus e buon amico di Bernardi, avrebbe preferito Walter De Raffaele (sondato) alla guida della Segafredo e, in seconda battuta, Fred Buscaglia (interpellato), entrambi sotto contratto. E perché allora non trattenere Ale Ramagli che costava la metà e al quale non è mai andato di traverso Pietro Aradori? Vale così meno di Pino Sacripanti? Non credo.