Spesso mi faccio delle domande che mi tormentano e alle quali non sempre so dare una risposta semplicemente perché mi sembra sin troppo scontata. Nel senso che se uno ti chiede a bruciapelo “ma chi ti credi di essere?” non penso che tu debba spiegargli che hai di te stesso una stima infinita e che ti vedresti bene solo seduto accanto al padreterno. Alla sua destra o alla sua sinistra? E’ indifferente: risponderebbero insieme Giannino Petrucci e Ciccioblack Tranquillo. Per esempio mi domandavo qualche giorno fa quale senso avesse (e abbia) un’A2 a trentadue squadre se poi c’è un’unica promozione. Devo forse rispondere “nessuno” come fece nell’Odissea il ciclope Polifemo? E allora perché non si allarga la serie A a diciotto club con tre retrocessioni? E’ tanto difficile? Sembrerebbe proprio di sì. O perché la Virtus non ha più cambiato allenatore? Semplicemente perché non ha un euro. Però secondo te dovrebbe farlo? Non più adesso. E perché? Per almeno un paio di ovvie ragioni: 1. perché l’uomo Dalmonte non va a Bologna gratis e semmai non si muove da Pesaro. Dove è di casa; 2. perché Valli (nella nebbia più totale) ha un contratto sino all’estate 2017. Ma la Virtus (penultima) rischia davvero di retrocedere? Quella che ho visto domenica non credo. Ma dissi la stessa cosa anche di Capo d’Orlando (ultima) quando perse all’overtime con la Reyer al Taliercio. Non è mai bello parlare dell’inferno, ma una delle tre tra Pesaro, Bologna e l’Orlandina è certo che a maggio ci finirà dentro. Più probabilmente la siciliana che però nel girone di ritorno riceverà in casa Torino e Virtus, che ha già battuto a domicilio, e pure Caserta che non può dunque stare tranquilla soprattutto dopo essere scivolata sulla buccia di banana varesina. E perché non la Manital di Franck Vitucci? Ecco, questa è un’altra domanda retorica. Risposta lapalissiana: perché ha Frank Vitucci, uno dei pochi allenatori che salvo in Italia. Il resto sono “improvvisati”, come li ha definiti Artiglio Caja con il coraggio che tutti gli altri colleghi non hanno. Di sicuro anche Torino ha i suoi casini: Dyson e Miller sono ora indagati per rissa e quindi magari sarebbe il caso di rimandarli entrambi nel loro Paese. Mentre Pesaro prende tempo con Riccardo Paolini e qui non so più dirvi se abbia fatto bene. Si vive alla giornata e la prossima propone Torino contro Caserta. Anche se credo che le sorti di Valli e Paolini siano legate all’esito dello scontro diretto della prima domenica di febbraio. Nel frattempo i Sindoni, padre e figlio, potrebbero anche ravvedersi e riconsegnare Capo d’Orlando a Giulio Griccioli. Come ritengo avrebbero già dovuto aver fatto. Ma torniamo al tormentone che è il figlio più bastardo della satira: insistente e tagliente come la falce del contadino che sega l’erba senza andare tanto per il sottile. E per questo è il mio preferito. Perché Giovanni Bruno o Bruno Giovanni, che sono poi la stessa persona, cioè il direttore molto pappamolla delle varie di sport di Sky, non mi dà per una volta retta e cambia nome alla rubrica Basket Rom, con una sola o mi raccomando, e la chiama Basket Black, così resta al passo con l’attualità, in bianco e nero e non più a colori? Perché l’amico golfista, Ruggero Palombo, pungente firma della Gazzetta, è d’accordo con me quando scrive che Giovanni Petrucci è il peggior presidente federale degli sport di squadra che all’Italia e al basket potesse capitare? Perché tutti son contenti che il preolimpico sia stato assegnato a Torino e nessuno si domanda quante cose più importanti si sarebbero potute fare con i milioni che il Governo e il Coni hanno stanziato per l’evento? Perché se al preolimpico di Torino non ci toccherà in sorte la Francia, come sono pronto a scommettere, potrei allenarla anch’io la nazionale di Gallinari e andarci lo stesso con gli azzurri a Rio? Perché Phil Goss preferisce il whisky al caffellatte? E perché mi raccontano che il Pesciolino rosso di Venezia alle assemblee di Lega fa sempre scena muta? Perché da un po’ di giorni mi sono messo in testa che la Cantucky dell’imperatore di tutta la Brianza, Dmitry I Gerasimenko, da oggi ufficialmente presidente, vincerà lo scudetto? Perché Marino Marino Marino non è più carino, come nella canzone (versione femminile) di Rocco Granata, con gli arbitri e qualche giornalista di Brindisi? E perché due dei tre fischietti di Brindisi-Pistoia, i nomi non li faccio, andateveli a cercare, non dovrebbero più arbitrare per i prossimi vent’anni, come del resto il giovane Perciavalle visto domenica in laguna? Perché Gelsomino Repesa non ride neanche quando vince e invece piange “Siamo pochi”: non sarà che già mette le mani avanti in vista della Coppa Italia che Proli gli ha ordinato di vincere? Con i perché senza risposta potrei anche andare avanti in eterno, ma qui mi fermo perché ho i tortellini di Valeggio sul Mincio pronti in tavola, perché c’è l’EuroCup, perché c’è Coppa a Varese, non me ne dimentico, e perché soprattutto c’è Lazio-Juve di Coppa Italia in tivù. Anche se purtroppo su Raiuno.