Sull’aereo con Michel Platini fumando un Marlborino

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Tra ieri sera e oggi a mezzogiorno mi avranno scritto almeno in cento facendomi tutti la stessa richiesta: vorrei far parte anch’io di quella piccola nicchia di cinque o sei amici che dici d’avere. Beh, devo essere sincero: dopo la doppietta di Candreva all’Inter questo è il più bel regalo di Natale che potevo quest’anno desiderare. E una lacrimuccia, non da coccodrillo di Peter Pan, ha rigato la mia guancia sinistra, mentre uno schiaffetto davo alla destra: hai visto, somaro, che in fondo sono in parecchi che riescono ancora a volerti bene? Questo in verità l’ho sempre saputo e mi sarebbe anche piaciuto qualche volta ricambiare tanto affetto, ma sono stato spesso frenato dalla paura di farvi del male dichiarando al mondo intero che siete miei amici. Perché sono circondato, vi dovete fidare, da così tanta gente che mi è ostile, e che non perde occasione per dire in giro che sono un bastardo, che voi neanche vi potete immaginare. Quando infatti ho scritto per esempio che Peterson e Caja sono miei amici, sapete poi tutti come è andata a finire: Dindondan è stato fatto fuori da Sky e dal direttore Giovanni Bruno per accontentare una seconda volta l’invidioso Flavio Tranquillo e Artiglio, che è uno dei pochi bravi allenatori di basket che abbiamo ancora in Italia, ha dovuto accontentarsi di prendere per i capelli la squadra della capitale, ultima in classifica nel campionato di seconda lega con zero punti e neanche un euro sotto al materasso. Non nego del resto d’essere permaloso e che proprio non ce la faccio a leccare il culo ai potenti, altrimenti adesso sarei come minimo direttore dello Svegliarino di Forlimpopoli, ma anche con un po’ di fortuna del Corriere della sera. Così come mi viene l’orticaria ogni qual volta vedo Alex Del Piero che fa il sacrestano in televisione, per non parlare della strana coppia Buffa-Tranquillo o di Ambrosini e Costacurta che ne sanno una più del libro di James Naismith che, per chi ancora non lo sapesse, ha inventato la palla nel cestino. Ma soprattutto mi è diventato sempre più difficile mettere la mano sul fuoco per qualcuno dopo essere stato scottato da chi si confessava (di nascosto) mio amico al Giorno o al Gazzettino e in Coppa del Mondo di sci a Cortina o a Bormio, ma anche indirettamente nella vita di tutti i giorni. Buon ultimo Michel Platini, le Roi che io chiamavo l’Immenso e che ancora oggi non posso pensare che abbia potuto fare quelle cose. Con lui difatti avevo un ottimo rapporto soprattutto nelle trasferte di Champions con la Juve. Quando, subito dopo il decollo del charter bianconero, mi strizzava l’occhio e mi proponeva: “Dai, Claudio, che andiamo a fumarci un Marlborino”. Come diceva lui “Marlborino”, arrotando la erre meglio di un arrotino, non me lo potrò mai dimenticare. Ci si sedeva in fondo all’aereo, dove a quei tempi si poteva ancora fumare. Uno accanto all’altro. A due passi dal paradiso. Parlando del più e del meno. E pochissimo di pallone. Vedi, una sola volta mi disse indicandomi Luciano Favero e Massimo Bonini, anche loro, correndo anche per me, sono diventati dei campioni. E le Marlboro da una diventavano presto tre o quattro. Si scherzava e si rideva. Era ironico, intelligente, irriverente. Tante i messe insieme e per questo Immenso, con una sola I maiuscola. O forse sono solo fatto male io. Che vado più d’accordo con quelli che voi chiamate demoni. Come Luciano Moggi e Ferdinando Minucci. Ai quali proprio ieri ho fatto molto di cuore gli auguri di un 2016 migliore. Anche del vostro.