Juventini si nasce e si vince uno scudetto ogni anno

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Oggi il mio primo nipote compie sei anni. E gli ho regalato la bicicletta. Senza rotelle. Una Torpado rossa. Col caschetto. Ogni volta che scrivo “rotelle” rido tra me e me. Perché penso a quel cafone, ignorante più di una capra, che aveva fatto i soldi costruendo case popolari nel dopo guerra e si vantava di mandare le sue figlie a scuola a Venezia dalle Due rotelle. Liberamente traducendo dal volgo all’italiano. Sì, insomma, avete capito: non ci vuole molto. Dalle Dorotee, le suore maestre del convento di santa Dorotea. A Cannaregio. Con una gi sola mi raccomando. E intanto mi scappa di nuovo da ridere. Dicevo di Edoardo. Che qualcuno chiama Edo e qualcun altro Dodo. Che ha oggi sei anni e ha già vinto cinque scudetti. Parli sempre di calcio. Mi sgrida la Tigre. In verità che poi Dodo abbia preso dal nonno e da Bicio, mio figlio, una sana passione per la Juventus, questo non può farmi che piacere. Sa tutto dei bianconeri di Max Allegri: numero, ruolo, nazionalità, provenienza, morosa moglie o compagna. E va matto per Claudio Marchisio. Oltre che ovviamente per Paul Pogba e per Paulo Dybala. Difatti, per tagliare la testa al Toro, lo chiamo Principino e lo faccio così tre volte contento. Però già legge. Pure in inglese. Meglio di me, ma ci vuol poco. E in aritmetica è un cannone. In più gioca a pallacanestro col Basket Mestre. Con Rocco ho dovuto invece combattere per farlo un piccolo grande fan della Signora in bianco e nero. Suo padre infatti è milanista. Lui dice all’acqua di rosa, ma non gli credo: l’ho visto a San Siro come è andato giù di testa al gol di Alex e come lo guardava allibito mio nipote tutto riccioli neri. Con la numero sette a strisce di Zaza. Che gli ho regalato dopo Juve-Napoli. Ricordate? 1-0 a metà febbraio, sberla di Simone Zaza al minuto ottantotto. Il gol del definitivo sorpasso e dunque dello scudetto. E comunque Ricciolino ha quattro anni (e mezzo) e ad ogni maggio, da cinque, ha vinto un campionato. Non male: e lo volevano rossonero. Ha la maglia di Zaza e pure quelle di Dybala, Morata, Pogba e Marchisio. Voleva anche la 1 di Gigi Buffon, il suo preferito, ma al Ligotto di Torino mi hanno detto che l’Adidas non fa le taglie piccole per il più grande portiere del mondo. Da non credere. E allora forse sarà meglio tornare alla Nike. Come mi ha suggerito all’orecchio un uccellino. Più soldi in cassa e la divisa di Buffon da due a diciotto anni. Bisogna trattenere Pogba e Dybala, ma anche Alvaro Morata. E comprare un paio di centrocampisti. Rinunciando magari a Sturaro e Asamoah che in questa stagione non hanno convinto. Intanto proprio oggi i due grandi vecchi, Buffon e Barzagli, hanno rinnovato sino al 2018. E comunque io mi fido ciecamente di Fabio Paratici, il principe del mercato, che non ha mai sbagliato un colpo grosso. Le trentatré righe le ho già abbondantemente superate. Quindi vi aggiorno sul Ghiro d’Italia e poi chiudo. Prima vittoria italiana nella corsa in rosa alla quale finalmente Diego Ulissi ha dato una scossa. Il livornese di Cecina se ne è andato via sullo strappo del Fortino a dieci dal traguardo di Praia a Mare e nessuno l’ha più ripreso. Quanto ai playoff di basket, fate finta che sia volato sulla luna. Dove non si prende Sky. Toccata e fuga in re minore. Ma domani torno, mi vedo tutto e poi vi racconto.