Natale in Villa Rodella: risottino coi funghi, cucina Galan

Nel Veneto non si parla d’altro. Nel resto d’Italia magari anche no. Ma di cosa? Non tanto dei due funghi avvelenati (e mortali) che sono stati sequestrati giusto ieri al Maap di Padova: zitti zitti, si erano infilati nella cassetta di due chili e mezzo di ovoli già in vendita nel supermarket del centro e sarebbero pure finiti in padella (ma sono buoni anche crudi) se non fossero intervenuti i benemeriti micologi dell’Uls 16. Venivano da Postioma di Paese, in provincia di Treviso, ma prima d’arrivare nella città del Santo s’erano fermati anche a Salzano, nell’entroterra veneziano, assieme ad altre quattro cassette che da lì però non si sono più mosse. O almeno lo spero. Con l’Amanita phalloides non si scherza: t’ammazza in breve tempo. Difatti la chiamano anche ovolo bastardo o, peggio, angelo sterminatore. E’ bello, irresistibile, slanciato, come Raoul Bova, ma ti spappola il fegato e ti toglie la vita in poche ore. I primi sintomi sono vomito, diarrea e forti dolori addominali. Insomma se vi siete svegliati stamane con il mal di panza e ieri sera avete fatto una scorpacciata di ovoli dal cappello verdognolo, al posto vostro farei subito un salto al pronto soccorso. Non si sa mai, io vi ho avvertiti. L’infame e subdolo cresce nei boschi umidi dell’Est d’Europa ed è importato nel BelPaese dopo chissà quali controlli. Io comunque alla mia Tigre ho (sommessamente) ordinato: non voglio più mangiare funghi da qui a Natale. Quando magari ho pensato andremo tutti a pranzo a Villa Rodella  tra i gentili Colli Euganei e da Giancarlo Galan, squisito padrone di casa, ci faremmo cucinare un bel risottino o anche due tagliatelle coi chiodini. Come le ha mangiate George Clooney da Ivo a Venezia nella cena del suo modesto addio al celibato. Ecco proprio del nostro caro ex Doge vi volevo parlare perché, come vi avevo cominciato a raccontare, non si parla d’altro in questi giorni tra i veneti che due su tre, per un totale di un milione e mezzo, l’hanno in verità sempre votato e eletto, amato e voluto come loro (e mio) santo governatore dal giugno del 1995 all’aprile del 2010. Di Galan vi dovete fidare ad occhi chiusi e, se vi garantisce che i funghi li ha colti con amore sua moglie Sandra nei boschi delle colline intorno a Padova, mentre lui era a Opera in galera, e poi li ha seccati per mangiarli insieme a Natale, come a casa Cupiello, gli dovete assolutamente credere. Faccio invece fatica a credere agli avvocati Niccolò Ghedini e Antonio Franchini quando sostengono che il loro innocente assistito ha perso venti chili dietro alle sbarre. Certo, è un po’ dimagrito, ha il viso filato, ma il pancione è ancora peggio del mio e non sembra proprio venire come Ghedini dal Biafra. E quindi sapete cosa vi dico? Che un altro paio di lustri di vacanza a Opera, nell’hinterland milanese, non gli avrebbero fatto poi così male. Con tutto quel che “gà magnà” da governatore, può stare a digiuno anche cent’anni, gli ha difatti gridato dietro un contadino che passava oggi in bici davanti alla villa di Cinto Euganeo sulla ciclopedonale che costeggia il Bisatto che è un canale emissario del Bacchiglione. Dove il prossimo Ghiro d’Italia potrebbe anche fare una piccola deviazione per transitare proprio davanti al parco-giardino (con chiesetta privata) di Gian Galan nella tredicesima tappa da Montecchio Maggiore a Jesolo del 22 maggio, il giorno prima della infinita cronometro di 59 chilometri da Treviso a Valdobbiadene. Sempre che l’ex Doge sia sempre lì rinchiuso ai domiciliari a raccogliere margherite e giocare con il cane dietro i cancelli. Nella sua gabbia dorata. E i ciclisti non gli gridino ancora “ladro” o anche di peggio. Come ieri. “Maledetto! Ghe xe fameje che non gà la ciopa de pan in tola e ti te si beato in casa”. Mentre sui web scatenati del Veneto ben il 94 per cento sostiene che Galan avrebbe meritato una pena molto più severa di quella che vorrebbe patteggiare. D’accordo, però a patto che il 66 per cento che in passato l’ha votato adesso non lo neghi e non giuri che non lo rifarebbe. Bugiardi e democristiani che non siete altro. Cioè veneti.