Matteo Boniciolli insegna ai giovani della Fortitudo come si fa a non perdere più una palla

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Negli ultimi tempi non mi sono perso una sola partita in televisione. Non ci credete? Allora interrogatemi. Com’è finita Fortitudo-Orzinuovi? Troppo facile: 78-56 per l’Aquila di Bologna. Miglior marcatore: Matteo Montano, classe 1992, con 22 punti. Vi dirò di più: il nome da tenere a mente è però un altro: Leo Candi, play-guardia, che lunedì compirà diciotto anni. Ti si crede e dunque: qual è la squadra che più ti è piaciuta? L’ultima della classifica. Ovvero la Pasta Reggia dell’ex Bonsai di Caserta. Il che la dice lunga sulla qualità del nostro campionato. E quella che ti ha più deluso? Di riflesso la Reyer di uno Stone pasticcione e di un Ress assai giù di tono, ma anche la Granarolo se penso che ha segnato 14 13 15 e 14 punti in ciascun quarto contro una Reggio Emilia in crisi “patocca”. E così adesso mi domando di nuovo: perché Renatone ha avuto tanta fretta a confermare per altri due anni Monti e Valli con tanti allenatori in giro che sono molto meglio? Evidentemente perchè costa poco ed il budget della Virtus di Villalta è quello che è: ossia il più basso della serie A dopo Pesaro. E di questo bisogna sempre tener conto altrimenti tutto lapalissianamente sarebbe scontato. E invece non lo è. Se devo infatti fare una classifica dei club a sette giornate dalla fine della stagione regolare metto al primo posto la sorprendente matricola Trento e non Milano. E al secondo proprio Bologna, che ha speso bene, e non Sassari o Venezia. Però Venezia ha l’allenatore dell’anno. E dopo Recalcati chi ci metti? Davvero non saprei. Mi verrebbe da dire proprio Vincenzino Esposito. Anche se difficilmente riuscirà a salvare la Pasta Reggia visto le tre partite che deve ancora giocare in casa contro l’EA7 Armani, il Banco di Sardegna e la Grissin Bon. Peccato. Perché sarebbe bastato che Attrippaldi (con due ti e due pi, tutto in abbondanza) avesse tolto prima il disturbo e che la squadra, dopo Lele Molin, fosse stata subito affidata, cioè alla sesta d’andata, all’ex Bonsai. Che col tempo è cresciuto e soprattutto maturato. In effetti una volta parlava col mio telefono da Seattle, nello stato di Washington, al suo cane nella casa di Caserta. Adesso ha ridato dignità ad un gruppo che pareva allo sbando (con Zare Markovski sulla plancia di comando) e mordente al suo capitano che sembrava ormai in fondo al viale del tramonto. Ha rigenerato Michele Antonutti. Ha rimotivato Claudio Tommasini e Michele Vitali. Ha acceso Moore e Scott. E senza Domercant ha strapazzato la seconda del campionato. Insomma cosa può dare di più un allenatore? Magari dovrebbe vincere pure a Trento, Varese, Avellino o Capo d’Orlando, ma questo è fantabasket. Anche se non bisogna mai smettere di credere nei miracoli. Soprattutto in questo mondo dove ogni giorno c’è qualcuno che scopre l’acqua calda. A Varese per esempio hanno scoperto che Artiglio Caja è bravo e magari domani pure capiranno che Pozzecco potrebbe benissimo fare il manager ancor meglio di Cecco Vescovi che faceva cadere tutto d’alto e non era simpatico ed effervescente come il pazzo di Gorizia. Però mi sono pure arrivate all’orecchio delle voci fastidiose secondo le quali Artiglio, se vuole essere riconfermato, deve conquistare i playoff all’ultima giornata. Quando a Varese tornerà l’amatissimo Orate Frates con Avellino. E allora sapete cosa vi dico? Andate tutti a scopare il mare o il lago. Che da Masnago è più vicino. Ma a piedi scalzi. Percorrendo un sentiero di puntine da disegno, vetri rotti e chiodi ruggini. Nello scorso weekend, come vi ho già dimostrato, ho visto persino Fortitudo-Orzinuovi che fa brutto dirlo, ma è pur sempre una partita di quarta serie. Che sia malato (di pallacanestro)? E’ quel che pensa quotidianamente la mia Tigre. Eppure il duello tra le squadre di Matteo Boniciolli e Massimo Bernardi non mi è dispiaciuto. Forse perché al Madison di piazza Azzarita dovrebbe tornare a giocare anche la Virtus. O forse perché durante i time out si parlava solo in italiano e quello di Boniciolli è stato molto colorito. “Se mi perdete ancora scioccamente una palla, la vedete quell’asta che regge il microfono? Ebbene ve la ficco in quel posto”. Ha tuonato il mulo che ha anche un figlio (classe ’98) che gioca a Trieste in Gold. E nessun aquilotto, vi giuro, di lì in avanti ha più perso una palla. Manco sotto tortura.