Mancava solo che Bombolone Condò parlasse di basket

condò

Anche Fabrizio, il mio edicolante, è andato in vacanza. Poco male: per come segue i Giochi dei cinque cerchi la Gazzetta e pure la Repubblica posso anche benissimo fare a meno di comprare oggi i giornali. Ho poi i minuti contatti perché, se non vi dispiace, parto anch’io domani per il Cadore dove mi dicono piova tutti i santi giorni. E pure di brutto. Così, come ripeterà tutto il mondo sino alla noia, non sai mai cosa metterti addosso. La Tigre sta facendo le valigie, anche la mia, mentre io sono impegnatissimo nella raccolta differenziata delle medicine che non sono poche da prendere al mattino, dopo i pasti e la sera: un lavoraccio. E comunque se pensate che sia lì lì per tirare presto le cuoia, mi spiace ma vi sbagliate. L’ultima PET-TAC, che se non sapete cosa diavolo sia è molto meglio, mi ha dato infatti risposte non dico negative ma abbastanza incoraggianti. E quindi mi sa tanto che continuerò ancora per un bel pezzo a mordere sui polpacci quelli che mi stanno sulle palle con la mia satira da due soldi ma libera e bella come quel famoso shampoo degli anni 70 alla mela verde. Sto cazzeggiando, è vero, mettendo in piazza i cavoli miei, di cui probabilmente non ve ne importa un fico secco, e vi capisco, ma se Paolo Condò (nella foto, ndr) adesso s’occupa anche di palla nel cestino, di cui non ha mai capito un tubo, come per altro anche degli allenatori di football che s’arruffiana in blocco, muovendo invece critiche severe al Gallo Gallinari e facendo persino arrabbiare quel pezzo di pane che è Capitan Nicolò Melli, potrò almeno inserire il Bombolone di Trieste nella top ten della mia (e solo mia) Banda Osiris, di cui Ciccioblack Tranquillo è il leader massimo da trent’anni e Erode Messi(n)a il nuovo presidente onorario? In verità venerdì notte mi sono perso prima dietro a Gigi Marzullo che a Sottovoce ha avuto un ospite d’eccezione come Valerio Bianchini, il grande Vate, che gli ha raccontato le sue meravigliose storie di vita e di basket: James Bond, Pio XII, la moglie Marina, gli studi in medicina e di filosofia, i tre scudetti a Cantù, Roma e Pesaro, le schermaglie dialettiche con DinDonDan Peterson dalle quali usciva comunque sempre vincitore. E poi, già c’ero, ho tirato l’alba seguendo le Olimpiadi del nuoto, il fantastico  e rabbioso bronzo di Simona Quadarella negli 800 e l’amarissimo quarto posto della 4×100 mista-mista con Thomas Ceccon (dorso), Nicolò Martinenghi (rana), Elena Di Liddo (farfalla) e la Divina Pellegrini in ultima frazione che per altro più di sbriciolare il record italiano non avrebbero potuto fare. E così, sveglio come un grillo e col cuore in gola, ho finito per vedermi in diretta di primo mattino anche Italia-Nigeria di cui ieri vi ho già raccontato la trama e il felice epilogo tenendovi però nascosto che la Rai mi aveva fatto di nuovo terribilmente incazzare. Perché sarà anche l’unica emittente che trasmette in chiaro i Giochi di Tokyo, ma su un unico canale, il Due, e così è un pasticcio dietro l’altro. Soprattutto adesso che è cominciata l’atletica in contemporanea al nuoto con la brava Elisabetta Caporale che è diventata una trottola. E negli sport di squadra non puoi interrompere la partita ogni due per tre o magari sul più bello perché devi passare la paalla al windsurf, dove Mattia Camboni si è fatto anche squalificare per partenza anticipata, quando era in testa alla gara e poteva ancora conquistare una medaglia, o al pugilato, dove pure Irma Testa stava combattendo la semifinale dei 57 kg con la tremenda filippina Nesthy Petecio, o alla scherma, dove ve l’avrei potuto anticipare anch’io che la Battiston, la Gregorio e la Vecchi avrebbero perso nella sciabola a squadre con le pestifere francesi. Insomma gli azzurri di MaraMeo Sacchetti avevano chiuso il primo quarto avanti di 12 punti (29-17), ma quando il coordinatore Riccardo Pescante, immagino figlio di Mario, presidente del Coni dal 1993 al 1998 e deputato di Berlusconi dal 2001 al 2013 per non so quante legislature di fila, ha restituito la linea a E.T. Fanelli con le cuffie e all’alpino De Pol con la piuma in testa, i nigeriani aveva rigirato il match come un calzino (34-36) e non capirò mai come abbiano fatto se non caricando di colpe Danilo Gallinari come si è inventato di raccontare il Bombolone Condò alla crema che pure è pappa e ciccia con Ciccioblack, il padrino del Gallo. Insomma per farvela breve, e per l’incazzatura che mi son preso, ieri sono crollato dal sonno solo dopo cena e mi sono svegliato oggi a mezzogiorno. Così non ho ancora letto i giornali che la Tigre non so dove sia andata a pescare il primo d’agosto nel deserto di una città che è scappata tutta al mare nonostante le nuvole nere che stanno scendendo minacciose dalla montagna. E soprattutto non ho ancora acceso la televisione di Stato sulle Olimpiadi. Per cui non so nulla, lo giuro, né di cosa abbia combinato Greg Paltrinieri, il mio supereroe bianconero, nei 1500 o quel fenomeno di Marcell Jacobs nella finale – immagino – dei 100 metri. O ancora la 4×100 mista maschile in vasca o Gimbo Tamberi nell’alto. Ma ho provveduto a registrare tutto dalle tre di stanotte e comunque sono in una botte di ferro dal momento il riassunto delle gare della giornata di Jacopo Volpi con Julio Velasco (e Fiona May) a metà pomeriggio in “Tokyo Best Of” è quanto di più esaustivo e gradevole la tivù ti possa oggi offrire dai Giochi senza la retorica e le esagerazioni dei salotti di Sky e dei suo tromboni. Però adesso ditemi voi: domani devo portarmi dietro anche il pc in vacanza a San Vito di Cadore per scrivere dell’ultima settimana delle Olimpiadi o vado nei boschi a finferli, che preferisco ai porcini, e ci si risente alla ripresa del campionato di serie A? Perché io sarei anche favorevole a sposare la seconda ipotesi, ma se poi Nico Mannion o Paola Egonu o Francesco Di Fulvio o Osmany Juantorena dovessero spingere l’Italia in zona medaglia come potrei andare a funghi facendo finta che a Tokyo non sia successo nulla di così meraviglioso?