La rissa di Bologna è quasi quasi uno spot per il basket

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Bella questa. E vi segnalassi anche chi me l’ha suggerita all’alba sarebbe più bello ancora. Un recente spot della Lega Pallacanestro così si vantava dichiarando no al tifo violento: “Noi del basket siamo diversi, noi del basket siamo un altro sport”. Come no? Queste stronzate, come le ha definite pari pari Giannino Petrucci nell’intervista di Gigi Riva, oggi su Repubblica, in effetti somigliano molto alle auto-celebrazioni della Banda Osiris su Basket Rum: “Ma quanto siamo diversi noi?”. E quindi bravissimi. Da Ciccioblack a Mammoletta seduti a capo tavola. Da So-na-Lagna al nonno di Heidi. Da Bonfardeci o undici, insomma ci siamo a capiti, all’Ellisse, con due elle e due esse, che una volta era redattore capo a Sky e adesso è stata retrocessa ad archivista. Come l’ha definita Mamoli, non io, rivelando che Stephen Curry e LeBron James sono nati nello stesso reparto di maternità. Il che non mi pare una notizia poi così sconvolgente visto che le due superstar della Nba sono venute al mondo nell’ospedale di Akron, in Ohio, a distanza di quattro anni uno dall’altro. E Akron non è molto più grande della mia Mestre e non ha molti più abitanti di MiranoSpinea. Dove sono nati Federica Pellegrini e Luigi Brugnaro: la Divina il 5 agosto del 1988, tre giorni prima di Gallo Gallinari, il più grande perdente di successo della nostra pallacanestro, e Napoleone il 13 settembre del 1961, dodici anni e un mese dopo il vostro pennivendolo. E comunque, se anche non ve lo avessero detto, credo che avreste potuto continuare a vivere ugualmente. Semmai non so se avete visto una foto del sindaco di Venezia in tuta mimetica con il famoso ricciolo che gli si ribella sulla fronte: è davvero uno spettacolo. Che prima o poi vi riproporrò su questo schermo. Ma stavo raccontandovi un’altra cosa e mi sono perso in chiacchiere da Bar Sport o, meglio, da Basket Rom. Bighellonando in sei seduti attorno ad un tavolo. Con Tranquillo e Mamoli per l’appunto a capo tavola senza il tovagliolo sul collo e il piatto che piange. E ancora mancava Marco Crespi. Che per me è un personaggio unico al mondo e difatti mi sono inventato per lui nel tempo addirittura tre nomignoli che sono uno più bello dell’altro: Paperoga dal 1988, cioè dal giorno in cui è diventato all’Olimpia il vice di Michelino D’Antoni e poi di Boscia Tanjevic, Ezechiele Lupo o Lupo Ezechiele, fa lo stesso, da quando si è fatto crescere la barba come James Harden, e infine Crespolo, l’ottavo nano, per gli sforzi immensi che ogni volta fa per arrampicarsi sulla lavagnetta di Sky e disegnare i pick and roll o i pick and pop che piacciano tanto al suo maestro in tivù. Che assolutamente non sopporto e non l’ho mai nascosto. Difatti la cosa che mi fa più incazzare al mondo è quando mi dicono sta Tranquillo. Dei tre soprannomi scegliete comunque pure quello che preferite. Anche se personalmente sono affezionato al Paperoga che da pochi mesi è il cittì della nazionale femminile e dal suo primo raduno con le azzurre ha già avuto storie tese con mezza Italia e in particolare con la capitana Raffaella Masciadri. Ora che tutte facciano finta di nulla, posso anche capirle. Però non mi dicano che Crespi in questo contesto non è come un pugno in un occhio. Ecco, questo è quel che avevo iniziato a raccontarvi prima di perdermi. Ora ricordo. Ma si è fatto tardi. E quindi? Magari se ne riparla domani, o anche nemmeno, della rissa da saloon che è scoppiata ieri sera al piccolo Madison di Bologna quasi alla fine del terzo periodo con la Virtus avanti di un bel po’ e Trento ormai al quinto ko di fila. Vi dico solo, e subito, che non la farei troppo lunga e comunque, come Ponzio Pilato, al secolo Franco Casalini, me ne lavo anch’io le mani se state dando la caccia ai colpevoli di una scazzottata sotto canestro non molto differente da quelle che sono successe un sacco di altre volte anche sui parquet della Nba in esclusiva su Sky. Perché in fondo pugni al volto che abbiano centrato il bersaglio francamente non ne ho visti. Anche se non erano certo carezze quelle che si sono scambiati i due Gentile con Gutierrez. Che oggi si è beccato due giornate di squalifica. E Alessandro tre. Giusto così. Però neanche ho visto occhi pesti o sopracciglia sanguinanti. Né sostengo che il pugile messicano sia scarso e tanto meno innocente, ma è pacifico, ancor prima che scoppiasse il finimondo, che le avesse prese da Slaughter (gomitata allo stomaco) e da Baldi Rossi che dell’angelo ha forse la faccia. Di sicuro, per un basket che è dato da tutti per morto, ha avuto involontariamente più successo in Rete questo spot di quello promosso dalla Lega contro la violenza. E allora accontentiamoci anche di quel che passa oggi il convento senza far tanto gli schizzinosi. Dal momento che in giro non c’è molto di meglio e sui giornali politici ormai ci vai solamente per codeste faccende e non per celebrare le imprese di Artiglio Caja a Venezia e di Frank Vitucci contro la Fiat dei Do Forni.