Mi aspetta un fine settimana molto impegnativo. E quindi prima scaccio i miei cattivi pensieri e prima sprofondo in poltrona davanti alla tivù. Intanto, mentre scrivo, con la coda dell’occhio e l’orecchio teso guardo e ascolto distrattamente Brescia-Venezia. Poi alle 18 c’è Bologna-Crotone, che posso benissimo anche non vedere. E alle 18.30, sempre su Sky, Borussia Dortmund-Bayern Monaco. Da non perdere: questa mai. Dopo cena il derby della Lanterna. Oppure, volendo, Varese-Trento di pallacanestro. E’ in arrivo un nuovo digitale. Obbligatorio e non facoltativo. E dunque immorale e dispotico: do ragione a Michele Serra. Che scende dall’Amaca brontolando che “essere consumatori è diventato un lavoro che non prevede dimissioni né fuga. Si chiamano: lavori forzati”. Il televisore che avevo in cucina è vecchio e si è rotto a furia di togliere il volume per non sentire quello che raccontano i tiggì mentre mangio. E’ vero: avrei fatto meglio a spegnerlo, ma gli arancini all’ombra dell’Etna mi sarebbero andati lo stesso di traverso. Super Pippo Inzaghi è in giubbotto blu. Col bavero alzato. Deve far freddo a bordo campo. “Ma se non c’è campo, gli spaventapasseri scappano”. Alessandro Bergonzoni è bravo nel giocare con le parole, ma è troppo difficile. E difatti faccio fatica a stargli dietro senza che mi venga il mal di testa. “Cerchiamo il futuro ogni giorno che passa”. Va già molto meglio. Moreo si mangia due volte lo 0-1 solo davanti a Minelli, il portiere del Brescia di Marino. Che di nome fa Pasquale e non Ignazio, il sindaco di Roma dopo Gianni Alemanno, a processo perché accusato di corruzione e finanziamento illecito. Roba da poco a confronto delle indagini della Procura di Firenze su Silvio Berlusconi quale possibile mandante assieme a Marcello Dell’Utri delle stragi di mafia del 1993. Accuse ridicole, fango mediatico, il solito complotto delle toghe rosse contro l’ex senatore della nostra Repubblica per la verità pregiudicato e condannato in via definitiva a quattro anni (non scontati in galera) per frode fiscale. Nonché incandidabile sino al 2019. Non c’è niente da fare: Minelli para tutto e sembra uno 0-0 quando Andrea Caracciolo, l’Airone bresciano, s’inventa di tacco alla Bettega un gol da favola a 5 minuti dal 90esimo. Ma non è mica finita qui: passano 130 secondi e pareggia Pinato, ne passano altri cento e addirittura raddoppia Falzerano. Vince il Venezia. Questi Inzaghi sono davvero bravi. Uno più bravo dell’altro. Simone forse più di Pippo. Quasi come il Berlusca del quale mi piace pensar male. Così magari c’indovino. Perché sarà anche un caso, ma mi suona vagamente strano che ogni qual volta in cui ci sono le elezioni, e domani si vota in Sicilia, l’ex Cavaliere dalla faccia di cera passi per una vittima della giustizia che c’è l’ha con lui, lo accusa addirittura d’infamanti relazioni con Cosa nostra e in verità lo aiuta invece a catturare consensi tra gli italiani dal cuore tenero e ignoranti di mafia. Domani a mezzogiorno c’è Inter-Torino e nel pomeriggio Napoli e Juve, Chelsea-Manchester United e a seguire Manchester City-Arsenal. E chi esce più di casa e s’alza dalla poltrona? Mentre Miranda dice: “E’ un Inter da scudetto” e non ha ancora capito che il campionato l’ha già vinto il grande Napoli-spettacolo che il buonista Paolo Condò ha definito “celestiale”. Mentre Brunetta se ne esce sostenendo che Brugnaro merita la riconferma a sindaco di Venezia-Mestre e il mio Napoleone poi non se la prenda se lo chiamano tra calli e campielli Brugnetta. Mentre non so ancora se andrò lunedì a comprarmi il romanzo “Mai dopo le ventitrè” che Franco Carraro ha scritto insieme a Manuela Audisio. Forse sì. E non perché l’ex presidente del Milan e sindaco di Roma sostiene che Moggi non fece mai vincere la Juve in modo illecito, quanto perché Aldo Cazzullo, che l’ha intervistato per il Corriere della sera, lo rimprovera: “Su Moggi non mi convincerà mai” e invece non s’indigna quando Carraro afferma: “Renzi è un politico puro come Craxi”. E questo paragone mi solletica assai.