Giuda Paratici, un mese per portare Marx Sarri alla Juve

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Il sole filtra a scacchi dalle persiane che così si chiamano perché vengono dalla Persia: tanto mi ci voleva a scoprirlo? In modo che ora posso giocare anche a dama con le ciliegie: le mangio o non le mangio? Ma sono domande da fare? Un vento gentile s’infila dalle finestre aperte sul cortile: dovrei sempre scrivere al mattino. E lo farò d’ora in avanti. Se non altro, eviterò di prendere una malora con l’aria condizionata. Ho già il naso (chiuso), che mi dovrò presto aggiustare, e così parlo da assonnato che sta cascando dal sonno. Invece ho dormito di gusto nove ore dopo aver contato gli scudetti della Juve, e non più le pecorelle, come ho insegnato a fare anche ai miei tre nipoti che ovviamente sono bianconeri e da un mese ogni giorno mi chiedevano: “Ma chi sarà l’allenatore al posto di Allegri?”. Che tutti e tre per la verità da anni hanno imparato a chiamare Acciuga. Penso Sarri, gli rispondevo e quelli non la smettevano più di ridere pesando che li prendessi in giro. Ora che ci abbia indovinato mentre Nerozzi e Timossi, o Nerossi e Timozzi, fa lo stesso, ci raccontavano sul Corriere di Fidel Cairo che sarebbe arrivato Pep Guardiola, che ha vinto l’ultima Champions ben otto anni fa con il Barcellona di Messi e Iniesta, può confermarvelo Luca Cirillo, caro amico napoletano, che lo ribadirà pure stasera su Radio Amore Campania. Da non perdere se riuscirete a beccarla. E comunque, se non mi credete, poco importa: ci sono abituato in questo mondo di bugiardi e millantatori. Verba volant, scripta manent. Lo disse al senato romano Caio Tito, che non è il futuro centrattacco della Lazio, prima però che inventassero i registratori a nastro (e non di cassa). Non è nemmeno una barzelletta che Fabio Paratici, nella foto con Nedved, l’altro Giuda, 48 anni il 13 luglio, orfano di Beppe Marotta Marmotta, ci ha impiegato un mese per portare Sarri a Torino da Londra (Chelsea) neanche lo avesse dovuto portare in spalla (e a piedi) attraversando a nuoto il canale della Manica. E pensare che invece ho sempre pensato che il Marx napoletano cresciuto a  Filigne Valdarno, quattro case e Treccani, avesse dovuto pagare per fare l’allenatore della Juventus e vincere tra meno di un anno, oltre al nono scudetto di fila, la Champions proponendo finalmente quel calcio champagne promesso da Gigi Maifredi già nel 1990 e subito disatteso il primo di settembre dello stesso anno nella Supercoppa italiana con il Napoli e il famoso 5-1 del San Paolo e le doppiette di Careca e Silenzi. Non ho ancora letto i giornali d’oggi, lo farò più tardi, ma intanto sabato Max Nerozzi, scrivendo a quattro mani con Paolo Tomaselli, ha disegnato la nuova Signora con gli acquisti di Trippler (per gatti?) dal Tottenham, di Pogba dal Manchester United o Milinkovic-Savic dalla Lazio e di Mauro Icardi (spero gratis) dall’Inter. Se arriva Pogba mangio la cacca col cucchiaino e comunque adesso ho capito perché al Corriere stendono gli articoli in coppia come i carabinieri: non per essere anche loro una barzelletta, ma per poter scaricare le bufale dall’uno all’altro. O viceversa. Mentre il mio Scacciapensieri ha battuto sul tempo l’attesissimo Indiscreto del lunedì di Oscar Eleni come non mi era prima mai riuscito nella vita. Ed è per questo, e per dirla alla Mario Canfora (C10H16O), la naftalina che non manca mai negli armadi degli scheletri di Mamma Rosa, che mi è venuta la pelle di fegato d’oca. Mentre di pallacanestro scriverò nel tardo pomeriggio dopo la pennichella e dopo aver capito come Julyan Stone (Reyer) sia potuto finire in ospedale per una carezza di Jack l’angioletto Cooley (Banco di Sardegna e di Sardara) anche se era largamente prevedibile per la tolleranza in questi playoff degli arbitri nei confronti del Cicciobello di Evanston, il paese di Dindondan Peterson.