Canta Napoli: la festa appena cominciata è già finita?

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Ma cosa sono quelle facce? Sono stato qualche giorno in barca e vi avevo lasciati in festa. Mortaretti, fuochi d’artificio, triccaballacche. O sole mio. Felici come neanche a Pasqua. Non ne capivo bene il motivo e allora avevo chiesto in giro. La Juve è morta: mi avevate spiegato da Mergellina a Posillipo. Può anche darsi. E chi l’avrebbe uccisa? Koulibaly. Che di nome fa Kalidou. Ventisette anni il 20 giugno. Senegalese di Saint-Diè-des-Vosges. Un metro e 95 d’altezza. Ruolo? “Stopper”. E pensare che mi ero convinto che giocasse guardia o ala. “Ti sbagli: lì abbiamo quel fenomeno di Lorenzo Insigne”. Che invece quanto è alto? “Centosessantré centimetri”. Come Renato Brunetta coi tacchi? “Fa conto”. Ora ricordo: Insigne è proprio un fenomeno. Ha dichiarato che la Juve è abituata a perdere le finali. E magari pure questo è vero. Ma comunque è troppo piccolo per giocare playmaker. “Hai sempre e solo in testa il basket”. Dici a me? “Sì, a te”. Pensavo ce l’avessi piuttosto col Mattino. “Cosa c’entra adesso il Mattino?”. C’entra eccome. Il 25 aprile, che è il giorno della Liberazione, anche se un italiano su tre lo ignora e difatti ha votato Cinque Stelle, il giornale di Napoli ha scritto un articolo firmato Gianluca Agata dal titolo: “Koulibaly che magnifico terzo tempo”. Nel quale si paragonava il giovanotto di colore di Sarri a James Harden, un metro e 96, guardia degli Houston Rockets di Mike D’Antoni che potrebbe anche vincere come voi finalmente il titolo. “Cosa fai? Sei appena sceso dalla barca e già mi prendi in giro?”. Io? Sia mai? Perché non avete vinto forse lo scudetto? Vi avevo lasciato a milioni in piazza sventolando il tricolore, impazziti di gioia, e in più di cinquemila alla stazione per la partenza in treno della squadra verso Firenze. Dove spero che non abbiate perso con i viola di Stefano Pioli e del figlio del Cholo Simeone ormai con le teste in vacanza. “Sì e pure per 3-0. E unicamente per colpa di Koulibaly”. Chi? “Hai capito benissimo: non fare lo scemo”. Scusa, ma sono diventato un po’ sordo per via di quelle maledette trombette che i napoletani mi suonavano nelle orecchie ancora sabato pomeriggio. E comunque parli dello stesso fuoriclasse che il Mattino ha osannato dopo il gol di testa a Buffon e l’intervista ad Andrea Capobianco? Nella quale l’ex cittì della nazionale femminile ha esaltato “quel gesto pazzesco e lo stacco imperioso a mezzo metro da terra e a due piedi come nel terzo tempo della pallacanestro”. “Perché Capobianco non è più l’allenatore delle azzurre d’Italia?”. No e non da ieri, ma dallo scorso settembre quando è stato sostituito da Paperoga Crespi. Però ora, caro San Gennaro, ti prego: questo fallo sapere a Agata. Così la prossima volta, oltre a non tradire più Nino Ferrer, non farà altre figuracce. “Sarà fatto. Anche se adesso sono pieno di lavoro”. Ovvero? “Ora tutti mi chiedono il miracolo che i bianconeri perdano sabato in casa con il Bologna”. E dov’è il problema? A sentire gli illustrissimi opinionisti di Sky l’Armata Brancaleone di casa Agnelli è da mesi allo sfascio, è scoppiata e gioca da cani. “Dici?”. Non lo dico io. Lo dicono il coatto Caressa, lo Zio Bergomi, il bagnino Ambrosini e persino l’invidioso Del Piero. “Se è per questo lo raccontavano in giro anche molti altri juventini e pure giornalisti”. E’ vero. Ma loro ce l’hanno per partito preso con Max Allegri. “E perché?”. Semplicemente perché sono deficienti. “Come De Magistris?” De Magistris chi? Forse il campione di pallanuoto? “No, il sindaco di Napoli”. Mi spiace, ma non lo conosco, né m’interessa conoscere uno che ha avuto una condanna pesante in primo grado per abuso d’ufficio anche se poi in Corte d’appello è finito tutto a tarallucci e vino come succede spesso nella giustizia italiana quando sul banco degli imputati c’è un magistrato. “Insomma la pensi come Silvio Berlusconi che ha querelato Marco Travaglio perché lo chiama il Delinquente?”. Attento a come parli? Io ho rispetto dei santi e ho rispetto persino della Frittola. “Che sarebbe?”. Quello che è poco più alto di Rita Pavone e che ha giocato e vinto non so quante finali di Champions in vita sua. “Nemmeno mezza”. E quanti scudetti? “Il prossimo (forse, ndr) tra una ventina di giorni”. Ecco, fa a loro la grazia, mi raccomando: altrimenti quelli si sparano e la smettono di sparare cazzate come Bonolis Bondaniente. Piuttosto quanti tifosi c’erano domenica notte alla stazione di Napoli Centrale ad aspettare la squadra di Marx Sarri e Maradona Insigne di ritorno da Firenze? “Quattro gatti. Pensati non c’era nemmeno Dio Aurelio De Laurentiis”. Quello che l’amico Marco Azzi di Repubblica chiama il presidente con il portafoglio al posto del cuore? “Sì, proprio lui”. Ecco, fa il miracolo che il prossimo anno sganci almeno qualche euro se no i Pulcinella, appena capiscono che la festa appena cominciata è già finita, come canta la divina Ornella, stavolta se lo divorano sul serio.