Cade finalmente la Vanoli, rialza invece la testa Trento

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Per la prima volta in Italia proverò a seguire due partite contemporaneamente in diretta e addirittura dei quarti di finale dei playoff (gara 3): Trieste-Cremona e Trento-Venezia. La prima su Eurosport (TrigariMeneghin), la seconda su Raisport (DembiskiAcciughino) un quarto d’ora dopo. E poi mi saprete dire se l’esperimento è riuscito o se ho solo fatto una gran confusione. MaraMeo Sacchetti non cambia il quintetto di tutti italiani o quasi: Diener, Saunders, Crawford, Aldridge e Mathiang. Da autentico fenomeno scrivo a caldo, prendo appunti e satlto da una partita a un’altra. E ogni tanto addento una ciliegia delle Puglie. Quest’anno le ciliegie sanno di poco o niente. Il Paisà Dalmasson ha più coraggio e si gioca subito Matteo Da Ros che è una meraviglia e piace da morire anche a Boscia Tanjevic, ma non fatevi sentire a dire questo dal permaloso cittì. Che potrebbe anche togliervi il saluto. Zoran Dragic stasera c’è e l’Alma scappa 14-6 con una tripla dello sloveno ex Armani ed ex Nba. Dall’altra parte ancora Valerio Mazzola tra i primi cinque della Reyer con Haynes, Stone, Bramos e Watt. Fred Buscaglia azzarda invece Craft e Forray insieme e lascia in panca Dada Pascolo. C’è più equilibrio ai piedi del Bondone che al PalaRubini, ma anche si sbaglia pure molto. Ci prende Haynes due volte di fila come non gli succedeva da un sacco di tempo: 11-10 all’8’ e 13-11 al primo intervallo breve. Un’altra partitaccia. Non così sul Golfo. Dove Dragic firma la metà dei 26 punti con cui Trieste si prende gioco della difesa della Vanoli che va sotto 26-14 e ne becca addirittura 28 alla fine del primo periodo. Nei playoff si gioca ogni quarantott’ore. Onde per cui ogni partita fa storia a sé: chissà se un giorno lo capirà anche Dembiski, o come cavolo si scrive, che c’inonda sempre di un mare di statistiche che contano come il due spade con la briscola a danari. Anche più 15 (31-16) quando Dalmasson si gioca la carta Wright che è un mezzo disastro e non fa più una presa. Di modo che Cremona, che ha più vite dei gatti, s’inventa uno 0-9 di break che la rimette in gioco (31-25) per merito soprattutto di Ruzzier che accende Mathiang e Diener.  Niccolò, mi raccomando con due ci, Trigari tira le orecchie a Peric e Wright e quei due incredibilmente lo sentono in quel baccano infilando i canestri del 47-34 del primo tempo che di nuovo danno fiducia ai muli di Trieste un po’ sulle ginocchia. Torno allora alla tivù di Stato: è tutta un’altra musica tra due squadre pasticcione e lente. Però si sveglia Betinho, otto punti di fila, e Venezia imbarca acqua dimenticandosi come si infila la palla dentro la retina: 22-15 per i trentini. Si fanno sentire persino Fabio Mian e Nikola Jovanovic, fantasmi nelle prime due sfide al Taliercio. Una bomba elegantissima di Devyn Marble ed è addirittura 34-21 al 18’. L’Umana è intanto sparita dal parquet ed è pigra pure in difesa: le prende e basta. Del resto solo 10 punti ha raccolto nel secondo quarto contro i 27 della Dolomiti per un 38-25 alla pausa che spiega come stavolta De Nicolao, Vidmar e Daye siano rimasti in laguna. Pittis dice che Trento si è tolta la scimmia dalla spalla: giustissimo. Però è pure vero che la scimmia ora fa i dispetti alla Reyer. Secondo tempo. Sembra tutto ormai deciso. Dragic (26 punti e 6/8 nelle triple) tiene sempre a distanza (62-48) la Vanoli nonostante dallo spogliatoio sia rientrato l’Andrew Crawford che si ricorda d’essere stato eletto mvp della irregular season. Ma con Cremona di mezzo è forse il caso di non fare mai catastrofiche previsioni come consiglia da Trento all’intervallo il giemme Salvatore Trainotti al quale evidentemente non erano andate giù le critiche avute durante le due gite a Venezia. Difatti Trieste è quasi ripresa (64-60) quando tre mine a raffica di un magnifico Daniele Cavaliero ricacciano indietro la Vanoli (75-62) al termine del terzo periodo. Che nell’altro campo dice addirittura più 19 per i bianconeri (59-40). Aaron Craft (nella foto) ha ripreso per mano una squadra che tra calli e campielli si era smarrita e ha ridato fiducia, se non ancora a Pascolo, senza dubbio a Hogue, che ha intristito Watt, e a Marble. Oltre che a Gomez. Qui è proprio finita e allora torno di orsa a Trieste perché la Vanoli non vuol saperne d’arrendersi e di dover giocare gara 4. Ora l’ha rilanciata Pippo Ricci con una doppia tripla e l’eterno Travis Diener gli è andato dietro. Adesso Dragic ha la vista annebbiata e Cremona a cento secondi dalla sirena è appena a un tiro di schioppo (83-81) dall’Alma. Che se la fa sotto. Fernandez e Cavaliero sbagliano dalla lunetta una volta a testa, mentre Crawford non fallisce più un colpo se non volontariamente un tiro libero per il tap-in dell’83 pari di Ricci con Peric che si dimentica di fare il taglia-fuori come non sfugge di sottolineare ad Andrea Meneghin. Ma la palla, sulla correzione di Pippo, è già per metà dentro il canestro o almeno questo è quel che decidono i tre arbitri dopo aver visto l’instant replay e a loro dobbiamo credere. Un punto e non due per Cremona, niente overtime quindi e Trieste che vince 91-86 grazie anche ai quattro punti realizzati da Peric e Cavaliero dalla linea della carità. Finalmente la Vanoli perde, ma chapeau: è squadra da titolo tricolore. Uno a due nella serie come tra l’Aquila e la Reyer che se non altro salva la faccia nell’ultimo periodo e chiude sotto di tredici (72-59) come già alle fine del primo tempo. A dimostrazione che la partita l’ha persa troppo presto soprattutto nelle battaglie sotto canestro. Infatti in 40 minuti ha catturato la miseria di due rimbalzi in attacco e di questo deve soprattutto vergognarsene perché con tutti i tiri che gli oro-granata hanno sbagliato (31) e le palle che hanno perso (17) almeno un po’ di quel che si chiama dignità avrebbero dovuto averla. Quell’orgoglio che non è invece mancato a Trento che adesso può rialzare la testa. Sempre a patto che come Toto Forray poi non esageri.