Domani è sabato 17. Ricordatevelo bene. Sempre meglio di venerdì 17, è vero, ma comunque, se volete un consiglio, barricatevi lo stesso tutto il giorno in casa e, se proprio dovete uscire, camminate rasente ai muri e non fermatevi a parlare con nessuno: potrebbe portare una sfiga mostruosa. Come quel caro paese di montagna del Trentino che io chiamo l’Innominabile. Dove ci sono anche nove buche di golf che salgono e scendono che è un piacere. E dove, se un gatto nero incrocia il bus dell’Inter in ritiro estivo, è lui miagolando che si tocca le palle e non solo Mazzarri. Così come fa presto a dire Nicola Pomponi che nel golf la fortuna non esiste. Posso infatti magari essere anche d’accordo con l’opinionista-conduttore di Sky: non c’è l’ho piantato io quell’albero nel bosco alla sinistra del fairway e quel ruscello scorre tra la buca tre e la otto chissà da quanti secoli. Però domani, che è il 17, non c’è ferro di cavallo che tenga: ne vedremo comunque delle belle in Costa Brava nell’Open di Catalogna. Già ieri le cose sono andate storte ai nostri magnifici sette se nessuno degli italiani ha giocato sotto il par 72 del campo a mezzora di Porsche da Barcellona e se il migliore è stato Renato Paratore, il diciassettenne dilettante romano che domenica ha vinto il Royal Park i Roveri di Torino, come era riuscito a fare Matteo Manassero nel 2010 prima di diventare un eccellentissimo pro. Però Renatino è soltanto in classifica 31esimo a cinque colpi dal leader, l’inglese Eddie Papperell, e gli altri sono più indietro ancora: i fratelli Molinari al 49esimo posto e Matteo con Andrea Pavan addirittura a +2 in odore di taglio. Sino alla 15 Francesco Molinari non era andato malissimo. Anzi, ma, come gli è già successo purtroppo anche domenica a Ponte Vedra in Florida, ha sparacchiato il tee shot nelle ultime buche e ha collezionato due brutti bogey. Soprattutto al par 4 della 17 dove il suo drive dal cocuzzolo della collina, con l’erba alta così, ha raggiunto controvento il boschetto sulla destra e da lì non ha potuto far altro che rimettere con un wedge la pallina in pista. Chicco, scorpione del novembre ’82, purtroppo nerazzurro e per questo un po’ sfigato, checché ne dica Pomponi, si è abbondantemente rifatto stamattina mentre le lontane campane di Girona suonavano a mezzogiorno. Quando col terzo colpo al par 5 della 3 ha infilato la pallina tra l’acqua e la bandiera, a un metro dalla buca, e ha sorriso perché gli era andata davvero di culo. Peccato che poi abbia sbagliato il facile putt in salita su questi green per la verità senza arte né parte, irregolari e ingobbiti, ma ha comunque chiuso il secondo giro dell’Open di Spagna, che ha già vinto due anni fa, con un fantastico score di giornata (67) e la bellezza di sei birdie, dei quali meraviglioso quello alla 7. Ora è terzo a un solo colpo dai due leader del mattino in club house, Papperell e l’olandese Joost Luiten, pessimo cliente. E vai! Aspettando nel pomeriggio il fratello Edoardo e il mio superfavorito Sergio Garcia.