Michelangelo Buonarroti fa gola ai fratelli Della Valle

cappella sistina

Stasera c’è il Napoli con l’Arsenal e io vado al cinema. Non con la Tigre, perché quasi subito prende sonno e non è piacevole sentirla russare per tutto il resto del film, ma con gli intertristi che pure quest’anno hanno centrato il loro triplete. All’Inter di Lucianino è riuscita infatti l’impresa d’essere buttata fuori al primo o al secondo turno da tutte e le tre le coppe alle quali ha partecipato: la Champions, l’Europa League e la Coppa Italia. E anche in campionato non le è andata poi in fondo così male: è terza a 27 punti dalla Juve. Mentre il Milan è con l’Atalanta a 32 e trova il coraggio ancora di parlare dimenticandosi che è da un lustro ormai che non gioca più la Champions pur essendosi nel frattempo indebitata sino al collo. Nella multisala a due passi da casa non ho però trovato un film in programmazione che non fosse drammatico o un horror. E Zain in Cafarnao sarà anche un incantevole dodicenne che in un tribunale di Beirut chiama in giudizio i genitori con l’accusa d’averlo messo al mondo, ma non me l’ha mica ordinato il dottore di digerire dopo cena certi mattoni di due ore e mezza che indubbiamente saranno piaciuti alla critica impegnata e sputasentenze. Che ne avrà senz’altro esaltato la forza con cui ti ha colpito “in quella parte dello stomaco che sembra prender vita solo quando le emozioni sono travolgenti”. Come quando Daniele Adani celebra il calcio dell’Ajax di Ten Hag e non capisce che in fondo sta raccontando una partita di pallone a gente che forse nemmeno sa chi ha dipinto la volta della Cappella Sistina (nella foto, ndr) e magari anzi pensa che Michelangelo Buonarroti sia un esperto difensore brasiliano che potrebbe l’anno prossimo tornare molto comodo alla Fiorentina di Nutella Montella se “non dovesse venire a costare troppo” come si raccomandano quotidianamente i fratelli Della Valle con Pantaleo Corvino. Io comunque sto con quel signore che è Stefano Pioli e ho deciso: stasera mi guardo le prime diciotto buche dell’Augusta Masters che non è solo il primo Major della stagione del grande golf, ma è anche il primo appuntamento che Sky regala ai suoi abbonati dopo mesi e mesi di repliche obsolete su un canale fatiscente. Voglia di Grappasonni saltami addosso. E pure di Francesco Molinari, numero 7 al mondo. Di cui vi racconterò domani. A patto che non ci resterete male se domenica sera, al calar delle prime ombre sul mitico campo della Georgia, Chicco non dovesse indossare la giacca verde sfilandola di dosso a Patrick Reed. Il 36enne torinese, che non ha accusato i genitori d’averlo fatto intertriste e introverso, anche perché Edoardo, il fratello maggiore, tifa Juve, è tra i favoriti del leggendario torneo, ma non il favorito. Se ce ne è uno. Lui indica Rory McIlroy. A me verrebbe da dire Rickie Fowler o Justin Rose. Ma non mi dispiacerebbe, anzi, se Tiger Woods vincesse il quinto Masters di Augusta e il quindicesimo Major della sua fantastica carriera a distanza di un paio di lustro dall’ultimo trionfo. Tanto più che Carletto Ancelotti ci ha fatto sapere dall’Emirates di Londra che solo i cretini possono giudicare la stagione del Napoli dai venti punti che ha in meno della Juve. Difatti sarò anche un imbecille, ma sono anche tredici meno di quelli che aveva raccolto Marx Sarri alla 31esima giornata dello scorso campionato e giocava pure assai meglio del suo Napoli. Ma venne licenziato perché andava di traverso all’incontentabile Aurelio De Lamentiis. Al quale Carletto provi a non regalare questa Europa League a portata di mano che poi ne vedremo ancora delle belle. Mentre mi piacerebbe che qualcuno anche mi dicesse chi è questo Alberto Mauro che sul Gazzettino di oggi  ha scritto di un “pareggio poco brillante dei bianconeri in casa dei lancieri che hanno dominato un match che avrebbero meritato di stravincere”. E’ poco ma sicuro: non è un giornalista cretino come me.