Regalami un sorriso: questo è quel che chiedo a Tonut

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Reyer-Virtus me la vedrò purtroppo in televisione all’ora del tè caldo. Mi raccomando: col latte. Se posso, la partita preferisco infatti viverla dal vivo e pensarla a modo mio. Anche se devo ammettere che ora che Sky s’occupa solo di Nba, e pure malaccio, le altre emittenti del basket hanno preso coraggio e le telecronache sono diventate finalmente più libere e belle. Come il famoso shampoo e Alice Sabatini, miss Italia 2015. Che ho davanti agli occhi in una copertina di un Superbasket del novembre di tre anni a cui tengo moltissimo e magari un’altra volta vi spiegherò anche il motivo. Non comunque adesso, altrimenti metto troppa carne sul fuoco. Non so se ci avete fatto caso, ma è da una settimana che ogni giorno scrivo sul mio amatissimo blog di palla nel cestino. Eppure ho ancora così tante cose da raccontarvi che non capisco come invece Mamma Rosa possa essere sempre così spoglia di notizie, soprattutto in merito alle coppe europee, come un albero di Natale senza le pall(in)e colorate e le luci. Vi stavo dicendo che nel pomeriggio sarei andato volentieri al Taliercio dopo che a mezzogiorno ho visto Reggio Emilia-Varese (74-68) e vi garantisco che, se ve la siete persa, avete avuto più culo di Cenerentola. Con Ronald Moore, per restare in tema, da prendere a pedate sul sedere e Artiglio Caja che avrebbe voluto davvero farlo. E gli avrei dato volentieri pure una mano se non soffrissi ancora di sciatalgia alla gamba destra come Brian Qvale, il due e dieci di Sacripantibus che però sarà oggi della partita. Anche Mitchell Watt a settembre non si reggeva nemmeno in piedi e sicuramente qualche problemino alla cartilagine di un ginocchio ce l’aveva e ce l’ha tuttora. Tant’è che Federico Casarin è subito corso ai ripari e al volo ha preso Gasper Widmar dal Banvit. Eppure il suo ottobre in laguna è stato da incorniciare al punto che un tifoso di Cannaregio un po’ burlone ha proposto di rompere a Watt anche l’altro ginocchio: “Così Venezia rivince lo scudetto”. La qual cosa mi sembra assai improbabile e semmai, provando a fare la persona seria che non sono, vi propongo questo interrogativo: è più vicina la Reyer all’Armani o la Virtus alla Reyer? Ovvero: è più facile che la Segafredo Zanetti conquisti la finale tricolore o che la squadra di De Raffaele, cinquant’anni mercoledì scorso, quando ha perso il primo e unico duello della stagione (in Champions con il forte Tenerife), metta paura alla Milano di Simone Pianigiani? Che a tutt’oggi è stata castigata solo dal Real Madrid e disputa l’EuroLega, non so se mi spiego, e non la terza coppa del vecchio continente. Io vi rispondo domani a bocce ferme. Ovvero con il risultato dell’incerta sfida del Taliercio sott’occhio: mica sono scemo e intanto ne approfitto per fare gli auguri al mio Ray-Ban da Ovosodo, il famoso quartiere nel cuore di Livorno, sperando che siano buoni e graditi come le uova di cioccolato anche dopo Pasqua, e per proporvi questa foto di Stefano Tonut che mi piacerebbe vedere sempre così: grintoso ed esplosivo che esulta come domenica a Trento per un canestro da tre punti. Vi ricordate la bella canzone di Drupi: “Regalami un sorriso”? Ecco questo gli chiedo. Dimenticando la nazionale che mi ha intristito il ragazzo di Trieste che è un bravo mulo. E che pure capisco. Uno ci tiene tanto alla maglia azzurra, anche sin troppo. Ha la schiena a pezzi e stringe i denti per tutta l’estate. E prima Messina lo taglia e poi Sacchetti lo spedisce in tribuna anche contro l’Ungheria e non lo fa giocare neanche un nano secondo. La sua maglia adesso è solo oro granata e per i Mondiali in Cina c’è tempo. Nel frattempo occhio alla Sidigas che nel posticipo del sabato ha asfaltato i vicecampioni d’Italia esaltando tutto il suo devastante potenziale offensivo: Green (30), Cole (22) e Ndiaye (20): la bellezza di 72 punti in tre. Con Castillo scavigliato e Skyes di contorno, oltre a Ariel Filloy e Demetris Nichols. Un altro ottimo mercato di Nicola Alberani, il diesse che ad Avellino si divide tra basket e calcio. E fa bene l’uno e l’altro. Da primo della classe. Ora tocca a Nenad Vucinic, l’allenatore di Belgrado con passaporto neozelandese, completare l’opera. Cioè convincere gli americani a farsi il mazzo anche in difesa. E poi la squadra del presidente che usa l’elicottero più della bicicletta potrebbe essere la terza incomoda, e nessun’altra, tra la Reyer e la Virtus nella corsa alla finale dei playoff con l’Armani.