C’è sempre un girone di ritorno per potersi divertire

fiba cup reyer

Cosa volevo dirvi? Ora ricordo, ma forse è il caso che ve lo racconti un’altra volta. A bocce ferme. Adesso ho troppa carne sul fuoco che non vorrei si bruciasse: lacrime di gioia per la Coppa della Reyer a spese della Sidigas piangente come un salice; le ultime due di campionato e poi i playoff di serie A ma anche di A2, che sono ancora meglio, non fosse perché sempre una sola squadra è promossa e non tre come l’anno prossimo; il walzer delle panchine che è già un rock and roll alla Celentano e Carlton Myers che ormai parla come il Molleggiato, oltre che assomigliargli un casino; la nazionale azzurra di MaraMeo nella Trieste di Tanjevic contro la Croazia; Ciccioblack nella Notte bianca della legalità sabato a Palermo; la pioggia di fischi a Giannino Petrucci al Taliercio; l’incredibile scudetto under 20 della Treviso di Paolo Vazzoler che, se non esistesse, bisognerebbe inventarlo; la Lombardia in fermento e non vi anticipo altro; Re Carlo Recalcati che si potrebbe candidare presidente della Federbasket; il palazzetto a Venezia, anzi a Marghera, sulle terre del sindaco; la rivoluzione della Virtus al gusto di caffè senza zucchero; l’intervista dolce e amara dei due carabinieri al Livi(d)o Proli; l’inserto di Mamma Rosa che non legge nessuno e il basket in televisione che non vede neanche il sole; l’uruguagio smarrito di Avellino e il messicano infuocato di Trento; la torre di Pisa che pende sulla testa di Simone Pianigiani; l’allenatore dell’anno che non voglio nemmeno pensare – perdincibacco – che sia PerDiana; la vittoria di Pesaro al Forum che è andata di traverso a Capo d’Orlando; il quadro completo dei membri della Banda Osiris che è sempre nei miei pensieri, vicini e lontani; la Varese dell’immenso Artiglio Caja che è prima in classifica nel girone di ritorno con una squadra che non è più forte di Brindisi o Pistoia. Tiro il fiato e ricomincio scorrendo i miei appunti e frugando tra i ritagli: Sandro Gamba, il cittì che ho più amato, che si è vergognato delle scarpette rosse; la LegaBasket che deve avere la sua centralità a Bologna e non a Milano che tanto pensa solo all’EuroLega, e Milano che, se perde anche questo tricolore, dovrebbe rinunciare a disputare la prossima EuroLega in favore di quelli che diventeranno campioni d’Italia; gli allenatori impossibili che Siena e Torino vanno cercando e Guido Bagatta che aveva promesso lo scudetto in tre anni; il padrone di Avellino che d’abitudine arriva con il suo aereo privato alla partita che è iniziata da un’ora e si perde le meraviglie di Jason Rich; Federico Casarin che, se non l’hanno votato miglior dirigente del 2017-18, come minimo adesso deve vincere altri tre campionati di fila e poi magari se ne può riparlare; la cena di Stefano Sardara con Gas Gas Trinchieri in un ristorane di Milano ed Enzino Esposito che chissà perché è incazzato nero, anche più di Ciccioblack; il giornalista del Carlino che non vuole che si sappia che è andato in pensione e intanto pontifica dal pulpito senza aver visto un incontro di pallacanestro dal vivo negli ultimi tre o quattro lustri; il premio Reverberi che non vincerò mai almeno sino a quando continuerò a scrivere in assoluta libertà queste brutte cose; Pesaro che domenica batte anche la Reyer: non ci posso credere; Fred Buscaglia che se ne va da Trento: è molto più probabile di quel che si possa pensare in giro; perché Brandon Jefferson gioca a Trapani e non in serie A, e perché il Palaverde non ha applaudito l’altra sera Gregor Fucka che è stato grandissimo come Andrea Meneghin e più generoso, ma ci vuol poco, del Gallo in nazionale? E ancora: i grissini di Reggio Emilia che si vogliono ridimensionare e spero non diventino pavesini; Dada Pascolo che vorrebbe scappare dall’Armani, però gli costerebbe troppo caro a meno che non si dimezzi l’ingaggio di 350.000 euro; Walter De Raffaele che s’inventa Peric contro Fesenko e diventa ogni giorno più bravo;  Brescia e il nuovo feudo del Gabibbo che sta smontando le tende da Bologna sponda Segafredo; la Sardegna che sogna l’arrivo di Alessandro Gentile, ma potrebbe accontentarsi del fratello; l’intervista a Mabel Bocchi di Gianni Mura che non ho avuto ancora il tempo di leggere; Oscar Eleni, che sarà anche l’Orso, ma ha ragione: le feste non si devono mai fare prima dell’ultima partita e della torta con le candeline. Ne ho per tutti i gusti. E comunque tutto questo è niente, e noia, rispetto al fuoco che accenderò quest’estate dopo le vacanze ai monti e al mare con un solo cerino, ma stavolta senza scottarmi e senza che vi venga da ridere. Perché come diceva Messer Ferdinando Minucci: c’è sempre un girone di ritorno nel quale ci sarà da divertirsi. Non preoccupatevi.