Malagò deve fare una cosa solo: liberarsi del Piccoletto

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Le gazzette scrivono che è il caos cosmico nel basket italiano e si disperano. Cosa succederà adesso? Chi farà il primo passo indietro? Quale sarà il vincitore di questo ignobile mulo contro mulo. Io invece penso solo che sia tutto uno schifo tremendo. Tra minacce e soprusi, manganelli e olio di ricino da Ventennio del fascio. E stavolta credo proprio d’aver ragione al cento per cento. Nessuno per carità ha la verità in tasca. A parte lo Spirito Santo. Lo ha detto Gesù ai suoi discepoli (dal Vangelo secondo Giovanni). E allora taccio, ma solo per mezzo secondo. Poi riaccendo il vecchio grammofono e ripeto che non occorre essere delle aquile per vedere quello che è sotto gli occhi di tutti e che ora anche a Giovanni Malagò è molto ma molto chiaro. Ovvero che per correre dietro ai capricci di Giannino Petrucci la nostra pallacanestro è finita nel guano sino al collo. Eppure i giornali, tutti o quasi, legati mani e piedi al sindaco di San Felice Circeo, si ostinano a tenervi nascosti i pasticci che il presidente federale va combinando da tempo e che purtroppo non vengono e non verranno mai a galla. Perché, come cantava il grande Lucio, è profondo il mare e il basket italiano ha toccato grazie a lui il fondo della fossa delle Marianne. Coprendosi oltre tutto di ridicolo. Prima la tivù federale, poi i Mondiali del 2014 in Spagna. O questo o quello: non ci sono i soldi per fare entrambi. Nasce così TeleGiannina che chiuderà però dopo pochi mesi mandando a spasso un sacco di (brava) gente. Mentre la wild card iridata se la pappano la Turchia e persino la Finlandia. Applausi. Ci sono gli Europei nel 2015: Giannino si mette in testa di vincerli e tutte le gazzette gli vanno dietro. Non abbiamo un playmaker e un pivot degni di questo nome. A parte Hackett che però non piace a Gentile. Padre o figlio? Fa lo stesso. Perdiamo all’overtime nei quarti di finale con la Lituania. Ci può stare. E invece apriti cielo. Si cambia: un calcio sul sedere a Pianigiani perché non sorride ai giornalai. Arriva o, meglio, torna Ettore Messi(n)a che ha vinto un titolo Nba con gli Spurs. Chi l’ha detto? Petrucci. Non è vero, ma non importa. Adesso bisogna pensare ad andare ai Giochi di Rio de Janeiro e non a queste quisquilie. Bene. Per questo si pensa d’organizzare il preolimpico in casa, a Torino, ed evitare possibilmente la Francia, che difatti finirà per giocare a Manila. Ma due milioni e mezzo di euro ancora non bastano. Dov’è il problema? Giannino bussa alla porta del presidente del Coni e ottiene quel che vuole da Malagò al quale un tempo fece un’odiosa guerra in favore del suo segretario Raffaele Pagnozzi. Acqua passata. Malagò si mangiò Pagnozzi e Petrucci in insalata con una sola cena. “E tu in cambio cosa mi dai?”, chiese l’uomo alto che piace alle donne. E il Piccoletto rispose: “I voti di Patrick Baumann e dei suoi amici per Roma 2024”. Affare fatto. Primo intoppo: Petrucci s’incontra segretamente, ma poi non troppo, nella capitale con Baumann, Marino e Proli. Il quale fa sapere che Milano comunque non rinuncia all’Eurolega. “Beh, se è solo per l’Armani, posso chiudere anche un occhio”, promette il potente segretario generale svizzero. “Ma gli altri club italiani come la pensano?” domanda Bau Bau al presidente della Lega. “Aderiranno tutti alla Fiba”. Parola di SottoMarino. Secondo intoppo: Reggio Emilia, Sassari e Trento si ribellano. Milano sì e noi no: non siamo i figli della serva. E firmano un triennale per giocare l’EuroCup di Jordi Bertomeu come è nel loro sacrosanto diritto. Il mulo contro mulo continua. Il resto della storia lo conoscete: Giannino scioglie istericamente la Lega dopo che Bau Bau, stavolta ringhiando, ha intimato a Coni e Federbasket di punire le tre incolpevoli se non accetteranno di partecipare alla Coppa Fragola. Pardon: alla Champions. Quello che invece non sapete, perché nessuno ve lo ha ancora raccontato, è che Giovanni Malagò è incavolato nero solo con il sindaco di San Felice Circeo. “Il Piccoletto mi ha fregato di nuovo” l’hanno sentito urlare nelle stanze del Palazzo dei cinque cerchi. Dove ha convocato lunedì Giannino per dargli una bella lavata di capo e ordinargli: “Adesso chiedi scusa a Baumann e domi la rivolta. Altrimenti ti sostituisco subito con un commissario”. Basettoni o Poirot? Uno vale l’altro. O, meglio, vale a dire: “Alla prima che mi fai ti licenzio e te ne vai” (dal Corriere dei piccoli). Ma ormai la frittata è fatta e mi sa tanto che Bau Bau Mann, l’uomo che abbaia e qualche volta anche morde, e i suoi amici non voteranno più per Roma olimpica ma per Parigi. E il numero 1 del Coni saprà chi ringraziare.