Se non vince la Coppa Italia, Armani passa all’hockey

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A Luigi Brugnaro salta subito la mosca al naso appena pronunci quell’aggettivo e allora mi aiuti lui, o il suo Pesciolino rosso, a trovare un altro modo per definire una pallacanestro italiana che altro non è che terribilmente grottesca a cominciare dall’esonero burlesco di Re Carlo Recalcati. Ovvero così ridicola da diventare goffa. Come la mia cara Mole Antonelliana, al secolo Antonella Clerici, che, per tornare magra come ai tempi in cui era la fedelissima moglie di Pino Motta, si stringe ora così forte il busto in vita che non ce la fa più a respirare. Mentre le grandi tette le esplodono, o quasi, fuori dal reggiseno. Sul dizionario della Garzanti ho anche cercato qualche sinonimo di grottesco che potesse andar bene al caso, ma non ne ho trovato, dico la verità, uno solo che si sposasse in pieno all’idea che mi sono fatto oggi del nostro basket. Nel quale la Federazione di Giannino Petrucci e la Lega di Marino Birichino più che bizzarre o capricciose mi sembrano soprattutto grottesche. Come non è irreale o stravagante, ma semmai particolarmente grottesco che la mitica Virtus all’inizio di questo mese non solo perda di 27 punti a Capo d’Orlando, ma anche che nessuno, tra Giorgio Valli e Sandro Crovetti, che si tengono in piedi un con l’altro soltanto per scommessa, abbiano trovato il coraggio di dimettersi a fine partita. Senza parlare della tragicomica del terzo quarto. Quando dopo un time-out le vu nere hanno giocato in quattro contro cinque per tutta un’azione d’attacco dell’Orlandina. E qui mi viene di nuovo da ridere, per non piangere, se penso che, prima che Valerio Mazzola tornasse sulla terra e, già che c’era, anche sul parquet, la squadra di Gennaro Di Carlo è stata persino capace non tanto di non avvicinarsi al canestro, ma addirittura di perdere la palla favorendo il contropiede bolognese. Oppure vogliamo parlare del time-out chiamato da Paolo Moretti a mezzo minuto dal termine di Varese-Capo d’Orlando di domenica scorsa con i longobardi avanti di un punto, la palla in mano, e i siciliani con l’acqua alla gola? E poi ditemi se non è grottesco che l’allenatore dell’anno di grazia 2014 affidi la gestione dell’ultimo assalto all’ultimo arrivato, Chris Wright, che non aveva ancora ben capito dove fosse mai capitato. E’ così accaduto che il playmaker americano dell’Openjobsmetis non trovasse nulla di meglio da fare che coccolarsi per 20 secondi la palla al petto come un bebè in fasce e infine sparasse il più orribile dei tiracci dal quale è nato il canestro di Boatright e della vittoria della Betaland che tutti stanno facendo a gara per salvare dalla retrocessione. O mi sbaglio? Non credo. E non è forse pure grottesco che la prima partita delle final eight di Coppa Italia tra Trento e Pistoia, finita 81-74 per la squadra di Maurizio Buscaglia, si sia giocata oggi al Forum a mezzogiorno, nell’ora in cui la mamma di Dindondan Peterson butta la pasta, in un Forum per trequarti paurosamente vuoto? E che il vostro Don Chisciotte, più stupido di una capra, abbia registrato la partita su Raisport 1 e così adesso stia vedendo la libera di La Thuile, in Val d’Aosta, dove almeno Lindsey Vonn ha perso uno sci e ha vinto Lara Gut davanti a Cornelia Huetter e alla nostra brava Nadia Fanchini? O che Marino Birichino chieda a Giannino Petrucci anche il permesso di poter andare a fare la pipì, mentre i sedici club di serie A non sanno ancora a quale santo votarsi se il presidente della Lega dovesse sul serio candidarsi a sindaco di Brindisi e intanto sono andate in processione a Monaco di Baviera per calare le braghe davanti al segretario della Fiba, lo svizzero Patrick Baumann, come ha imposto a tutti loro il primo cittadino di San Felice Circeo. Né voglio credere che Tomas Ress abbia fatto fuori Re Carlo Recalcati perché non lo ascoltava quando, dopo l’ennesima sconfitta della Reyer, gli parlava dei canederli asciutti o in brodo che la moglie gli stava cucinando a casa. Grottesco è dir poco. E quindi non mi meraviglierei se fosse anche vera la notizia che da qualche giorno gira per Milano. E cioè che Giorgio Armani, qualora l’EA7 non vincesse neanche questa Coppa Italia, mollasse tutto, baracca burattini e baraccone del basket, e concentrasse quasi tutti i suoi interessi sportivi sull’hockey su ghiaccio e sull’American Hockey League che gli spalancherebbe le porte davanti. Ma per fortuna l’Olimpia di Gelsomino Repesa non potrà perdere queste final eight per mancanza assoluta di valide avversarie e quindi nessuna paura: grottescamente la nostra pallacanestro continuerà comunque a vivacchiare.