Il mio basket di provincia e non quello che vuole la Gazzetta

Ho un sass(u)olino nella scarpa che mi devo togliere subito per non pensarci oltre. Anche quest’anno Leonildo Turrini, con una due o tre erre?, me lo ricordassi almeno una volta, è vero, lo dico anch’io: sono proprio rincoglionito, non ha vinto il Premio Nobel per la letteratura 2014 che inspiegabilmente è andato invece ad un altro scrittore, meno famoso del modenese di Sassuolo, cioè al francese Patrick Modiano, figlio di una fiamminga e di un ebreo di origini italiane che collaborò col regime di Vichy e gli occupanti nazisti a Parigi. Mi dispiace assai, sarà per la prossima volta. Intanto, caro Leo, tu continua a scrivere che una buona parola ce la metto io tra i diciotto giurati dell’Accademia reale svedese di Stoccolma e così finalmente capirai quanto una mia raccomandazione valga molto più di quelle di Gabriele Canè o di Luca Montezemolo. Il quale ti manda i suoi saluti da Maranello e, attraverso me, ti fa sapere che ti ha proposto, come promesso, per le tre erre Michelin sul tuo cognome a cui sa che tieni tantissimo. Tu però un grosso favore adesso lo devi fare anche a me se non altro in ricordo delle indimenticabili notti passate insieme a Vancouver con Tomba la Bomba dopo le Olimpiadi di Calgary dell’88: devi spiegare ai tuoi milioni e milioni di lettori e di tifosi deliranti che hai in giro per il mondo chi è Gabriele Canè e perché si scrive con l’accento sulla e. Ti prego, non dirmi di no. Restando in tema nel frattempo mi è venuto un altro dubbio: Umberto Zapelloni, vicedirettore della Gazzetta dello sport, si scrive con una o con due pi? E Edi Dembinski, con la emme o la enne prima della bi, è sposato o single? Chissà, chissà: lo scopriremo solo vivendo, come cantava il grande Lucio. E comunque, già che ci sono, mi tolgo un altro sassolino dalla scarpa: leggendo stamattina proprio il Zappa, mi è andato di traverso il caffellatte tanto che per poco non mi soffoco. Ha scritto infatti l’occhio destro di Luca Cordero: “Si riparte da Milano che con il suo scudetto ha salvato il basket dal naufragio visto che lo scudetto ha rischiato di finire ancora sulla maglia di Siena”. Trasecolo. Ma come? Se in gara sei di finale l’ultima tripla di Matt Janning fosse finita nella retina, invece d’ammaccare due volte il ferro del canestro, e la Montepaschi del povero Marco Crespi avesse meritatamente conquistato l’ottavo titolo italiano di fila, secondo Zappelloni (forse con due elle) la nostra pallacanestro sarebbe andata a scatafascio? Ma allora doveva vincere a qualsiasi costo l’Armani come ho sempre pensato dopo aver visto coi miei occhi lo scandaloso arbitraggio di La Monica e soci nella settima partita al Forum? E come aveva auspicato Giannino Petrucci confessando alla vigilia i suoi timori a Nando Marino appena eletto presidente di Lega anche con la sua benedizione? Dio mio, che schifo. Se questo è il basket che Milano ha salvato, tenetevelo ben stretto: è tutto vostro. Ma adesso avrete almeno capito perché a Siena non comprano più la Gazzetta e perché ha fatto bene Daniel Hackett quest’estate a mandarla a quel paese con tutta la mia infinita comprensione. E comunque il mio basket è un altro: è quello, e non me ne vergogno, della sana provincia, di Cantù e di Pesaro per esempio che con grandi sforzi economici cercano di tirare avanti, ma anche di Pistoia e Sassari, Reggio Emilia e Brindisi, Avellino e Capo d’Orlando, Caserta e Trento. Di Pozzecco e Ress. Non solo e soltanto di Milano che rivincerà lo scudetto. Stavolta magari senza aiutini e il tifo sfacciato di certa stampa all’acqua di rosa.