La grande Italia della pallanuoto così presto dimenticata

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Tra me e Sky non so chi sia più fuori di testa? Forse la tivù di Murdoch. Che mi costa 88 euro al mese solo per Sky Q a casa e sono un suo cliente da oltre dieci anni. Mentre i neo-abbonati hanno sconti su sconti e pagano molto meno. Più 57 euro e spiccioli di canone mensile per la scheda che ho in montagna. Dove quest’estate ci andrò, sì e no, una decina di giorni a Ferragosto se farò il bravo. Non mi credete? E allora, la prossima volta, magari vi mostro le ultime due fatture che ho sotto gli occhi e vorrei quasi quasi mangiarmele. Il pazzo sono io: questo è ormai fuor di dubbio. Anche se Sky Q è stata la più fantastica invenzione del secolo e continuerà ad essere una mia ottima compagna di viaggio nel mondo dello sport e dell’informazione. Però sa che sono un ricco storico e allora se ne approfitta come i nipotini con i nonni. A luglio niente Tour de France e Mondiali di nuoto e pallanuoto che per la verità la Rai ha coperto benissimo. Ma i racconti e le interviste di Federico Buffa dello scorso inverno visti, rivisti e riciclati in tutte le salse. Le storie di Matteo Marani (“Ho visto Maradona”) anche carine ma riproposte cinquanta volte al giorno come le sette finali della Nba tra Toronto e Golden State con gli strilli di Ciccioblack Tranquillo che mi rimbombano nella zucca e mi uccidono. In più Gianluca Di Marzio che sul più bello del calcio-mercato mi parte per le vacanze e così mi tocca venirlo a sapere da altri che oggi la Juve ha ceduto per una quarantina di milioni Moise Kean all’Everton liberandosi della controfigura di Balotelli. Proprio non ci siamo, ma il colmo dei colmi devo ancora raccontarvelo. Domenica Sky ha pisciato fuori dal vaso proponendo l’amichevole di Edimburgo nel mitico Murrayfield Stadium (sold out) tra Liverpool e Napoli solo a pagamento. Cioè pay-per-wiew. Ovvero paghi per vedere. Ed io, pazzo da legare, ho anche sganciato altri dieci euro perché vado matto per Lorenzo Insigne. Nonostante sia abbonato pure a Sky-calcio. Qui c’è qualcosa che non mi quadra. Per fortuna Lorenzo è stato davvero magnifico: un gol dei suoi, un tiro da biliardo, perfetto e secco, a giro e in buca. E poi l’assist millimetrico per la facile rete di Milik. E infine lo zampino magico anche sul 3-0 di Younes. Mi ricredo: da solo Insigne è valso il prezzo della diretta. Anche se i Reds di Juergen Klopp senza Salah, Firmino e Manè sono sembrati poca roba in attacco e persino più spuntati dell’Inter del Conte Antonio che un giorno o l’altro sbotta che lo sentiranno anche in Cina. Però non volevo oggi parlarvi di calcio, ma del Settebello di Sandro Campagna che mi ha emozionato come quel giorno d’agosto di ventisette anni fa nella finale olimpica di pallanuoto nella piscina Bernat Picornell di Barcellona al Montjuic. Anche allora Italia-Spagna per l’oro. Sandro Campagna in acqua con Francesco Attolico tra i pali, Max Ferretti (quattro reti) e i due Porzio, Bovo e Fiorillo, D’Altrui, Pomilio, Silipo, Caldarella, Gandolfi e Averaimo. Con il santone Ratko Rudic in panchina. Una partita indimenticabile e infinita. Che pure vincemmo 9-8 dopo ben tre tempi supplementari. Io c’ero: lo ricordo con orgoglio. Seduto in tribuna-stampa proprio sotto Juan Carlos I e Sofia di Spagna che s’alzavano in piedi esultando ad ogni gol degli iberici e che ogni volta mandavo regolarmente a quel paese. Finché Oca, su assist del grande Estiarte, a tre secondi dalla sirena non centrò in pieno la nostra traversa. Che mi parve piegarsi in due e fare al re e al regina di Spagna il gesto dell’ombrello. Questo Settebello ha avuto vita molto più facile dopo che Marco Del Lungo ha parato il rigore a Barroso sul 2-2 al termine del primo quarto con la mano sinistra a pelo d’acqua. Poi dal 3-2 firmato dal capitano, Pietro Figlioli, nato a Rio de Janeiro, al 10-5 finale è stata quasi una passeggiata se questo non fosse uno degli sport di battaglia più faticosi al mondo. Forse anche mi sbaglio e senza voler fare il polemico, ma mi è sembrato che il trionfo di Del Lungo, Figlioli, Di Somma, Velotto, Di Fulvio, Renzuto, Luongo, Echenique, Dolce, Bodegas, Aicardi, Figari e Nicosia (nella foto) non sia stato celebrato nel BelPaese come invece avrebbe meritato. Soffocato probabilmente dalla sorprendente nascita di una nuova stella del nostro nuoto, Benedetta Pilato, che a quattordici anni è stata medaglia d’argento nei 50 rana. E per questo, nel mio piccolo, mi sono rituffato tre giorni dopo nella pallanuoto azzurra sorridendo alla precisazione che Don Campagna, ormai più mitico del Tricheco Rudic, ha fatto al giornalista di Mamma Rosa che gli ricordava che la sua Italia aveva vinto il quarto titolo mondiale come quella del calcio. “E’ vero, ma abbiamo anche conquistato tre titoli olimpici”. Prendila, incartala e portala a casa: te la sei davvero andata a cercare.