Irregular season: per me Gerasimenko dirigente dell’anno

gerasimenko gioca

Il sacco è pieno e così gonfio che non so neanch’io quanto tempo mi ci vorrà per svuotarlo tutto. Un mese di severo silenzio-stampa è stato lungo da morire, ma vi sbagliate, e di grosso, se pensate che mi sia arreso al basket dei cialtroni con le gambe corte. O che nel frattempo me ne sia rimasto con le mani in mano aspettando che mi passasse la nausea. Ho invece visto tante di quelle partite che non mi ricordo nemmeno più quante. Soprattutto di A2. Alle quali Mamma Rosa non dà spazio perché la Lega di Pietro Basciano non le sgancia i soldi come quella di Egidio Bianchi. E fa bene. Perché non è ancora arrivata al punto di dover andare a puttane. Anzi, deve essere orgogliosa che oggi non le abbia per dispetto (e non per distrazione) dedicato neanche una riga. Eppure alle 18 si giocano i quarti di finale dei playoff e difatti alle 18 sarò al Palaverde per la prima tra Treviso e Rieti. Alla stessa ora Treviglio incrocerà le lame con Verona e mezzora dopo a Porto San Giorgio la Montegranaro di Pandoro Pancotto affronterà la generosa Bergamo del Tigre Dell’Agnello che per strada ha perso Brandon Taylor e deve arrangiarsi col grande Terrence Roderick. Mentre già ieri sera Capo d’Orlando si è sbarazzato (90-72) di Biella confermando d’essere in ottima salute. 28 punti di Jordan Parks e 17 di Brandon Triche più 9 assist. La bella siciliana è allenata da Marco Sodini. Col quale ho perso i contatti, ma non se ne abbia: la lontananza si sa è come il vento. “Spegne i fuochi piccoli, ma accende quelli grandi”. Lo cantava Domenico Modugno. Che contrariamente a quel che tutti pensano non è figlio della Trinacria, ma è nato a Polignano a Mare. Vicino a Bari. A strapiombo sull’Adriatico. Soldini (sempre?) senza soldini, ma questo è forse il suo destino: non diventar ricco con la pallacanestro. Ma già l’anno scorso a Cantù aveva dimostrato di saperci fare e in questo darà del filo da torcere alla De’Longhi sino all’ultimo canestro. Sempre che Treviso ce la faccia ad arrivare in finale perché non è detto. Dopo che mercoledì in gara 5 con la scorbutica Trapani ha perso Eric Lombardi (rottura del tendine d’Achille) e nel tardo pomeriggio dovrà rinunciare a David Logan per una fastidiosa contrattura alla coscia che si spera sia davvero lieve. Al Palaverde vado sempre molto volentieri. Perché è fantastico e caldo il tifo dei cinquemila nel palasport che è dei Benetton. Altro che al Taliercio. Dove pare d’essere a Villa Salus, la clinica privata alle porte di Mestre, e ti aspetti un secondo per l’altro che l’infermiera di turno battendo le mani urli “visite” e inviti i parenti dei malati a lasciare in fretta l’ospedale. Ora la Reyer non è così malata, ma sta fresca se aspetta che il suo pubblico, specie quello fucsia, gli dia una mano per passare il difficile momento che sta attraversando. Però oggi non ho nessuna intenzione d’occuparmi della serie A che è arrivata all’ultimo atto di una stagione che Mamma Rosa deve smettere di chiamare regolare. Perché ne sono successe di tutti i colori e, mentre ne parlo, mi tappo il naso con una molletta altrimenti vado in dietro schiena per il cattivo odore. E’ stata piuttosto una irregular season dopo la retrocessione di Torino decisa dalla Federazione che non mi trova assolutamente d’accordo e la salvezza di Pistoia che ha vinto la miseria di sei partite in tutto e una a tavolino (30-0) in casa contro l’Armani. Con un sacco di partite dall’esito scontato dal momento che molte squadre hanno spesso e volentieri incrociato le braccia e scioperato per il mancato pagamento degli stipendi agli americani. Tant’è che la Snai non ha neanche quotato Pistoia-Avellino che c’è da scommettere sarà vinta dai lupacchiotti di Massimo Maffezzoli, il vice in nazionale di MaraMeo Sacchetti. Il quale, se allenasse in Spagna, non potrebbe fare anche il cittì per un palese conflitto d’interessi. E così nessuno avrebbe nulla da ridire se otto giorni fa gli arbitri federali hanno fischiato quasi il triplo dei falli a Venezia e Cremona ha tirato 34 tiri liberi contro i 12 assegnati agli oro-granata di Ray-Ban De Raffaele che non hanno mai pestato come i bresciani di PerDiana o i trentini di Fred Buscaglia. Che poi domani in sala Buzzati (Rcs-Gazzetta) a Milano si premino i migliori giocatori, allenatori e manager della irregular season mi fa scoppiar dal ridere e non ci vado nemmeno se quelli della Banda Osiris mi puntano una pistola alla tempia. Del resto quest’anno non ho votato. Come invece farò alle Europee del 26 maggio e sulla scheda darò il gradimento a Francesca Puglisi, la figlia dell’amico Santi che ho visto crescere e ho sempre stimato tantissimo. Perché, se avessi votato, avrei scelto Dimitrij Gerasimenko (nella foto) come miglior dirigente (e giocatore?) dell’anno. E non solo per provocare.