Trento e Trieste, i loro miracoli sono sulla bocca di tutti

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E’ solo una mia curiosità: ma quanti caffè beve al giorno Montalbano sulla terrazza in fronte al mare? Almeno cinque o sei a puntata. E non gli faranno male? Non bene di sicuro. Anche se per la verità non l’ho mai visto nervoso come De Raffaele nella serie con l’Aquila. E quanti delitti avvengono tutte le settimane nell’assolata Vigata? Peggio che nella Chicago di Al Capone. Questo interrogativo se l’è posto invece Valerio Bianchini, il Vate di Torre Pallavicina che è una miniera esplosiva d’attenzioni mai banali e semmai singolari. Trento e Trieste sulla bocca di tutti nel giorno della festa della Repubblica. Non hanno fatto vedere il sole a Venezia e Treviso ed è quindi giusto che se ne parli. Ma prima lasciatemi andare, come promesso, al mercato. Altrimenti domani Mamma Rosa non sa cosa darvi da mangiare se non le solite mozzarelle di bufala (al massimo in carrozza) o una minestra di-o-del cavolo. Sul banco degli allenatori ad un buon prezzo c’è il nuovo fenomeno: Marco Ramondino, trentaseinne avellinese alla guida della Novipiù Junior Casale da quattro stagioni, ma già sul piede di partenza (annunciata) nonostante l’ambizioso club di Giancarlo Cerutti e Marco Martelli, il prossimo diesse della Virtus Bologna formato Banda Osiris, sia in piena corsa per la promozione in serie A e in vantaggio 2-0 sulla Fortitudo di Giamarco Pozzecco nelle semifinali dei playoff. Allenatore dell’anno in A2, il giovane pupillo di Capobianco (e del caro professor Marcelletti) fa gola a mezzo mondo dei canestri. Tanto che mi piacerebbe, sempre per pura curiosità, andarlo a vedere stasera al Piccolo Madison di Piazza Azzarita. Anche per capire se è davvero in gamba e più bravo del mio paisà, Eugenio Dalmasson, che zitto zitto, senza strombazzi e stelle filanti, ha nel frattempo chiuso il conto (3-0) con la De’Longhi e ha già conquistato la finale. La Gazzetta di ieri ha spedito Ramondino a Pistoia. Dove il presidente Roberto Maltinti ha lasciato il glorioso club dopo due lustri nelle pesti. Però non ne sarei poi così sicuro dal momento che Mamma Rosa ultimamente ne azzecca una su cento, ma questa potrebbe essere anche la volta buona. Sia lodato Gesù Cristo. A patto che a Pistoia non vada Alessandro Ramagli e che con Ramodino non si faccia avanti la Torino dei Do Forni, che s’è incasinata da non dire con la storia del santone Larry (e non Charlie) Brown e aspetta lumi da Buscaglia. E sempre che non siano vere le voci di queste ore che vogliono il lupetto irpino con gli occhiali addirittura molto vicino a Treviso. E comunque, sapendo che Ramondino non può essere che una breve per la Gazzetta della domenica o del lunedì, gliene passo un’altra che è molto più carina. Fred Buscaglia al 50 per cento, fyfty fyfty, resterà a Trento. Tuttavia è bene che Mamma Rosa sappia che entro il 15 giugno il coach dei gatti del Vicolo dei miracoli potrebbe anche liberarsi pagando un’uscita di 30.000 euro che non sono in fondo molti per un allenatore che ha conquistato la seconda finale-scudetto di fila. Ora non credo che Buscaglione abbia tempo in queste ore di pensare ad altro che non all’utimo duello con l’Armani, ma se Alessandro Dalla Salda, stufo del tiramolla con Gas Gas Trinchieri, che è attratto dall’Olympiacos sul Pireo, e chiamalo fesso, cominciasse a prendere in considerazione il Mago di Trento per la panchina della Virtus, io dico che non avrebbe poi un’idea malvagia. Anzi. Farebbe bingo e al signor Segafredo, che non butta i soldi dalla finestra, farebbe pure risparmiare qualche bel quattrino. Staremo vedere. Di sicuro a Buscaglia non dispiacerebbe di cambiar aria dopo otto anni. Intanto Trieste ha strapazzato Treviso al Palaverde con tanto vigore e entusiasmo che ha sorpreso un po’ tutti, me per primo e non solo i giovanotti di Pilla Pillastrini che sin dal bel principio non ci hanno capito un accidente di niente. Stavolta Javonte Damar Green (nella foto, ndr) non ha dovuto fare il marziano come in gara 1 e 2 al PalaRubini, ma ho visto lo stesso le astronavi volare molto in alto: erano rosse fuoco e avevano un cuore, ma, se volete, potete anche chiamarle demoni. E comunque spesso sono rimasto a guardare Mussini, Da Ros, Cavaliero, Prandin e Loschi a bocca aperta. Anche se l’Alma è stata immensa soprattutto come squadra e in difesa è stata pari come energia e prepotenza proprio a Trento. Della De’Longhi preferisco invece non dire nulla perché altrimenti andrei giù pesante con giocatori che se la sono fatta subito addosso e che non potevano essere i Fantinelli e gli Antonutti che conosco e apprezzo. Segnalo solo che Musso e Lombardi hanno giocato 21 minuti a testa e insieme non hanno raccolto nemmeno un punto. Mentre Matteo Negri è stato sul parquet sì e no un pugno di secondi e chiedete a lui il motivo.