Tre italiani in serie A per squadra bastano e avanzano

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Di cosa parliamo? Di quel che volete. Del gol di Salah che si sbarazza di Peluso sbattendolo via a due mani e di Riccardo Trevisani, che pure è il più bravo telecronista di Sky, che dice: “Nemmeno i giocatori del Sassuolo hanno protestato con Di Bello da Brindisi”? Ma come? Dovevano forse strattonare l’arbitro e i suoi assistenti come fanno d’abitudine ormai Donnarumma e gli altri rossoneri? O vogliamo parlare delle primarie genovesi dei Cinque Stelle che Marika Cassimatis, laureata in scienze politiche e in geografia con 110 lode, aveva vinto ma che adesso non valgono più niente? Perché mai? Perché l’ha deciso Beppe Grillo. Al quale non era andato giù che avesse perso il professore d’orchestra Luca Pirondini. Viva la democrazia. Che non era così neanche ai tempi di Stalin in Unione Sovietica. E allora parliamo di pallacanestro. Che sarà parecchio meglio. Anche se non vi piace perché si gioca con le mani e non coi piedi. Ma prima lasciatemi dire di Gigio Donnarumma. Che è veramente brutto e non so se somigli più ad un avvoltoio del deserto o a una capretta marocchina. E che comunque adesso la Juve non lo può più vedere. Neanche se si facesse un domani la plastica facciale. Così come i genovesi non dovrebbero più votare sindaco Pirondini, altrimenti farebbero la figura dei poveri servi sciocchi e si farebbero ridere dietro da tutta Italia. Oggi a Bologna si è tenuta una riunione di Lega che la Gazzetta ha definito importante. Come no? Così importante che è stata snobbata da Livio Proli, il numero uno dell’Armani e del basket italiano. Che ha dato la delega a Ario Costa. Che a sua volta si è astenuto dal voto. Di bene in meglio. Ovviamente non sto parlando della Lega di Matteo Salvini, che è anche più comica del Grillo magico, ma di quella delle sedici società di serie A che hanno perso non so quante ore a discutere se nel loro campionato debbano obbligatoriamente giocare cinque o sei italiani. Per me, a meno che non mi si tiri in ballo Reggio Emilia, che merita un discorso tutto a parte, tre italiani per squadra sarebbero già tanti. Ovviamente non siete d’accordo. E difatti già li sento nelle orecchie i vostri buuu di disapprovazione e di scherno. Che potrei anche accettare se fossero motivati. E invece, mentre voi abbaiate insieme alla Giba, che è nel Belpaese l’associazione dei giocatori della palla a spicchi, v’invito solo a buttare un occhio sull’ultima giornata di serie A e ad analizzare le prestazioni di ieri del quarto italiano di ogni club. Cominciando da Milano e da Bruno Cerella. Che poi è anche nato in Argentina. Il quale non so quanti minuti sia stato sul parquet, ma di sicuro ha segnato la bellezza di zero punti e comunque ha trovato un po’ di spazio solo perché Gelsomino Repesa non sa più chi far giocare in quel ruolo avendo quasi tutti rotti e incerottati. O per caso mi sbaglio? Prendiamo allora gli italiani di Cantù: uno è Cournooh (11), l’altro è Parrillo (0/1, 0/2), il terzo è Quaglia (2 punti contro Brindisi). E il quarto? Si chiama Baparapè e di nome Biram. E non fatemi aggiungere altro perché non sarebbe bello se prendessi per il cesto un ragazzo di colore del 1997 che però, se fosse davvero un fenomeno, dovrebbe essere a vent’anni già una star nella nazionale di Maurizio Buscaglia. Devo andare avanti? Non sarebbe necessario, ma se siete proprio insistenti, e duri peggio dei muli, ecco che ieri sono stato al Taliercio e in Venezia-Torino, finita tanti (89) a pochi (70), non c’erano da una parte Tonut e dall’altra Mazzola. Oltre a Batista, White e Hagins. In più si sono fatti seriamente male nella Fiat pure Wright e Wilson, che ha preso direttamente la strada dello spogliatoi a gattoni. Ebbene il miglior italiano di Frank Vitucci è stato Cuccarolo e non credo serva dire ancora qualcosa. Il figlio del Teo Alibegovic ha fatto spavento, Peppe Poeta si è svegliato sul -28 e tale Parente ha provato un tiro e non ha sfiorato nemmeno il ferro. Nella Reyer invece, che brilla per il suo settore giovanile ma non ha ancora prodotto in dieci anni un giocatore d’eccellenza, Visconti e Battiston sono stati utilizzati da Ray-Ban De Raffaele negli ultimi due minuti o nemmeno. E qui mi fermo. Perché ieri i miei quattro cavallini hanno tutti vinto e quindi non mi voglio rovinare l’inizio settimana di coppe europee. Quale sia poi il poker d’allenatori da me preferito lo dovete indovinare da soli. O non volete fare nemmeno questa fatica? Come il Banco di Sardara che, se supererà nei quarti Monaco, vorrebbe ospitare le final four di Champions a Sassari.  Ma di questo (e altro) magari ne possiamo riparlare anche domani. Come di Stefano Tonut. I cui tempi di recupero si stanno in verità allungando un po’ troppo per i miei gusti…