Non c’è davvero più niente da leggere sui giornali?

Domani è venerdì 17: serve aggiungere altro? Non credo. Una volta si diceva: “Non c’è proprio nulla stasera in televisione”. Ma adesso con Sky e col telecomando, meno puzza sotto al naso e un po’ più di pazienza, qualcosa di buono anche lo si trova da qualche parte. Oggi si dice: “Non c’è più niente da leggere sui giornali”. E qui non posso negare che, pur imbarazzatissimo, mi è difficile non essere d’accordo con questo nuovo modo di pensare assai frequente e popolare. E’ vero: ormai i quotidiani al massimo si sfogliano in un quarto d’ora, in tram o in autobus, da casa all’ufficio, e neanche più si ripiegano o si ritagliano. E poi si buttano. Del resto, parlando di sport, potrei mai essere incuriosito da un intervista a Roberto Mancini se il titolo dell’articolo è: “Juve da battere ma Roma più vicina”? No, a meno che non mi intrighi la scoperta dell’acqua calda e allora forse è il caso che mi faccia subito vedere da uno strizzacervelli. Mentre la Gazzetta si perde già in prima pagina dietro le demenze senili di Morgan De Sanctis e il Corrierone alle eterne promesse del mitomane Renzi. La Gramella sulla Stampa indovina ormai un pezzo su due: quello di ieri contro Beppe Grillo per esempio era perfetto, quello di oggi invece l’ho abbandonato dopo due o tre righe: parlava di ovuli in frigo che francamente mi sono indigesti specie di buon mattino. Meglio la fritturina di mare e insalata d’astice che mi ha proposto per cena Edoardo Raspelli, ma un angolo di Sicilia in un ristorante a Grumello del Monte, in provincia di Bergamo, mi è sembrato un matrimonio un po’ troppo complicato. Almeno per i miei gusti. Mentre il resto, se volete, ve lo posso riassumere in un amen: la manovra è da 36 miliardi, la liquidazione si potrà prendere anche in anticipo, la Chiesa rispetta le coppie omosessuali e Putin si mette di mezzo nella guerra del pallone tra serbi e albanesi. Speriamo bene. Domandandoci intanto: ma non c’è proprio niente oggi che meriti d’essere letto? Sì, “il bananino d’oro” di Maurizio Crosetti in sessantesima pagina di Repubblica. Sedici righe in tutto. E non diciassette. Come domani. E di venerdì per giunta. Quando il menù di tutti i quotidiani già prevede un piatto unico, trito e ritrito di retorica ad un tanto al chilo: lo sfogo dell’incompreso Balotelli contro Prandelli e contro la stampa. “Perché i ragazzini mi vogliono bene e mi vengono incontro per chiedermi una foto o un autografo. E mi dicono che non sono poi così cattivo. Come mi descrivono i media”. Spero quelli delle televisioni. Dal momento che i giornali non li legge più nessuno. O forse non è proprio vero.