E Tranquillo voleva buttarsi giù dalla torre di Lille

Lilla

A Lille ci sono anche stato. E ci ho pure dormito la notte dopo una Parigi-Roubaix. Forse quella del 1996. Vinta da Johan Museeuw. Che trionfò nella regina delle classiche poi altre due volte prima che gli dicessero “hai fatto anche tu il furbetto” e gli appioppassero quattro anni di squalifica per doping: deteneva Epo e faceva uso del proibitissimo desametasone. Come confessò più tardi per evitare di finire in gattabuia. Il ciclista belga, campione del mondo a Lugano sempre nel ’96, si è beccato comunque dieci mesi di detenzione con la condizionale. E con questo cosa vuoi dire? Niente. Probabilmente voglio solo convincere me stesso che non perdo colpi, ma invano. Per quanto infatti mi sprema le meningi, non mi ricordo più come si chiami la torre dietro Place du General de Gaulle, nel cuore della città più fiamminga di Francia, dalla quale la scorsa notte voleva buttarsi giù Flavio Tranquillo. Gridava, e questa non è una novità, che non poteva sopportare oltre che qualsiasi causa prenda inesorabilmente la perda. Ma c’era dell’altro. E siccome, come vi ho già raccontato, ho spie dappertutto, a Berlino come a Lille, mi hanno anche sussurrato all’orecchio che il Gufo con gli occhiali fosse stato indotto all’insano gesto anche dal coach di Israele, Erez Eldeshtein. Al quale aveva spiegato per filo e per segno come si mette in croce l’Italia del Nazareno che, secondo lui, ha la peggior difesa d’Europa e un attacco che, chiuso il becco al Gallo, fa le uova con stitichezza. Se ti prende Eldeshtein, l’ha giurato: ti strozza. L’hanno avvertito gli amici della confraternita ed è per questo che in un primo momento Tranquillo si era rifugiato nella torre dell’orologio al Chambre de commerce. Dalla quale avrebbe però poi voluto anche gettarsi quando gli hanno detto che pure il Milan aveva perso il derby con l’Inter. Questo è davvero troppo, deve aver pensato e non faccio stavolta eccezionalmente fatica a capirlo. Gli vanno difatti proprio tutte storte. Sin da piccolo sognava di diventare l’allenatore delle scarpette rosse di Milano. Magari al posto di Dan Peterson. Peccato che le sue squadre non abbiano mai vinto una partita nemmeno al torneo della parrocchia. Un giorno in Costa Smeralda avrebbe voluto darmi una lezione di tennis, ma, nonostante abbia dodici anni meno di me, l’ho spedito io a letto senza cena con le pive nel sacco. Un altro mi ha sfidato a duello, ma il mattino fissato per la singolar tenzone se l’è data a gambe e si è rifugiato nell’isola dei Conigli assieme ai suoi padrini. Odiava la Mensana e Siena ha vinto sette scudetti di fila e non otto perché lo so io. E Cicciobello anche meglio di me. O per caso Paperoga Crespi non è più uno dei suoi grandi pupilli? Stravede soprattutto per Trinchieri e Gas Gas ha dovuto espatriare per non essere più regolarmente asfaltato da Simone Pianigiani. Scrive libri che in pochi comprano e fa telecronache che nessuno ascolta perché la maggior parte degli abbonati a Sky ormai hanno imparato da me: tolgono l’audio. Ma stavolta non c’è stato molto da scherzare: si è sfiorato la scorsa notte sul serio il dramma perché Tranquillo non riusciva a farsene una ragione che l’Italia del mio Nazareno, nato anche lui in una grotta a Betlemme, fosse approdata ai quarti di finale strapazzando in quel modo Israele e soprattutto giocando ancora una grande pallacanestro. Senza Datome e senza, o quasi, Bargnani. Che comunque dovrebbe esserci mercoledì contro la Lituania. Con solo sei punti dal Gallo. Insomma il Gufo con gli occhiali si è visto all’improvviso crollare il (suo) mondo addosso. In più Eldeshtein era con lui furioso e un sinistro di Guarin aveva appena mortificato Diego Lopez. E non c’era verso: voleva buttarsi giù dabbasso. Che fare? Ho provato anche a telefonargli per dirgli che non se la prendesse troppo: in fondo Alex Gentile era stato favoloso come lui non avrebbe mai potuto immaginare. Ma chissà perché non mi ha risposto. Con le buone o con le cattive è dovuto allora intervenire Davide Pessina che ha strappato il Gufo con gli occhiali dalle lancette dell’orologio della torre, dove s’era appollaiato, e l’ha immobilizzato con una camicia di forza. Tenendogli nascosto che Franco Arturi alla Gazzettè seppellito dalle lettere di protesta contro le sue radio-tele-cronache. Al punto che Giovanni Bruno o Bruno Giovanni, fa lo stesso, ha deciso di non affidargli più quelle del prossimo campionato di serie A. Non sarà che per una volta il direttore di Sky mi ha ascoltato e accontentato? Se è così, stanotte senz’altro nevica. Mentre ad Acquabona, tre quattro chilometri prima di Cortina, è venuta giù dalla Punta Nera del Sorapis l’ennesima frana.