Beneamata presuntuosa ma la frittata è del Conte Antonio

mertens

Ringhio Gattuso li avrebbe voluto abbracciare tutti i suoi giovanotti, ma per fortuna si è accontentato di farlo solo con il capitano che gli ha buttato le braccia al collo per essere coccolato quando l’insufficiente Rocchi ha fischiato (tre volte) l’1-1 finale che ha promosso il Napoli e bocciato di nuovo l’Inter che così non rivincerà nemmeno quest’anno il triplete: un vero peccato con tutti i soldi che hanno speso i cinesi! Chi mi conosce sa che ho sempre avuto un debole per Lorenzo Insigne e quindi son proprio contento che anche Eraldo Pecci, cotto e stracotto da due mesi di coprifuoco, come lui stesso ha confessato, abbia comunque indicato in “quel piccoletto, di cui ora non ricordo più il nome, uno dei migliori della partita del San Paolo insieme a Maksimovic”. Sono d’accordissimo. Ma ci aggiungerei anche Koulibaly e Ospina. Sì, proprio David Ospina, che ha soffiato il posto tra i pali al giovane Alex Meret che prometteva bene prima d’impappinarsi il 6 gennaio scorso in campionato come è successo pure stasera a Ospina. Ancora contro la Beneamata, ma stavolta addirittura dopo appena 118 secondi di gioco su un calcio d’angolo a rientrare battuto da Eriksen che ha sorpreso lui e tutta la difesa con una tagliatissima palla che nessuno ha sfiorato e che è scivolata sotto le sue gambe direttamente in rete. Robe da non credere. Però poi il portiere colombiano si è opposto da autentico fenomeno a tre sventole ravvicinate di Lukaku e Candreva nel primo tempo e di Eriksen nel secondo. E ancora non bastasse è stato svelto e preciso nel lanciare in contropiede con un lungo rinvio di piede oltre la metà campo Insigne che si è dato alla fuga invano inseguito dal nerazzurro danese e compagni. Di lì il gol di Dries Mertens (nella foto che mostra la linguaccia) che almeno otto milioni d’italiani hanno visto in diretta televisiva su Rai 1, alla faccia di Sky e dei suoi sciocchi abbonati, tra i quali ahimè anch’io, e dunque non mi pare proprio il caso di dovervelo anche raccontare nonostante sia costato l’eliminazione all’Inter e sia entrato nel guinness dei primati della storia del Napoli come il 122esimo segnato da un suo attaccante. Cioè dal fantastico trentatreenne belga, nemmeno lui un gigante, solo sei centimetri più alto d’Insigne, che sino a quel momento, il 41esimo, non aveva per la verità ancora toccato la palla come è successo per tutta la serata a Lautaro Martinez completamente cancellato dal risorto Maksimovic e con la zucca già a Barcellona. Ora lo so come sono fatti i giornalisti del BelPaese: a Mertens daranno 7 se non 7 e mezzo in pagella. E perché non allora dieci visto che ha battuto il record di Marekiaro Hamsik? Eppure quella rete l’avrei segnata anch’io. Con una gamba ingessata. Tanto al bacio era stato l’assist del mio Lorenzo il Magnifico che non sarà Maradona, e neanche Pelè, ma che al Pibe de oro somiglia talvolta moltissimo. Come stasera. Piuttosto vogliamo parlare della squadra del Conte Antonio al quale è andata oggi di traverso la festa dell’onomastico? Aveva in pugno la partita, dominava con Brozovic il centrocampo, faceva il diavolo a quattro con Candreva sulla fascia destra, ma è una creatura matta da legare e così incauta (o presuntuosa?) da mandare all’assalto su un corner tutti e tre i suoi difensori, cioè Skriniar, De Vrij e Bastoni, lasciando dietro solo Young e Eriksen che in difesa non sono proprio dei fulmini di guerra. Ed infatti sono stati inceneriti dal micidiale contropiede di Insigne e Mertens sul lancio di Ospina dopo una sua uscita volante quanto agevole. Quindi se l’Intertriste è uscita dalla Coppa Italia qualche colpa ce l’ha anche e soprattutto il Parrucchino leccese che urla sempre come un ossesso, ma nella circostanza non ha gridato ad almeno uno dei suoi tre difensori di non avventurarsi in attacco e di tener piuttosto d’occhio quei due piccoli demoni azzurri. Nella ripresa poi si sono cucinati a fuoco lento Brozovic e Candreva, il Napoli si è accorciato e meglio sistemato a centrocampo, Gattuso è stato più bravo (e umile?) di Conte anche nei cambi, Lautaro ha continuato a non combinare nulla di buono almeno sino a quando Alexis Sanchez non l’ha sostituito e El Nino Maravilla almeno un colpo di tacco in area se l’è inventato, ma Ospina ha schiaffeggiato la sberla di Eriksen e la sfida è praticamente finita qui. Dalla stadio allo studio ci si è allora definitivamente convinti che il Napoli si sia meritato la finale di mercoledì all’Olimpico con l’odiatissima (e sfavorita?) Juventus, che De Laurentiis chiama Rubentus, perché alla distanza, hanno convenuto tutti, da Alberto Rimedio a Bruno Gentili sino a Marco Tardelli, è stato nettamente migliore dell’Inter. Ma non è assolutamente vero. O forse ho visto un’altra partita. Il che non è da escludere mentre mi gustavo un buon gelato alla panna e pensavo quanto sia matto il calcio anche dopo la pandemia. Però che la vittoria l’abbia buttata via la Presuntuosa del Conte Antonio questo è poco ma sicuro. Le pagelle dulcis (o amurum) in fundo. Napoli: Ospina 7, Di Lorenzo 5, Maksimovic 7.5, Koulibaly 6.5, Hysaj 5, Elmas 5.5 (Fabian Ruiz 6.5), Demme 5.5, Zielinski 5.5, Politano 5.5 (Callejon 6), Mertens 6 (Milik 5), Insigne 7. Gattuso 6.5. Inter: Handanovic 6-, Skriniar 5.5, De Vrij 5+, Bastoni 5, Candreva 7- (Biraghi 6.5), Brozovic 6.5, Barella 5.5, Young 4.5 (Moses 5.5), Eriksen 7, Lukaku 6.5, Martinez 4 (Sanchez 6). Conte 5. Arbitro: Rocchi 4.5 (avrebbe dovuto espellere Young dopo mezzora). Rai: Rimedio 6.5, Pasqual 6.5, Antinelli 6+, Villa 5-, Volpi 7, Tardelli 6.5, Pecci 6, Gentili 5, Pieri 5.