Armani indecente o sublime? Mamma Rosa si decida

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Come nella miglior tradizione meneghina del panettone con le uvette sultanine e i canditi, che non è buono solo a Natale, Milano ha ripreso a vincere con Citofonare La Monica al Forum: è successo nella prima sfida tricolore e di nuovo meno di ventiquattr’ore fa con Reggio Emilia. Ma, se sarà il caso, Giannino Petrucci lo sfornerà anche per l’eventuale settima finale di mercoledì ad Assago. Non si sa mai. Come due anni fa contro la Montepaschi. Quando non dovete neanche venirmi a raccontare cosa riuscì a combinare o la ragione per la quale l’arbitro abruzzese fu premiato dall’Armani con il titolo di mvp di quei playoff. Questo premesso, e prima che mi rinfacciate che per la verità l’Armata in scarpette rosse ha perso in casa con Gigi Lamonica gara 1 di semifinale con la Reyer, vi stoppo subito ricordando che quella partita si giocò a Desio e che l’exploit dei veneziani sorprese non tanto Gelsomino piangente Repesa, che già aveva cominciato a versar lacrime per le assenze di Cinciarini e McLean, ieri sera un solo canestro in due, quanto il cinquantenne ragioniere rosetano d’adozione che, se dio vuole, a fine mese andrà in pensione e il nuovo sindaco di Milano, Giuseppe Sala o Stefano Parisi, dipende da chi vincerà domenica il ballottaggio, gli consegnerà le chiavi della città del panettone con questa motivazione: “per il grande affetto sempre dimostrato nell’ultimo lustro nei confronti del club di Giorgio Armani”. Commovente no? Direi di sì, ma procediamo. Che sarà meglio, altrimenti vien notte e mi perdo Brescia-Fortitudo che terminerà 71-63. Va pure detto, per rispetto dell’onestà dei fatti, che la GrissinBon avrebbe perso ieri sera al Forum anche se il fischietto l’avesse avuto in bocca il buon diesse reggiano, Alessandro Frosini. Il quale magari non avrebbe punito Max Chef Menetti con un tecnico a babbo morto e neanche avrebbe infierito in quel modo su Vladimir Veremeenko, che già si era dato da solo la zappa sui piedi, ma non avrebbe lo stesso cambiato l’esito di un duello segnato sin dalla fine del primo quartino (29-8) se non anche prima (21-5). Quando lo squarcio tra le due squadre l’aveva ormai aperto, piaccia o non piaccia, Alessandro Gentile con la sua incontenibile (pre)potenza sotto i canestri. Che se le battezzate plance m’arrabbio e se parlate anche di fisicità m’incazzo ancor di più. Chiamatelo al massimo fisicismo. Che è ugualmente un brutto termine, ma magari arrivo anche a comprendervi. Nicola Zingarelli definisce infatti fisicismo la dottrina che tende a dare una spiegazione fisica di tutte le realtà. E fisicisti siete voi, per non dire molto di peggio e insultarvi, che pensate con questa parola che vi riempie la bocca di dimostrare al volgo di capirne più di tutti di pallacanestro. Poveri imbecilli. Un’altra buona tradizione del giornalismo-panettone è diventata quella di bastonare Milano quando le prende e d’esaltarla quando trionfa. “Indecente” e “sublime” a distanza di poche ore. E vie di mezzo mai? Dimenticando che c’è anche un avversario che può anche fare la differenza giocando una volta bene e un’altra male. Per esempio la GrissinBon avrà pur avuto qualche grande merito se ha sempre battuto l’Armani al PalaBigi così come delle paurose lacune specie nel primo periodo di gara 5. Quando ha difeso da cani, ma si è soprattutto impasticciata in attacco sbagliando canestri facili facili con Kaukenas e Veremeenko che, se ripete domani la stessa prestazione di ieri, c’impiego poco a battezzarlo Va-a-remeenko come farebbero a Venezia e rimandarlo in Bielorussia. Non perdo invece più tempo a parlare di Alessandro Gentile perché sembra che sia mio figlio e non di Nando, ma se fossi al posto suo andrei a bussare alla porta di Mamma Rosa e gliene direi quattro. La Gazzetta ha dato infatti 6 a Ale (4/4 da due in 18’) e 6 a McLean che in 13’ ha preso un rimbalzo che gli è caduto in testa come un pero e non ha raccolto nemmeno un punto per sbaglio. Robe da matti. E tutto perché con la vittoria in pugno il capitano dell’Olimpia ha cercato nel secondo tempo un paio di numeri ad effetto che, se fossero andati a buon fine, avrebbero fatto venir giù il Forum. Meglio così. Ma forse è il caso che davvero Gentile, come gli ho già consigliato, cominci a pensare sul serio di raggiungere Michelino D’Antoni a Houston dopo aver vinto il suo secondo scudetto a Milano non ovviamente per merito suo, ma di altri. Intanto è finita la prima finale di A2 a Brescia e la Fortitudo di Boniciolli non ce l’ha fatta a ripetere il colpaccio che le era già riuscito in questi playoff a Agropoli e a Treviso. Ma stavolta ha dovuto fare i conti con un gigantesco Mirza Alibegovic, figlio del grande Teo, eroe illo tempore dell’Aquila bolognese: 25 punti che la Fossa si è dovuta ingoiare, digerire e portare a casa. A denti stretti. Tra i caroselli virtussini.