Neto al Napoli, l’italiano di Caressa e Super Pippo in serie B

 

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Ho solo un’oretta di tempo per il mio Scacciapensieri. Ce la faccio? Io anche ci provo, ma dovrò correre. E sono una lumaca: lo so benissimo. Bravo ma lento: questo hanno sempre detto di me. Come di Pepe Reina che sul primo gol di Higuain si è tuffato con un giorno di ritardo. All’esame di Stato per diventare professionista avevo tre ore a disposizione per buttare giù l’articolo sul calcio scommesse del 1980: Milan e Lazio in serie B, Pablito Rossi squalificato per due anni, Albertosi e Giordano addirittura dietro le sbarre. Ebbene fui l’ultimo a consegnare il compito. Probabilmente anche fuori tempo massimo. Presi un bel voto, ma all’orale, prima d’interrogarmi e chiedermi se per caso fossi lontano parente di Enrico Pea, il poeta della Maremma, a tutti i giornalisti della commissione venne in mente di quel ragazzo con i capelli bianchi che sudava come una capra in un’aula magna ormai desolantemente vuota. Dove l’unico rumore era il ticchettio frenetico dei tasti sulla mia vecchia e cara Olivetti. Ricordo anche che l’Orso Eleni aveva già dettato l’articolo di basket sulla partita pomeridiana di campionato che io ero sì e no alla quinta riga e ancora me ne mancavano da scrivere una settantina. Più il tabellino e le pagelle. Ero l’incubo dei custodi dei palazzetti. Nei quali mi chiudevano, andavano a cena e poi tornavano per il caffè corretto e la meritata mancetta. Anche oggi vado di fretta perché alla tre ho la lancia che mi aspetta in punta a San Giuliano. Devo andare a Sant’Elena. Passando al largo di Murano. Dove il Venezia gioca con il Feralpi di Salò del mio amico Michele Serena. Ho perso il taxi e non ho finito il pezzo: c’avrei giurato, mi conosco. Devo rifare tutto? Ma no. E’ troppo carino il mio amarcord e non lo butto. Né lo ricomincio. In battello ho preso vento. Ero sudato e così adesso ho il raffreddore e la tosse. E sono un catorcio. Come il vecchio Penzo. Il Venezia di Super Pippo Inzaghi ha di nuovo vinto: gli è bastato un rigore che Nicola Ferrari ha imbucato a mezza altezza alla sinistra del portiere ospite. Era il nono minuto, poi nient’altro. Raccontano che Davide Marsura lo voglia la Juventus. Se ne dicono tante. Anche che il Napoli gioca il più bel calcio d’Europa, che Marx Sarri è il miglior allenatore del mondo e che non c’è uomo sulla terra più simpatico e umile dello zio Aurelio De Laurentiis. Forse ho pure la febbre. E dunque posso anche farneticare. Perdonatemi. In serata il Parma ha vinto a Padova, ma ha pur sempre 8 punti di ritardo dai neroverdi a cinque giornate dal termine del campionato di serie C. Se il Venezia insomma non va in B mi faccio prete. Mi spiace invece per il Napoli che anche per quest’anno non ha vinto niente. E lo dico sul serio, ma fate pure bene a non credermi. La Rai rispetto a Sky è una pena infinita, ma la semifinale di Coppa Italia del San Paolo l’hanno sempre vista in quasi nove milioni d’italiani. Lacrima sul viso Gianni Cerqueti è più bolso di Josè Altafini. A Sconcertino Sconcerti hanno infilato un preservativo sulla lingua. Laurito, dopo il basket e il calcio, dovrebbe provare anche con l’ippica. Ho però il sospetto che, se Acciuga Allegri sfidasse il Conte Antonio in diretta a chi sputa più lontano, la tivù di Stato avrebbe comunque un audience superiore ai due milioni d’ascolti registrati ieri sera da Chi l’ha visto? anche senza il sonoro, Federica Sciarelli e l’opinionista di turno. L’ultima voce di mercato: Neto al Napoli. Si può fare. Ma Gianluca Di Marzio s’è affrettato subito a precisare che sarà comunque la Juve a dover scucire dei soldini a Zio Aurelio. Fabio Caressa, tale e quale a un uovo in camicia, ha detto domenica notte a Massimo Mauro: “Tutti questi nomi d’allenatori veramente me li hai dati te”. Sì, un tè caldo al limone. Tra un tempo e l’altro. Durante l’intervallo. O forse tu? Sperando che almeno Diego, 7 anni, il più piccolo dei tre figli di Benedetta Parodi, fosse già a letto. Altrimenti avrebbe chiesto a Mamma cuoca: “Ma come parla papà?”. Non certo l’italiano di Dante, ma forse il romano dei burini.